Primo ok del Parlamento Ue al Piano per l’industria della Difesa. Ok da Ppe e Pd. Contrari FdI, M5S e Lega

  • Postato il 24 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il Parlamento europeo ha dato il suo primo via libera al Programma per l’industria europea della difesa (Edip) proposto dalla Commissione che mira a dettare tempi e quote di investimento nel settore e disegna così la strategia futura dell’Unione nel campo della produzione e sviluppo dei sistemi d’arma e di Difesa, con un fondo da 1,5 miliardi di euro dal bilancio Ue per il periodo 2025-2027 per il sostegno all’industria e agli appalti congiunti.

Il primo ok è arrivato dalle commissioni Difesa e Industria dell’Eurocamera che, in seduta congiunta, hanno approvato con 70 voti a favore e 46 contrari la relazione sul regolamento Edip. Sia il Partito Popolare Europeo che i Conservatori hanno votato a favore, anche se l’unico eurodeputato di Fratelli d’Italia, Elena Donazzan, ha espresso voto contrario. Una mossa, quella del principale partito di governo, che il Movimento 5 Stelle reputa non motivata da impulsi anti-riarmo, bensì dai buoni rapporti con gli Stati Uniti: “Fratelli d’Italia ha votato contro il regolamento Edip che porta alla militarizzazione dell’economia europea. Si sono improvvisamente convertiti alla pace e al dialogo fra i popoli? Macché, hanno dimostrato ancora una volta di essere al guinzaglio degli interessi americani – scrive in una nota il vicecapodelegazione Gaetano Pedullà – Poiché il regolamento, così come approvato, contiene un aumento dal 65% al 70% degli acquisti di armi di produzione europea, le lobby della difesa a stelle e strisce si sono arrabbiate, poverine. Menomale che c’è il partito di Giorgia Meloni a difenderle, altrimenti chissà avrebbero rischiato la bancarotta”.

A favore del piano anche gli eurodeputati del Partito Democratico, in linea con il gruppo Socialista. Il voto dem a favore è maturato dopo che in fase di negoziato sono state approvate le modifiche proposte dai negoziatori Pd verso una difesa più comune, tra cui quelle che sottolineavano la necessità “di rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri, destinando i finanziamenti all’aumento dell’interoperabilità e attività di ‘common procurement‘, con un minimo di quattro Stati Membri per l’avvio dei progetti”, spiegano fonti interne al partito. I negoziatori ottengono inoltre un articolo per rafforzare il ruolo del Parlamento, “che l’applicazione dell’articolo 122 (procedura d’urgenza) rischiava di ridurre drammaticamente. Il Parlamento, così, dovrà essere consultato su tutti i programmi di lavoro e riceverà una relazione su tutte le attività”.

Contrari al testo invece gli eurodeputati di Forza Italia, anche se non presenti in aula, di cui era nota la posizione. L’eurodeputata Letizia Moratti aveva spiegato che per i forzisti l’accordo era poco vantaggioso per le industrie italiane. Voto contrario anche del pentastellato Dario Tamburrano, così come la Lega. Prima dell’inizio del voto una parte del Ppe guidata dall’eurodeputato polacco Andrzej Halicki aveva chiesto il rinvio a giugno, ma la proposta è stata bocciata.

Il piano che ottiene oggi il primo via libera prevede un programma di acquisti congiunti per almeno il 40% delle armi entro il 2030 e appalti comuni e misure per garantire che, entro lo stesso anno, almeno il 35% dell’intero valore del mercato sia in Ue. Sul lato dei finanziamenti viene inclusa anche l’intervento della Bei. Il prossimo passaggio parlamentare sul regolamento è previsto con un voto in plenaria alla prossima sessione di Strasburgo.

Critiche da parte del Movimento 5 Stelle che in un comunicato stampa parla di un’Europa che sta virando verso un’economia di guerra: “Riarmo, avanti tutta. Il regolamento Edip appena approvato segna l’avvio del processo di militarizzazione dell’economia europea su cui von der Leyen, Meloni e soci stanno lavorando da mesi. Questo regolamento prevede uno stanziamento aggiuntivo per la difesa europea di 1,5 miliardi, un meccanismo permanente di fondi militari all’Ucraina, una semplificazione degli appalti pubblici per la difesa e la creazione di un nuovo ente con l’obiettivo di creare un link fra industria militare e classe politica, come se le lobby delle armi non avessero già invaso i Parlamenti. Crea ulteriore sconcerto infine la richiesta di convertire linee di produzione industriali civili in linee di produzione industriali militari, come già sta avvenendo in Germania. L’Unione europea vuole normalizzare il concetto di guerra in opposizione a quanto chiede la stragrande maggioranza dei cittadini”.

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