Prendi farmaci? Una spezia molto comune può alterarne l’efficacia

  • Postato il 4 maggio 2025
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La cannella può interferire con l’efficacia dei farmaci. Un recente studio, pubblicato sulla rivista Food Chemistry: Molecular Sciences, suggerisce che la cinnamaldeide – il composto principale responsabile dell’aroma della cannella – possa interferire con l’assorbimento e la biodisponibilità dei medicinali, accelerandone l’eliminazione dal corpo.

Come la cannella può influire sui farmaci

Gli studiosi, coordinati da Islam Husain e Bill Gurley della Facoltà di Farmacia dell’Università del Mississippi, hanno osservato che la cinnamaldeide attiva particolari recettori cellulari coinvolti nei processi di eliminazione metabolica dei farmaci.

Questo significa che il consumo di cannella, in particolar modo sotto forma di integratori ad alte concentrazioni, può accelerare il metabolismo dei medicinali, riducendo di conseguenza la loro efficacia terapeutica. Una dinamica che, se ignorata, può compromettere il buon esito di trattamenti farmacologici destinati a condizioni anche gravi come ipertensione, diabete, patologie cardiache o malattie autoimmuni.

I ricercatori hanno sottolineato che l’effetto si manifesta più facilmente quando la cannella viene consumata in dosi elevate o tramite integratori concentrati, piuttosto che attraverso il semplice uso culinario.

Il rischio nascosto nella cucina di tutti i giorni

Sebbene aggiungere un pizzico di cannella al caffè del mattino o nei dolci difficilmente comporti rischi significativi, la questione cambia drasticamente quando si parla di integrazione regolare o uso intensivo di cannella.

Il consumo abituale di estratti o capsule a base di cannella, senza consultare un medico, può comportare un’interferenza seria con farmaci di uso comune. Gli studiosi consigliano pertanto prudenza, soprattutto a chi assume medicinali su base quotidiana.

Particolare attenzione dovrebbe essere posta da chi segue terapie a lungo termine, come anticoagulanti, antipertensivi, farmaci antidiabetici o trattamenti per patologie croniche come artrite e asma.

Secondo il team di ricerca, infatti, in presenza di farmaci che richiedono concentrazioni plasmatiche costanti per risultare efficaci, anche una lieve alterazione della biodisponibilità può portare a effetti terapeutici compromessi o, peggio, a rischi per la salute del paziente.

Differenze tra le varie tipologie di cannella

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Differenze tra le varie tipologie di cannella (blitzquotidiano.it)

Non tutta la cannella è uguale. Lo studio evidenzia come il rischio di interazione farmacologica dipenda anche dalla varietà di cannella utilizzata.

La cannella Cassia, di origine cinese, largamente reperibile nei supermercati grazie al suo costo contenuto, contiene livelli più elevati di cumarina. Questo composto, noto per le sue proprietà anticoagulanti, può amplificare il rischio di sanguinamento se assunto insieme a farmaci anticoagulanti, come il warfarin.

Diverso è il caso della cannella di Ceylon, o “vera cannella”, proveniente dallo Sri Lanka, che contiene quantità molto inferiori di cumarina. Questa varietà, meno comune e più costosa, viene considerata generalmente più sicura per un consumo regolare, anche se rimane valida la raccomandazione di moderazione, soprattutto in presenza di terapie farmacologiche in corso.

Gli integratori a base di cannella: un’arma a doppio taglio

Gli integratori a base di cannella sono spesso pubblicizzati per la loro capacità di aiutare nella gestione della glicemia, nel migliorare la salute cardiovascolare e nel ridurre l’infiammazione. Tuttavia, secondo la dottoressa Shabana Khan, coautrice dello studio, l’utilizzo di tali prodotti senza supervisione medica può esporre i consumatori a rischi insospettati.

Un’assunzione eccessiva di integratori a base di cannella può accelerare il metabolismo dei farmaci, compromettendo trattamenti delicati e portando potenzialmente a scompensi clinici. La stessa Khan sottolinea come il mercato degli integratori, spesso non adeguatamente regolamentato, possa trarre in inganno i consumatori, spingendoli a credere che prodotti “naturali” siano automaticamente sicuri.

In realtà, gli integratori non sono privi di effetti farmacologici e, come tali, vanno assunti con la stessa cautela riservata ai farmaci.

Quando è necessario prestare attenzione

Il rischio di interazione farmacologica è maggiore in alcune categorie di pazienti. In particolare, dovrebbero prestare attenzione coloro che:

  • Assumono anticoagulanti, come warfarin o aspirina;

  • Seguono terapie antipertensive;

  • Gestiscono il diabete con farmaci orali o insulina;

  • Sono in trattamento per patologie croniche come artrite reumatoide, lupus, asma o depressione.

In tutti questi casi, anche un moderato consumo di cannella o l’uso di integratori a base di questa spezia potrebbe alterare la farmacocinetica dei medicinali, riducendone l’efficacia o aumentando il rischio di effetti collaterali.

I consigli degli esperti: moderazione e consapevolezza

Fino a quando ulteriori studi non chiariranno appieno i meccanismi attraverso cui la cannella interagisce con l’organismo umano, il consiglio unanime degli esperti è quello di usare prudenza.

L’aggiunta moderata di cannella nei piatti quotidiani non rappresenta un rischio significativo per la maggior parte delle persone. Tuttavia, chi assume farmaci su prescrizione dovrebbe informare il proprio medico dell’uso regolare di cannella, soprattutto in forma concentrata.

È importante ricordare che la cannella può rimanere nei tessuti e nel sangue più a lungo di quanto si pensi, influenzando il metabolismo dei farmaci anche a distanza di ore dall’assunzione.

Cannella e medicina tradizionale: tra benefici e limiti

Storicamente, la cannella è stata impiegata nella medicina tradizionale per trattare numerosi disturbi, dal raffreddore alla digestione difficile, passando per il controllo della glicemia. Numerose ricerche moderne hanno confermato alcune di queste proprietà benefiche, ma l’effettivo impatto della cannella sull’organismo, specie in combinazione con terapie farmacologiche moderne, resta ancora poco chiaro.

Come per molte sostanze naturali, il confine tra beneficio e rischio dipende dalle quantità, dalla forma di assunzione e dalle condizioni individuali di salute.

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