Quali garanzie di sicurezza per l’Ucraina? Dalle truppe al supporto aereo e navale: le opzioni sul tavolo
- Postato il 22 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nessuno, nell’ultima settimana, ha dovuto ingoiare più rospi di Volodymyr Zelensky per indirizzare la guerra tra Russia e Ucraina verso un tavolo negoziale. Nel corso dell’ultimo vertice alla Casa Bianca, ha visto il presidente americano demolire diversi punti fermi di Kiev riguardanti il conflitto: dalla necessità di un cessate il fuoco al rifiuto di concessioni territoriali, fino al riconoscimento di Vladimir Putin come interlocutore legittimo. Tutto nel tentativo di raggiungere quello che, ad oggi, è l’obiettivo più importante per il suo Paese: ottenere garanzie di sicurezza che impediscano al presidente russo di attaccare nuovamente il suo Paese. Alcune sono condizioni insindacabili, almeno per Kiev, altre speranze, altre ancora fantasie utopiche. Sono diverse le formule di garanzia proposte dai vari attori ed è su queste che le diplomazie e i vertici militari ucraini, russi, americani ed europei stanno discutendo in queste ore.
Ucraina nella Nato… o nell’Ue
Il presidente ucraino, fin dall’inizio, aveva una speranza: l’entrata del suo Paese nel Patto Atlantico o almeno nell’Unione europea per garantirsi uno scudo difensivo. Tra le due opzioni, però, le differenze non sono poche. L’Alleanza ha sempre sottolineato che un’adesione sarebbe stata possibile solo ed esclusivamente in un periodo di pace, così da evitare un coinvolgimento immediato dei Paesi Nato in un conflitto con la Russia. Questa opzione, però, si scontra con l’opposizione ferma e irrevocabile di Mosca: se l’espansione a Est del Patto Atlantico è considerata da Putin una, se non la principale, motivazione del suo intervento militare in Ucraina, è molto difficile pensare che possa accettare l’adesione di Kiev che ufficializzerebbe un’ancora maggiore presenza della Nato lungo i suoi confini. A questo va aggiunto che le porte dell’Alleanza potrebbero aprirsi per Kiev solo se tutti i 32 Paesi che ne fanno parte daranno il proprio assenso. Ma non mancano i contrari, uno su tutti gli Stati Uniti.
Diversa l’opzione di un’adesione all’Unione europea. La Commissione ha preso l’iniziativa fin da subito e il processo di adesione è stato avviato e portato avanti con una velocità inusuale per gli standard europei. Entrare a far parte del club degli Stati Ue non permetterebbe a Kiev di godere della protezione di potenze militari come gli Stati Uniti o la Turchia, ma l’Unione prevede comunque nei suoi Trattati delle clausole di sicurezza a garanzia per i suoi membri. Questa sembra una strada molto più percorribile al termine del conflitto. Unico ostacolo: il veto del governo ungherese di Viktor Orban.
L’articolo 5 all’italiana
Grande successo a Bruxelles, come testimoniato dalle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, lo ha riscosso la proposta italiana sulla possibilità di sottoscrivere accordi bilaterali di difesa tra Paesi Nato e Ucraina. Non si tratterebbe, in questo caso, di una clausola aggiuntiva ai trattati dell’Alleanza, ma di una serie di accordi esterni con l’obiettivo di offrire a Kiev garanzie simili a quelle previste dall’articolo 5 del Patto Atlantico. Gli Stati firmatari, da quanto circolato, sarebbero così tenuti a valutare in circa 24 ore una forma di sostegno al Paese di Zelensky in caso di attacco. Le opzioni, scrive Bloomberg che cita fonti vicine al dossier, includerebbero la fornitura a Kiev di un supporto difensivo rapido e duraturo, assistenza economica, il rafforzamento dell’esercito ucraino e l’imposizione di sanzioni. Non è chiaro se il piano comporterà l’invio di truppe da parte di singoli Paesi.
