Prevenzione oncologica, Calabria a rischio
- Postato il 20 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Prevenzione oncologica, Calabria a rischio

La legge di bilancio introduce nuovi strumenti di prevenzione oncologica. I ritardi accumulati dalla Calabria al momento sembrano così insormontabili che il rischio di non arrivare al target è sostanziale.
Le novità della legge di Bilancio rischiano di rallentare ulteriormente la Calabria sul fronte della prevenzione. E questo perché alla voce screening viene introdotto quello al polmone, che insieme a mammella, colon retto e collo dell’utero dovrebbe rappresentare le quattro macroaree della prevenzione anticancro.
LEGGE DI BILANCIO E PREVENZIONE ONCOLOGICA
La legge prevede un aumento dello 0,5% dei fondi stanziati per gli screening in tutta Italia, ma al momento non è chiaro se ci saranno misure maggiormente consistenti nelle regioni che da tempo dimostrano di avere debolezze strutturali importanti, Calabria per prima.
PNRR E RITARDI
In mezzo c’è il Pnrr: l’inizio dell’estate 2026 è il termine ultimo per l’apertura a pieno regime di Case e Ospedali di comunità. E proprio qui dovrebbe ripartire il “sistema screening” delle Regioni italiane. I ritardi accumulati dalla Calabria, però, al momento sembrano così insormontabili che il rischio di non arrivare al target è sostanziale. E questo potrebbe rallentare ulteriormente la “ristrutturazione” del sistema di prevenzione, attualmente una delle due macroaree in verde nei Lea calabresi ma con il grosso problema, appunto, degli screening.
PREVENZIONE ONCOLOGICA, I RITARDI IN CALABRIA
Al momento l’unico programma gratuito per la diagnosi precoce del tumore al polmone è quello della Risp, la rete italiana screening polmonare, che in Calabria si può effettuare al Pugliese-Ciaccio. Le adesioni, però, sono volontarie e destinate a cittadini fumatori o ex da meno di 15 anni tra i 55 e i 75 anni d’età. In Calabria, dati del sistema di sorveglianza Passi, circa il 20,9% dei cittadini è fumatore. Un dato basso se rapportato a percentuali molto più alte nelle altre regioni del Sud ma comunque da tenere in considerazione, anche se la tendenza nazionale resta quella di una progressiva diminuzione.
CALABRIA ULTIMA IN CLASSIFICA PER SCREENING EFFETTUATI
In questo contesto, certamente dopo una fase sperimentale, bisognerà testare la “forza” del sistema sanitario calabrese nell’accogliere l’eventuale nuovo sistema di prevenzione. I dati attuali ci consegnano ancora una Calabria ultima in classifica per numero di screening effettuati. Le aziende sanitarie provinciali nel 2023 non sono riuscite a garantire il minimo della prevenzione. Nel complesso soltanto il 15,57% delle donne hanno avuto accesso allo screening al collo dell’utero, l’8,61% ai test di prevenzione tumorale alla mammella e il 4,55% per i test colorettali. Il punteggio complessivo è il più basso d’Italia.
BASSO NUMERO DI PRESTAZIONI
Nel 2024, invece, è aumentata la percentuale di inviti inviati dalle Asp alla cosiddetta popolazione target, ma il numero di prestazioni effettivamente effettuate è rimasto basso: 13,45% per la mammella, 4,43% (in lieve peggioramento rispetto all’anno precedente) per lo screening colon-retto e 16,29% per lo screening al collo dell’utero.
I fattori restano gli stessi: in primis strutturali. L’Asp di Cosenza, per esempio, nell’anno in corso ha indicato come causa una “riorganizzazione strutturale” del sistema di prevenzione provinciale che, di fatto, va avanti da almeno un quinquennio. Su queste premesse, e con il Pnrr ad alto rischio inadempienza, si gioca la scommessa. La Calabria è chiamata ad uno sforzo ulteriore rispetto a buona parte del resto d’Italia.
Il Quotidiano del Sud.
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