Premio Nobel per la pace, cent’anni di controversie. La delusione di Trump che aveva promosso la sua candidatura
- Postato il 21 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Fa ancora molto discutere l’assegnazione dell’ultimo Nobel per la pace vinto dalla rivale di Maduro, la venezuelana Corina Machado, 58 anni, la pasionaria della libertà, una leader liberal-democratica capace di resistere a un regime pervasivo e crudele, lottando in clandestinità o a viso aperto; incarnando una resistenza popolare mai vista nell’America latina contemporanea. Il premio ai più sembrato appropriato perché ha messo alla ribalta internazionale il Venezuela; cioè una democrazia pluralista trasformata in una autocrazia tirannica con “un progetto post marxista“, come osserva lo storico salernitano Carmine Pinto (premio Fiuggi Storia).
Ma in questi giorni c’è anche chi parla di “Nobel della vergogna” sostenendo che si è scelto di premiare un politico di estrema destra i cui deliranti interventi a favore del Likud, il principale partito israeliano di centro destra (presidente Netanyahu), farebbero rivoltare nella tomba il povero Alfredo Nobel. Altri si sono limitati a dire che il Nobel alla Machado è soltanto “un elegante sberleffo” a Trump. Tutti comunque concordano: l’onorificenza svedese (di valore mondiale) è il premio più controverso del pianeta.
Cent’anni di controversie
L’assegnazione del Nobel per la pace non ha quasi mai avuto vita facile. Premio spesso accompagnato da polemiche. Fin dal 1906 quando fu premiato il presidente americano Roosevelt per aver negoziato la fine della guerra russo-giapponese ma Theodore era di fatto un imperialista; un presidente che amava le politiche di potenza.
Veniamo a tempi più recenti. Gli accordi di Camp David (1978) fra l’israeliano Bregin e l’egiziano Sadat sono stati a lungo osteggiati; e tre anni dopo, Israele ha invaso il Libano alla faccia del trattato di pace Israelo-egeziano firmato l’anno dopo a Washington (presidente Jimmy Carter).
Emblematico il Nobel dato a Gorbaciov (1990) per il suo ruolo di pacificatore dopo la Guerra Fredda; l’anno dopo il capo della Russia ha mandato i carri armati per soffocare le aspirazioni individuali dei Paesi baltici. Apperó.
Nel 1994 fu premiato Yasser Arafat (con gli israeliani Peres e Rabin) ma il leader palestinese successivamente non ha rinunciato a guidare la rivolta della seconda Intifada (2000-2005); una terribile ondata di attentati e violenze a firma Fatah e Hamas.
A Barak Obama, il primo presidente USA afroamericano, è stato addirittura dato il “premio preventivo” agli inizi della sua presidenza (2009) mentre Obama teneva migliaia di soldati in Afghanistan.
La delusione di Trump
È noto a tutti quanto il presidente degli Stati Uniti d’America desiderasse (e desideri tuttora) il Nobel per la pace. Non a caso è forse l’unico individuo al mondo che ha promosso la sua candidatura dichiarando di aver posto fine a ben sette guerre. Niente da fare. Delusione del tycoon per la bocciatura. Inviperito, addirittura ha bacchettato l’organizzazione internazionale accusata di non aver nemmeno alzato un dito per aiutarlo. Strano che un presidente che ha modificato il nome del Dipartimento di Difesa a Dipartimento di Guerra, ambisca al premio per la Pace.
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