Psicologi in piazza per Gaza: “Non possiamo più continuare a negare quello che sta succedendo”
- Postato il 9 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Più di cento persone sono scese in piazza questo pomeriggio per rispondere all’appello di mobilitazione lanciato dall’ordine Ordine delle psicologhe e psicologi della Liguria, in adesione al presidio organizzato dagli da attivisti e alle attiviste de “L’Ora del Silenzio per la Pace” e “Musica contro il silenzio”, per chiedere alle istituzioni competenti di agire per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la fine dei rapporti economici tra l’Italia e il governo israeliano, “fin quando sarà in atto il genocidio sotto gli occhi di tutti, condannata anche da figure illuminate appartenenti al mondo ebraico, fuori e dentro Israele”.
“Ci abbiamo tenuto particolarmente ad organizzare questo presidio questa sera perché il tema di quest’anno della nostra giornata nazionale della psicologia che si terrà ad ottobre è “Psicologia e Pace” e ci sembrava importante in questo momento storico non aspettare ottobre ma unirci ad altri presidi che questa sera sono poco distanti da noi proprio per promuovere ormai da tantissimo tempo un messaggio di pace – commenta la presidente dell’Ordine, Claretta Femia – non possiamo dimenticarci che la salute significa anche salute mentale e sicuramente chi in questo momento non solo in Palestin,a ma anche in altre parti del mondo, basti pensare all’Ucraina, al Sudan o altre popolazioni che stanno vivendo la guerra, ha un’infanzia negata, ha un futuro in qualche modo negato, sta vivendo traumi, isolamenti che sicuramente avranno effetti negativi non solo sul presente”.
“Per la locandina dell’evento non a caso è stata scelta un’immagine che lascia un po’ intuire l’indifferenza e ciò a cui purtroppo ci stiamo abituando come paesi occidentali, cioè vedere scorrere sui nostri televisori, vedere sentire i notiziari che parlano di guerre e continuare la nostra vita come se nulla fosse – continua Femia – Credo che questo ad oggi per noi professionisti della salute, e parlo di salute a 360, gradi non sia più possibile, abbiamo scelto di intitolare il nostro presidio “Curare e scegliere”, scegliere in qualche modo di dare voce a chi in questo momento non ha l’opportunità e il diritto di dare voce. Ecco noi crediamo fortemente che non si possa più continuare a negare qualcosa che produce effetti traumatici non solo per chi li vive direttamente ma anche per le generazioni future“.
“Da ormai 20 mesi, infatti, la comunità internazionale assiste inerte a bombardamenti ininterrotti sulla Palestina – si legge nella nota stampa dell’ordine che ha lanciato il presidio – Si contano più di 53.822 vittime civili al 22 maggio, di cui più di 15.000 bambini, oltre 122.000 feriti e l’80% della popolazione è sfollata. Quello che sta succedendo è una violazione sistematica dei diritti umani che prevede, oltre alla distruzione di vite civili e attacchi alla dignità umana, la distruzione deliberata del sistema sanitario, il blocco dell’accesso agli aiuti umanitari – inclusi cibo, acqua e medicinali – all’interno della Striscia, l’uso della fame come mezzo di coercizione e l’impedimento dell’uscita della popolazione palestinese da Gaza, in cui è stata reclusa e bombardata”.
“Anche se lontani, il trauma attraversa anche noi, popolazione occidentale: come cittadine e cittadini, come professionisti e professioniste della salute – dichiara la presidente dell’Ordine, Claretta Femia – viviamo una realtà in cui il senso di impotenza, frustrazione, dolore e colpa crescono ogni giorno. La sensazione di non poter fare nulla ci paralizza e il rischio della normalizzazione e dell’assuefazione alla violenza a cui assistiamo rappresenta una ferita indelebile nel nostro senso di umanità collettiva. Ma possiamo fare qualcosa. Possiamo unirci, ritrovarci, ribadire quello che, come professionisti e professioniste della salute mentale, ben sappiamo: l’effetto della violenza, oltre che sui corpi, produce un effetto devastante sulle menti e si trasmette nel tempo, mangiandosi il futuro delle generazioni a venire”.