Possibile aumento dell’aliquota sulla polizza Infortuni Conducente, rischi per gli assicurati e caos sulla retroattività
- Postato il 26 novembre 2025
- Economia
- Di Blitz
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Tra gli emendamenti alla Legge di Bilancio 2026 compare una misura che riguarda milioni di automobilisti: l’aliquota applicata alla polizza Infortuni Conducente, oggi al 2,5%, potrebbe salire fino al 12,5%. L’incremento garantirebbe un gettito annuale stimato di circa 100 milioni di euro, ma l’aspetto più controverso è la retroattività fino a dieci anni, che porterebbe nelle casse dello Stato quasi 1 miliardo.
Su questo punto emergono però molte perplessità, perché la retroattività risulterebbe difficile da applicare. Le compagnie dovrebbero infatti recuperare dai clienti imposte già versate in passato, con il rischio di contenziosi e ricorsi che potrebbero bloccare o rallentare la misura.
Cos’è la polizza Infortuni del Conducente e perché verrebbe colpita
La polizza Infortuni del Conducente è una garanzia opzionale che integra la RC auto obbligatoria, pensata per tutelare il guidatore quando è responsabile di un sinistro. Secondo il Bollettino Ivass di gennaio 2025, è presente nel 37% delle polizze e riguarda oltre 12 milioni di assicurati. L’aumento dell’aliquota avrebbe quindi un impatto significativo sui costi sostenuti dai clienti, poiché la tassa non è a carico delle compagnie ma degli automobilisti.
Il problema nasce da una nuova interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, che considera la polizza legata al veicolo e non alla persona, imponendo quindi l’aliquota più elevata. Questa lettura comporta anche la richiesta di recuperare dieci anni di tassazione non versata, un compito che per le imprese sarebbe complesso e potenzialmente impossibile.
Retroattività e possibili scenari: chi pagherà davvero?
Se la norma dovesse essere approvata, le compagnie assicurative potrebbero ritrovarsi costrette a saldare le somme richieste dallo Stato, per poi tentare di rivalersi sugli assicurati. Tuttavia, recuperare importi retroattivi così ingenti appare difficilissimo, sia per questioni tecniche sia per possibili opposizioni legali dei clienti. È altamente probabile che le imprese ricorrano in tutte le sedi giudiziarie, contestando l’interpretazione dell’AdE e la legittimità di una legge con effetti retroattivi.
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