Ponte sullo Stretto: il problema dell’Italia è la memoria corta
- Postato il 7 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Giovanni Muraca
Il Ponte sullo Stretto. Tanto voluto dall’attuale Ministro dei Trasporti che ha perpetuato, a sua volta, l’idea dei governi del fu Berlusconi. Ne abbiamo sentito parlare sin dai tempi dei Babilonesi, abbiamo visto esponenti che presentavano plastici in tv (forse per convincere l’opinione pubblica), abbiamo sentito la frase ridondante de “la posa della prima pietra” un milione di volte, tanto che, messe assieme, avrebbero costruito l’Everest.
Non una questione solo italiana ma anche d’interesse europeo, visto che la ferrovia sarà parte del Corridoio scandinavo-mediterraneo della Rete trans-europea TEN-T.
È stato curioso imbattermi in una testimonianza del 1971 in un articolo del Der Spiegel – testata tedesca – che riportava questo: “Il progetto del ponte fu probabilmente concepito dagli antichi Romani. Progetti in calcestruzzo sono emersi ripetutamente dall’inizio del XIX secolo, ma sono sempre stati respinti perché troppo rischiosi. Lo Stretto di Messina è estremamente inadatto alla costruzione di un ponte (così come per una galleria). In molti punti il mare è profondo più di 100 metri e la corrente raggiunge velocità di dodici chilometri orari”. Sembra un déjà vu sistematico.
Per effetto della legge 1158/1971, dieci anni dopo fu istituita la società “Stretto di Messina”, che al 2007 presentava questi dati economici: 10,54 milioni di euro di ricavi, un EBIT negativo per 4,65 milioni e una perdita di 5,89 milioni. Il patrimonio netto è di 386,60 milioni, ha debiti per 4,70 milioni. Nel 2012 il governo Monti, per varie vicissitudini, la mise in liquidazione e, nonostante i debiti fossero quasi due volte il nostro Pil del 2024, tra varie deroghe e quant’altro la società vive ancora, con un nuovo Cda istituito nel 2023. Non ci vuole un fine economista per capire quanti soldi pubblici siano stati spesi finora.
Altro quesito: il tema della sicurezza. I massimi esperti continuano a dire che quest’opera nasce già “azzoppata” perché verrà costruita su una faglia in movimento; inoltre, ricordiamo, i due territori sono considerati (e realmente tali) ad alto rischio sismico. Basta andare a vedere il sito dell’Ingv per capire quanto effettivamente la terra tremi in sordina (sulla costa calabra – nella sua interezza – nella giornata del 5 agosto 2025 le scosse sono state quattro; due in Sicilia il 3 agosto).
Posto che si è sempre a favore dello sviluppo e delle infrastrutture che portano seriamente un effetto moltiplicatore, i dubbi su quest’opera lievitano pari ai costi per sostenerla. Come pensano di ridurre il debito di una società esistente da ormai 54 anni a carico dei contribuenti? (non è una società privata). Come pensano di far passare un progetto senza aver ascoltato i pareri – contrari – degli esperti e degli stessi sindaci dei paesi coinvolti? Come saranno poi gestite le concessioni? Come affronteremo le manutenzioni di un’installazione esposta al deterioramento continuo causato dalla salsedine o alla condizione di erosione vista la presenza massiva di sale nelle acque?
Sono domande stupide, ma che non hanno ancora trovato risposta.
Un vizio italiano che purtroppo non muore mai è la memoria corta: terremoti di media magnitudo 5 nello Stretto di Messina del 1975; Aspromonte 1978; Irpinia 1980; Mar Tirreno meridionale del 1975, 1994, 2006 e 2008 (accantonando quelli di bassa intensità). Per non dimenticare poi il crollo del Ponte Camerano (AN) sull’A14 del 2017 e del Ponte Morandi (GE) 2018, oltre i viadotti a rischio crollo dell’anno 24/25.
Anche a una persone senza particolari competenze è chiaro che quest’opera non s’ha da fare. Ma perché, seppur questo progetto ha il destino del Titanic, ci s’intestardisce a finanziarlo e a volerlo fare? La retorica del “portasfiga” o “si è contro l’Italia” lascia il tempo che trova. La cosa più inquietante è che non impariamo mai dagli errori, sfregiando continuamente la memoria di chi non c’è più e delle loro famiglie. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra?
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