Quando serve l’immatricolazione per un monopattino

Comodi, agili, silenziosi e, almeno in apparenza, privi di complicazioni burocratiche. Questa fase di libertà regolamentare per i monopattini elettrici ha in realtà mostrato alcune criticità, in particolare per quanto riguarda la sicurezza stradale e la tracciabilità dei veicoli.

Con la riforma del Codice della Strada entrata in vigore a dicembre 2024, il legislatore italiano ha introdotto una serie di nuove regole per colmare queste lacune, tra cui l’obbligo di identificazione del monopattino tramite un contrassegno adesivo, spesso chiamato impropriamente targa.

La nuova regolamentazione ha anche un impatto sul mercato dei monopattini elettrici che si sta rapidamente adattandosi. I produttori stanno già lavorando a modelli più avanzati, con predisposizione per contrassegno, assicurazione integrata e dispositivi elettronici di controllo.

I tempi di attuazione delle nuove regole non sono immediati. Il legislatore ha previsto un periodo transitorio durante il quale i produttori dovranno adeguare i modelli alle nuove specifiche e i cittadini avranno modo di regolarizzare la propria posizione.

Il concetto di targa e l’equivoco sull’immatricolazione

I monopattini devono essere immatricolati come accade per auto e moto? La risposta, tecnicamente parlando, è no. Non si tratta infatti di un’immatricolazione in senso stretto, bensì dell’obbligo di apporre sul mezzo un contrassegno identificativo non removibile, fornito dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Questo adesivo, da posizionare in modo visibile, serve a identificare univocamente ogni monopattino e a consentire alle forze dell’ordine di risalire al suo proprietario.

Un aspetto delicato emerso con l’introduzione del contrassegno obbligatorio riguarda la tutela della privacy dei proprietari. Anche se il contrassegno fa da “targa”, non contiene dati sensibili direttamente visibili. Il numero identificativo è associato a un registro informatizzato consultabile soltanto dalle autorità, per evitare abusi o usi impropri da parte di privati.

Verso la responsabilizzazione dell’utente

La scelta di introdurre un sistema di identificazione obbligatoria nasce dalla volontà di responsabilizzare i conducenti, ridurre gli episodi di guida spericolata e migliorare l’efficacia dei controlli. Se prima i monopattini potevano circolare in forma quasi anonima, oggi sono a tutti gli effetti assimilati, almeno dal punto di vista della tracciabilità, ad altri veicoli a motore.

L’impatto della riforma sarà anche sulla percezione pubblica dei monopattini. Da semplice passatempo o alternativa per brevi tragitti, stanno diventando mezzi di trasporto veri e propri, con ciò che ne consegue in termini di responsabilità civica.

Nel dibattito giuridico c’è chi ha sollevato perplessità sulla definizione normativa di immatricolazione per i monopattini. Secondo una parte della dottrina, l’obbligo del contrassegno non corrisponde all’immatricolazione in senso tecnico, ma crea comunque un effetto simile sotto il profilo della tracciabilità e dell’assoggettamento a obblighi amministrativi.

L’assicurazione è un dovere, non più una scelta

Oltre al contrassegno, i proprietari dei monopattini elettrici saranno tenuti a stipulare una polizza assicurativa di responsabilità civile. Questa novità, che ha suscitato inizialmente perplessità, viene però accolta con favore da molti esperti di mobilità urbana, poiché consente di coprire danni a cose o persone in caso di incidente. Si tratta di una misura già in vigore in molti paesi europei e che l’Italia ha deciso di adottare per uniformare le sue normative a quelle dell’Unione europea.

Le compagnie assicurative, dal canto loro, si stanno organizzando per offrire prodotti specifici per la micromobilità, con formule flessibili e premi proporzionati al rischio. Si tratta di un segmento nuovo e in rapida crescita, con potenziali sviluppi futuri anche sul fronte della responsabilità civile verso terzi, analogamente a quanto accade per motocicli e ciclomotori.

Requisiti tecnici sempre più stringenti

La targa e l’assicurazione non sono gli unici obblighi introdotti dalla riforma della normativa. I monopattini, per poter circolare, dovranno rispettare una serie di caratteristiche tecniche: indicatori di direzione luminosi, segnalatori di frenata, freni efficienti su entrambe le ruote, e limiti di velocità rigidi (massimo 20 km/h in carreggiata urbana, 6 km/h nelle aree pedonali). Questi vincoli sono pensati per garantire sicurezza attiva e passiva a tutti gli utenti della strada, ciclisti e pedoni inclusi.

Un’altra novità riguarda i giovani conducenti. È previsto che per condurre un monopattino elettrico sia necessario aver compiuto 14 anni e indossare sempre il casco protettivo, anche se si è maggiorenni.

Va sottolineato che le nuove disposizioni si inseriscono in un contesto più ampio di riforma della mobilità urbana sostenibile, dove i monopattini giocano un ruolo nel ridurre il traffico e abbattere le emissioni. Le regole non mirano a scoraggiare l’uso del mezzo, ma a promuoverne una diffusione più ordinata e compatibile con le esigenze di sicurezza e convivenza tra gli utenti della strada.

Spetta alle amministrazioni comunali definire le modalità di applicazione delle regole sul territorio, organizzare campagne informative e predisporre gli spazi dedicati alla sosta. Alcuni comuni hanno già avviato collaborazioni con aziende tecnologiche per installare colonnine intelligenti per il parcheggio dei monopattini, dotate di riconoscimento automatico del contrassegno.

Con l’aumento delle regole, si è posta anche l’attenzione sulla necessità di effettuare controlli periodici per garantire che luci, freni e altri dispositivi di sicurezza siano sempre in piena efficienza. Alcuni comuni italiani stanno valutando l’introduzione di check-up obbligatori, come già avviene per le biciclette a pedalata assistita.

Le sanzioni per chi non rispetta le regole

Chi circola con un monopattino non dotato del contrassegno identificativo richiesto dalla nuova normativa può essere soggetto a sanzioni che vanno da 100 a 400 euro, oltre al possibile sequestro del veicolo. In caso di mancanza di assicurazione, le multe possono arrivare fino a 850 euro, con la sospensione dalla guida dei mezzi elettrici fino a sei mesi.

I monopattini in sharing sono soggetti ad altri tipi di controlli, poiché le aziende che gestiscono il servizio sono tenute a garantire il rispetto delle normative. Anche per questi mezzi valgono comunque le regole generali su limiti di velocità, dotazioni obbligatorie e zone di sosta. Le autorità locali possono inoltre prevedere specifiche restrizioni d’uso.

Il controllo del rispetto delle nuove regole spetta alle forze dell’ordine locali, in primis la polizia municipale, ma anche ai carabinieri e alla polizia stradale per quanto riguarda le arterie principali. I controlli possono essere effettuati sia visivamente che tramite lettura elettronica del contrassegno. In caso di infrazioni scatta immediatamente la sanzione, anche senza fermo del conducente.

Autore
Virgilio.it

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