Processo alle curve di San Siro, il pm: “Ultrà come milizia privata, legittimata dai rapporti con istituzioni e club”
- Postato il 23 maggio 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Avevano costituito una “milizia privata” con una “struttura gerarchica” e un “territorio” – lo stadio e i dintorni – avendo “rapporti con istituzioni” e “società” che “hanno generato una sorta di legittimazione”. È questa la fotografia fornita dal pubblico ministero antimafia della procura di Milano, Paolo Storari, nella requisitoria con la quale ha chiesto 16 condanne per gli ultras di Milan e Inter, tra cui 10 anni per Luca Lucci e 9 per Andrea Beretta, rispettivamente ex leader della Sud e della Nord e il secondo ora collaboratore di giustizia. Tutti i 16 sono imputati nel procedimento con rito abbreviato scaturito dall’operazione Doppia Curva.
Gli ultras delle curve di San Siro, secondo la memoria depositata da Storari, “hanno costituito una sorta di ‘milizia privata’” con i propri capi, “una propria struttura gerarchica, un proprio territorio”, ossia lo stadio e i “dintorni”, e le “proprie regole”. Milizie che erano “in rapporti, conflittuali o meno” non solo con altre tifoserie, ma anche con i club. E con “le strutture statali deputate alla repressione dei reati”. Questi “rapporti con istituzioni e con la società calcistica ha generato, negli imputati, una sorta di legittimazione”. La “legittimazione fornita”, ha fatto presente Storari nella memoria, “ha fatto sì che i capi della milizia privata fossero diventate persone degne di ogni considerazione, quasi i ‘capi di Milano’, a cui ci si poteva rivolgere per ogni problema o necessità, anche al di fuori del contesto stadio”. Come è, in effetti, avvenuto e “basti in proposito pensare ai rapporti Luca Lucci-Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez”, non indagato nell’inchiesta.
La “milizia”, nata in seno al tifo organizzato di Milan e Inter, aveva il potere di sanzionare “i propri sottoposti” con “espulsioni e sospensioni dal direttivo”, elargire “premi e privilegi”. Le curve, a processo per associazione a delinquere, avevano un “patrimonio” grazie ai “ricavi da vendita biglietti, fanzine, merchandising” gestito dai rispettivi capi. La “legittimazione” derivante dai “rapporti istituzionali” avrebbe dovuto “garantire”, secondo i vertici ultras, “impunità” e “l’esigenza di essere rispettati e riconosciuti” anche dalle “forze di polizia”. Ora toccherà alla giudice per l’udienza preliminare Rossana Mongiardo valutare le tesi della Dda di Milano.
Luca Lucci, capo della curva Sud milanista, è imputato come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e di associazione per delinquere finalizzata ad aggressioni ed estorsioni. Il pm Storari ha anche chiesto condanne a 4 anni e 6 mesi per Alessandro Sticco e Fabiano Capuzzo, 3 anni e 8 mesi per Islam Hagag e 3 anni e 4 mesi per Luciano Romano. Beretta è invece imputato per aver ucciso a settembre Antonio Bellocco, anche lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di ‘ndrangheta, e per associazione a delinquere con aggravante mafiosa. Otto anni è invece stata la richiesta per l’ex vice-re della Nord Marco Ferdico.
Sono stati chiesti anche 5 anni per Renato Bosetti, 7 anni per Giuseppe Caminiti, legato, stando alle indagini, alla ‘ndrangheta, 6 anni e 8 mesi per Gianfranco Ferdico, padre di Marco, 7 anni per Christian Ferrario, presunto “custode” dell’arsenale di armi di Beretta e della curva. E ancora 7 anni e 4 mesi per Francesco Intagliata, 6 anni e 8 mesi per Mauro Nepi e Matteo Norrito e 5 anni per Debora Turiello, l’unica donna imputata e che, per l’accusa, avrebbe gestito la cassa della Nord e il capitolo dei biglietti.
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