Pride, Orbán: “Ripugnante e voluto da Bruxelles”. In Italia le opposizioni contro Meloni: “Muta?”

  • Postato il 29 giugno 2025
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Il premier ungherese Viktor Orbán è tornato a criticare la marcia del Pride svoltasi sabato a Budapest, definendola “ripugnante e vergognosa” e accusando l’Unione europea di aver incaricato i politici dell’opposizione ungherese di organizzare l’evento, che si è trasformato in una protesta antigovernativa. “Drag queen sul palco, uomini con i tacchi, volantini sulla terapia ormonale; Questo non è orgoglio, è una vergogna”, ha scritto sui social. “Da ieri siamo ancora più convinti che queste persone non debbano essere lasciate avvicinare al timone del governo. Non lo permetteremo”. Secondo Orbán, quanto visto rappresenta “ciò che accadrebbe in Ungheria se non ci fosse un governo nazionale a proteggere la nostra sovranità”, con conseguenze che spaziano dall’immigrazione ai servizi pubblici fino alla guerra in Ucraina. “Stiamo lottando per la verità, contro le menzogne”, ha dichiarato, rivendicando il sostegno dei 3,7 milioni di ungheresi che votarono al referendum sul genere del 2022 come superiore a qualsiasi manifestazione.

Polemiche che rimbalzano fino a Bruxelles, con la Commissione Ue e la presidente Ursula von der Leyen che da un lato, quello delle destre, non si vuole interferiscano con le decisioni interne a uno Stato membro, dall’altro, quello delle tante forze politiche presenti alla marcia di Budapest, dovrebbero superare la timidezza con cui avrebbero finora affrontato le intemperanze di Orbán e chiedere al suo governo di ritirare certe leggi. Secondo l’europarlamentare Alessandro Zan, responsabile diritti nella segreteria del Pd, la presidente della Commissione europea “sta voltando le spalle ai diritti e alla maggioranza che la sostiene in Parlamento, solo per fare un favore a Meloni e ai sovranisti”. L’indomani delle manifestazioni per i diritti Lgbtqi+, Zan ha rilanciato contro la premier italiana. “Duecentomila persone per chiedere l’Europa dei diritti: Orbán ha perso e hanno vinto la partecipazione e la democrazia. E Giorgia Meloni? Muta. Da due giorni si nasconde dietro un silenzio imbarazzante. Sta facendo fare una pessima figura al nostro Paese, si sceglie sempre gli amici sbagliati che danneggiano l’Italia. E non riesce a dire loro che sbagliano nemmeno quando mettono in pericolo le libertà personali e la democrazia”. Un giudizio condiviso dalla delegazione italiana a Budapest, con rappresentati da tutto il “campo largo”, al grido di “Meloni e il suo governo sono fuori dalla storia”.

Ma se Meloni tace, atri del suo partito qualcosa la dicono. “Secondo me ha fatto male von der Leyen a ingerire indebitamente riguardo a prerogative nazionali in tema di diritto di famiglia e a una legge che vuole proteggere i minori da messaggi sessuali aggressivi. Altra cosa è la manifestazione. Penso sia stato un errore tattico da parte di Orban dare fiato alla campagna della sinistra”, ha detto l’europarlamentare e capodelegazione di FdI, Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr, in un’intervista al Qn dove chiarisce che la svolta a destra non è finita. Anzi, “col Ppe si lavora a maggioranze alternative sui singoli provvedimenti”. Più morbido il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Tommaso Foti: “La libertà di manifestare va sempre garantita, poi però non può esserci l’obbligo di condividere un messaggio”. Relativamente alla possibilità di andare in pressing su Budapest per il rispetto dello Stato di diritto, “non tutti i Paesi europei arrivano al traguardo nello stesso momento, e con quei Paesi in ritardo bisogna avere pazienza e cercare il confronto, non lo scontro. Isolarli è un errore”. Sull’assenza del centrodestra dal Pride di Budapest, La Stampa ha chiesto un parere anche al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Non so per gli altri, ma per quanto mi riguarda ho preferito venire nella mia Irpinia per partecipare a un importante convegno sulla figura dello statista Aldo Moro”.

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Il Fatto Quotidiano

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