Profilattici ai detenuti per “motivi terapeutici”, nel carcere di Pavia scoppia il caso della sessualità dietro le sbarre

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Il carcere di Pavia ha adottato un provvedimento inedito non privo di polemiche. La direzione del penitenziario ha deciso di distribuire profilattici ai detenuti. A firmare l’ordinanza che prevede l’acquisto e la distribuzione di 720 preservativi, a cui potranno seguire ulteriori forniture, è stata la direttrice Stefania Musso che ha motivato l’iniziativa come misura a carattere “terapeutico”. La gestione della distribuzione è affidata al personale sanitario interno, con i medici obbligati ad annotare ogni consegna.

La decisione ha sollevato interrogativi legati alle finalità mediche. A finire al centro della discussione è il tema della sessualità dietro le sbarre e la prevenzione dei rischi sanitari. A far discutere è l’espressione utilizzata nella circolare, quella dei “motivi terapeutici”, che non è stata accompagnata da ulteriori spiegazioni.

La sessualità tra detenuti dietro le sbarre

Il tema dei profilattici sta portando all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dei rapporti sessuali tra detenuti, una questione da tempo sottolineata da associazioni e osservatori e spesso ignorata nelle normative ufficiali. La possibilità di rapporti tra detenuti non è formalmente regolata, ma la realtà quotidiana impone al sistema penitenziario di confrontarsi con i rischi legati alle malattie sessualmente trasmissibili anche perché, come documentato da diversi studi, la prevalenza di infezioni come hiv e sifilide risulta più alta tra le persone detenute. In questo scenario, la distribuzione di preservativi potrebbe quindi rappresentare una misura di prevenzione.

Un carcere
Profilattici ai detenuti per “motivi terapeutici”, nel carcere di Pavia scoppia il caso della sessualità dietro le sbarre (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Il provvedimento della direttrice Musso ha tuttavia diviso opinione pubblica e operatori. C’è chi ha letto la scelta come un atto di responsabilità sanitaria utile a ridurre il rischio di malattie trasmissibili tra i detenuti. Dall’altro c’è invece chi ha sollevato dubbi sulla reale applicazione pratica e sul messaggio che viene trasmesso in un ambiente già segnato da carenze strutturali. Il sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria ha parlato infatti di un passo che ha aperto al tema dell’affettività “fai da te” dietro le sbarre. Altri invece hanno sottolineato che potrebbe essere un primo passo per inserire la questione in un quadro più ampio di riforme sul diritto all’affettività dietro le sbarre.

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Blitz

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