Quando la fantascienza diventa realtà: chi è Neo, il robot maggiordomo che vede tutto
- Postato il 10 novembre 2025
- Di Panorama
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Ve la sentireste di affidare le chiavi di casa a un maggiordomo che potrebbe, in qualsiasi momento, chiamare qualcuno a sbirciare nella vostra camera da letto? Gli lascereste pulire, cucinare, riordinare, mentre vi osserva con occhi che forse non sono i suoi? Sono queste le domande che dovremmo porci davanti a Neo, il nuovo robot domestico presentato dall’azienda californiana «1X», un automa dalle fattezze inquietantemente umane che promette di rivoluzionare l’assistenza casalinga. Ma a quale prezzo?
Quanto è umano Neo?
C’è qualcosa di perturbante nel guardare Neo muoversi. Le sue fattezze sono umane, troppo umane, direbbe qualcuno. Il viso ricorda una statua arcaica, essenziale nei suoi tratti, ma è il corpo che disturba: morbido, flessuoso, quasi vivo. Quando lo si vede agire nel video promozionale di «1X», riaffiorano alla mente le pagine di Asimov, quelle storie dove i robot sembravano più umani degli umani stessi. Viene da pensare ad Andrew, il protagonista del racconto «L’uomo bicentenario» (che ha ispirato l’omonimo film del 1999 con Robin Williams), il quale impiegò duecento anni per essere riconosciuto davvero umano.
Siamo entrati in una «strana valle», quella Uncanny Valley dove la somiglianza con l’umano è così spinta da provocare repulsione invece che empatia. Neo sa stirare, piegare vestiti, preparare il caffè, riordinare stanze. Un prodigio della cosiddetta «intelligenza artificiale incarnata», l’embodied Ai che esce dai laboratori per entrare nelle nostre case.
Dietro la macchina perfetta
La verità è che dietro l’automa perfetto si nascondono esseri umani in carne e ossa (almeno per ora, chissà in futuro). Quando Neo non riesce a compiere un’azione, quando si blocca di fronte a un compito apparentemente banale, un esercito invisibile di teleoperatori interviene da remoto per guidarlo. Gli «1X Expert», li chiamano in azienda, come se fossero tecnici di un call center cosmico.
È il paradosso di Moravec che si manifesta nella sua forma più cruda: questi automi possono calcolare traiettorie impossibili, sollevare pesi che ci spezzerebbero la schiena, ma poi si bloccano davanti a gesti che un bambino compie senza pensare. Proprio come nei racconti di Asimov, dove i robot possedevano un’intelligenza superiore ma rimanevano incapaci di comprendere le sfumature dell’animo umano.
Il Turco Meccanico del XXI secolo
Giambattista Vico parlava di «corsi e ricorsi storici». C’è da dire che, in questo caso, la storia si ripete con una fedeltà angosciante. Spieghiamoci meglio: nel Settecento, l’inventore ungherese Wolfgang von Kempelen ingannò l’Europa con il suo Turco Meccanico, l’automa scacchista che sconfisse persino Napoleone, prima di essere battuto a sua volta dal grande scrittore statunitense Edgar Allan Poe. Si scoprì successivamente che dentro la macchina si nascondeva un nano, un vero scacchista umano che muoveva i pezzi al posto dell’automa.
Oggi abbiamo Neo, e prima di lui gli Optimus di Elon Musk, sorpresi a danzare telecomandati da operatori umani. E poi i negozi Amazon «Just Walk Out», dove al posto degli occhi elettronici lavoravano persone sottopagate nei paesi in via di sviluppo. Il progresso tecnologico si rivela ancora una volta un’illusione scenica, un trucco da prestigiatore dove dietro la cortina si agitano le mani umane di un burattinaio.
L’occhio che vi guarda mentre dormite
Ma il vero incubo non è la frode tecnologica. È la privacy che si dissolve come nebbia in una fredda mattinata milanese. Abbiamo già venduto le planimetrie delle nostre case ai «Roomba», quegli aspirapolvere robotici che mappavano ogni angolo per poi rivendere i dati al miglior offerente. Con Neo compiamo un passo ulteriore. Provate a immaginarlo: siete a casa, nel momento più intimo, e il «maggiordomo» chiama rinforzi. Dall’altra parte del mondo, qualcuno accende uno schermo e vi vede. Vi osserva. Potrebbe registrare, speculare, ricattare. E voi sareste in balìa del suo complice artificiale, travestito da domestico premuroso.
Il Ceo di 1X, Bernt Øivind Børnich, afferma che siamo ancora in una fase transitoria, quella dei «burattinai», nella quale gli operatori umani servono ancora. Eppure, assicura (si fa per dire) che presto l’intelligenza artificiale imparerà e non vi sarà più bisogno dell’uomo. Probabilmente vi saranno dei limiti all’autonomia dei robot, dei «paravalanghe» che gestiranno i teleoperatori. Ma chi vigila sui vigilanti? Chi garantisce che quegli occhi remoti non vadano dove non dovrebbero e non facciano ciò che non dovrebbero fare?
Il prezzo del progresso tecnologico
Neo sarà disponibile dal 2026, a cinquecento dollari al mese in abbonamento, oppure in acquisto a partire da ventimila dollari. L’azienda ha già raccolto migliaia di preordini, con un deposito di duecento dollari. C’è chi è pronto ad accogliere questo futuro, evidentemente. In Asia, dove una certa predisposizione culturale all’animismo facilita l’accettazione, i robot da compagnia sono già diffusi nelle case di riposo, negli asili, nelle scuole.
In Occidente, invece, l’accoglienza è stata più fredda. Internet ha risposto con scetticismo e meme virali, come sempre accade quando il futuro bussa alla porta prima che nel presente siano pronti ad aprire. Si parla già di «Ai slop», quell’estetica artificiale percepita come sgradevole tipica delle opere generate dall’Ai, che ora contamina anche la robotica.
Non è più fantascienza
I racconti di Isaac Asimov iniziavano spesso con un problema: un robot che si comportava in modo inaspettato, una delle Tre Leggi della Robotica che sembrava violata. Poi arrivava Susan Calvin, la robopsicologa innamorata degli automi, a spiegare che non era il robot a essere imperfetto, ma la nostra comprensione di lui. In «L’uomo bicentenario», Andrew lottava per essere riconosciuto come umano, per avere il diritto di morire come un uomo.
Oggi quei grandi racconti della fantascienza (che pensavamo tutti sarebbero rimasti finzione romanzesca) stanno diventando realtà. I robot sono reali, entrano nelle nostre case, ci osservano, imparano da noi. Siamo in un territorio inesplorato, dove spesso la tecnologia corre più veloce dell’etica, e l’innovazione precede la regolamentazione. Un territorio estremamente pericoloso.
Neo è solo l’inizio, il messaggero di un futuro che arriverà comunque anche in Occidente, prima o poi. La prossima domanda quindi non è se saremo pronti, ma se questi racconti avranno un lieto fine oppure se, come nei migliori romanzi gialli, scopriremo troppo tardi che il maggiordomo perfetto è proprio l’assassino.