Una formula del genere non imporrebbe all’Ucraina di sottostare ai doveri previsti dal Trattato del Nord-Atlantico, alcuni dei quali inaccettabili per Mosca: dall’obbligo di una spesa minima annuale nel settore della Difesa all’offerta di territori per la costruzione di basi e lo svolgimento di esercitazioni. Una proposta che sembra aver avuto successo all’interno del gruppo dei cosiddetti “volenterosi“, facendo sperare in una larga adesione, e che non sembra infastidire eccessivamente la Russia.
Dalle truppe sul terreno al supporto aereo e navale: i vari gradi proposti dai “volenterosi”
Un coinvolgimento militare diretto era stato ipotizzato, a vari gradi, anche da Francia e Gran Bretagna, alla testa di quel gruppo di Paesi “volenterosi” che, però, nel corso delle riunioni che si sono tenute a Parigi e Londra si è rivelato fin troppo eterogeneo. Le due potenze europee per mesi hanno ipotizzato l’invio di truppe sul territorio ucraino sia prima che dopo la fine della guerra. Una proposta che Mosca ritiene irricevibile, dato che, dicono, “non accetteremo mai la presenza di truppe di Paesi Nato in territorio ucraino”. Keir Starmer ed Emmanuel Macron avevano poi provato a ridimensionare la proposta ipotizzando una presenza militare a strati che collocasse le truppe dei “volenterosi” non in prima linea, ma nelle retrovie, per impedire eventuali avanzate verso il territorio europeo.
Anche questa opzione, però, ha trovato scarso supporto da una larga fetta dei Paesi coinvolti, tanto che, ad oggi, ci si limita a parlare di sorveglianza dello spazio aereo ucraino dislocando i velivoli in basi nella vicina Polonia o in Romania, con la partecipazione degli Stati Uniti. Anche Donald Trump, infatti, ha aperto pubblicamente a questa opzione, anche se fonti di Bruxelles sentite da Ilfattoquotidiano.it sostengono che Washington farà comunque di tutto per evitare anche il minimo coinvolgimento nelle questioni di sicurezza ucraine. Inoltre, si dovranno stabilire regole d’ingaggio chiare per i piloti. Sul terreno, invece, potrebbero al massimo svolgersi attività di addestramento, intelligence e supporto logistico.
Un’altra forma di sostegno potrebbe essere pensata anche per i mari, in particolar modo il Mar Nero. Qui la vicinanza con la penisola di Crimea potrebbe creare problemi alle rotte commerciali ucraine in partenza da porti come quello di Odessa. A questo proposito, la presenza di navi militari di Stati alleati potrebbe proteggere le imbarcazioni da possibili attacchi della flotta russa.
Chi è dentro e chi è fuori?
Oltre alle clausole, ciò che farà la differenza sul grado di sicurezza che verrà offerto all’Ucraina sarà anche il numero di Paesi che decideranno di aderire a un eventuale piano di difesa. Zelensky lo ha sottolineato più volte: l’impegno degli Stati Uniti sarà determinante. Ma stando alle dichiarazioni di Donald Trump non sembra che Washington abbia tutta questa voglia di offrire il proprio ombrello difensivo a Kiev, se non con un impegno molto limitato. Su questo è stato chiaro: “La sicurezza dell’Ucraina è compito dell’Europa. Noi daremo supporto, vedremo come”, ha ribadito più volte.
Anche nel Vecchio Continente, però, il sostegno non è così automatico come può sembrare. Innanzitutto, l’intervento al fianco dell’Ucraina rimane un’opzione a discrezione dei singoli Stati, così come avviene anche nel caso dell’articolo 5 della Nato. E senza l’impegno americano sarà tutta da valutare la volontà di questi Paesi di ingaggiare un eventuale scontro diretto con Mosca. Inoltre, gli accordi rimangono, ma i governi cambiano. E nei Paesi Ue non mancano partiti tutt’altro che favorevoli a un impegno troppo vincolante per garantire la sicurezza di Kiev.
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