Putin e quella visita agli aviatori a lungo dimenticati

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Di Panorama
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A margine dell’incontro di qualche giorno fa tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello della Federazione Russa Vladimir Putin, quest’ultimo si è recato presso il cimitero di guerra per deporre fiori sulle tombe dei piloti sovietici sepolti in Alaska. Un episodio poco noto della Seconda Guerra Mondiale. Il luogo di sepoltura, situato presso il cimitero nazionale di Fort Richardson, vicino ad Anchorage, onora gli aviatori sovietici caduti in Alaska durante l’addestramento o il trasporto di aeroplani di costruzione statunitense sul fronte orientale, nell’ambito del programma Lend-Lease, con il quale gli Usa, dal marzo 1941, fornivano aiuti militari e materiali come armi, cibo ed equipaggiamenti alle nazioni alleate, in particolare Regno Unito, Cina e Unione Sovietica. In cambio, gli Usa ricevevano benefici come la possibilità di creare basi militari in quei territori. Gli Stati Uniti in quel momento erano ancora formalmente neutrali, così il presidente Franklin Roosevelt propose questa idea per sostenere gli alleati contro le potenze dell’Asse, senza però impegnare direttamente gli Usa in un conflitto.

Nel 1941 l’Unione Sovietica ricevette un numero limitato di aerei statunitensi attraverso questo programma, ma in totale nell’arco dei quattro anni aumentarono e la metà passava per la rotta tra Alaska e Siberia, più complicata ma più protetta dagli attacchi nemici. Tra questi aeroplani c’era il caccia P-40, che divenne uno dei velivoli americani più numerosi in servizio in Unione Sovietica, e i bombardieri leggeri Douglas A-20 Boston. I caccia non avevano grande autonomia ed era quindi necessario fare molte più tappe per coprire il percorso. Furono trasferiti velivoli lungo la rotta Alsib che attraversava le zone di Great Falls, nel Montana, fino a Fairbanks, in Alaska. Lì, i piloti sovietici prendevano il comando degli aeromobili e li trasportarono fino a Nome, sempre in Alaska, e poi in Siberia. Le temperature invernali al suolo di -45 °C, la minaccia di essere costretti ad atterrare in zone remote e selvagge, le condizioni meteorologiche pericolose per il volo, le condizioni di vita spartane e la mancanza di spazio sufficiente negli hangar, a volte costringevano i meccanici a lavorare all’aperto in condizioni estreme; rendevano la vita difficile e la manutenzione scarsa, aumentando il numero di incidenti. Dalle fabbriche dell’area centrale degli Usa questi equipaggi sorvolavano il Canada per raggiungere l’entroterra dell’Alaska e quindi attraversare lo Stretto di Bering. La rotta, nota come “strada aerea Alaska-Siberia”, era cruciale per il trasporto degli aerei verso le linee del fronte sovietico, dove gli equipaggi affrontavano la Luftwaffe.

Oggi le tombe degli aviatori sovietici caduti sono conservate in una sezione a loro dedicata di Fort Richardson. Da quelle parti, dal 1941 al 1945, gli Stati Uniti fornirono ai sovietici quasi 8.000 aerei insieme con altro materiale bellico; i piloti sovietici si addestrarono insieme agli equipaggi americani a Fairbanks, in Alaska. La formazione dei piloti era giocoforza molto rapida e per questo piena di rischi. La maggioranza degli incidenti era dovuta a imperizia ed errata pianificazione dei voli in un contesto pericoloso, spesso contraddistinto da scenari pericolosi. Alcune decine di piloti sovietici morirono durante l’addestramento o il trasporto, del resto le previsioni meteo come le conosciamo oggi non esistevano né era disponibile una rete informativa efficiente per trasmettere a distanze elevate le condizioni meteo con precisione. Una volta decollati si trovavano senza assistenza alla navigazione e per migliaia di chilometri potevano non trovare aree di atterraggio idonee per fare le tappe o evitare tempeste. Inizialmente sepolti nelle località di Fairbanks e di Nome, i resti dei sovietici caduti furono nuovamente tumulati nel 1946 a Fort Richardson per ordine dell’amministrazione statunitense del cimitero nazionale dell’Alaska. La curiosità sta nel fatto che per decenni tale luogo di sepoltura non fu documentato nei registri ufficiali russi. Fino al 1990, quando una delegazione del Comitato sovietico dei veterani di guerra ha confermato la storia e l’esistenza del sito. Nel 2011, l’allora presidente russo Dmitrij Medvedev premiò la direttrice del cimitero Virginia Walker per il suo ruolo nella cura e conservazione delle tombe. Oggi il sito è in perfette condizioni, con ogni lapide incisa con nome e grado del soldato, in lingua inglese e russa.

La decisione di Putin di onorare i piloti sovietici sottolinea un raro momento di storia comune: un periodo in cui Washington e Mosca si schierarono dalla stessa parte. Per alcuni abitanti dell’Alaska le tombe sono un ricordo dell’alleanza in tempo di guerra che ha brevemente colmato l’ampio divario politico e culturale tra Stati Uniti e Russia, due mondi che da quelle parti distano poco più di tre chilometri, una distanza che già nel 1941 si annullava con poco meno di un minuto di volo.

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Panorama

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