Quanto costa davvero oggi un’auto? In Italia servono otto stipendi per una nuova
- Postato il 30 giugno 2025
- Di Panorama
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Quante auto acquistano realmente gli italiani? La risposta non è così scontata come sembrerebbe dai soli dati sulle immatricolazioni. Se ad aprile, per esempio, sono state vendute in Italia 139.084 vetture nuove, il vero volume delle compravendite è ben più ampio. Gli automobilisti si rivolgono sempre più spesso al mercato dell’usato, che nell’ultimo mese disponibile (aprile) ha registrato ben 265.801 auto di seconda mano acquistate. Ciò significa che, per ogni 100 auto nuove, ne sono state vendute 184 usate. Questa tendenza si conferma su base annua: nel 2024, a fronte di 1,6 milioni di nuove immatricolazioni (ancora lontane dai quasi 2 milioni pre-Covid), sono state acquistate 3,1 milioni di auto di seconda mano, con un balzo dell’8,5 per cento rispetto al 2023. Il rapporto è ormai di quasi due auto usate per ogni auto nuova, una proporzione che si è rafforzata costantemente: nel 2014 i passaggi di proprietà di vetture di seconda mano erano 2,5 milioni, superando i 3 milioni dal 2018. Secondo i dati Aci, le auto usate più vendute in Italia sono prevalentemente modelli italiani e city car molto popolari come Fiat Panda, Fiat 500 e Fiat Grande Punto. Non si tratta di veicoli recenti: un’analisi di Carfax, piattaforma che fornisce informazioni sulla storia dei veicoli, rivela che le auto di seconda mano più ricercate nel 2024 avevano, in media, 9 anni di vita e circa 105 mila chilometri percorsi. Per quanto riguarda l’alimentazione, le preferenze mostrano una chiara predilezione per i motori a combustione interna: il 50 per cento degli acquirenti opta ancora per il diesel, seguito dal benzina (33 per cento). Ibridi ed elettrici, seppur in crescita, rappresentano rispettivamente solo il 6 per cento e il 2 per cento del mercato dell’usato. Le altre tipologie (Gpl e metano) costituiscono il restante 9 per cento. Plinio Vanini, presidente di Autotorino, il principale concessionario italiano, commenta: «È la prova che i clienti cercano motori a combustione interna», esprimendo una critica alla politica europea a favore dell’elettrificazione. Il massiccio acquisto di auto usate ha una conseguenza diretta e preoccupante: il parco circolante continua a invecchiare. Nel 2024, l’età media delle autovetture si attestava intorno ai 13 anni (due mesi in più rispetto al 2023).
Le auto Euro 0-3, con almeno 19 anni, rappresentano circa il 24 per cento del totale. Questo invecchiamento ha ripercussioni negative sulla sicurezza degli automobilisti e sull’inquinamento, che diminuisce a un ritmo troppo lento rispetto a una maggiore diffusione di vetture di ultima generazione. «La nostra associazione Federauto» sottolinea Vanini «da tempo chiede che si modifichi la tassazione sulle auto aziendali in modo che sul mercato dell’usato arrivino più vetture moderne». Ma qual è la ragione di questa preferenza per l’usato? La risposta è legata al potere d’acquisto della classe media, sempre più ridotto, e al costo crescente delle automobili. Tra il 2019 e il 2024, il prezzo medio di quelle nuove è balzato da 21 a 30 mila euro, un incremento del 43 per cento in soli cinque anni. Un aumento ben superiore all’inflazione generale, che nello stesso periodo ha registrato una variazione del 16,2 per cento. Un’analisi di AutoScout24 evidenzia come il prezzo medio delle dieci auto nuove più vendute sia addirittura raddoppiato negli ultimi 20 anni, passando da 10.590 euro nel 2003 a 21.040 euro nel 2023. Nel frattempo, i redditi familiari netti sono aumentati solo del 21,9 per cento. La sproporzione è lampante: con il reddito medio Irpef italiano di 23.650 euro (2023), un’auto economica oggi costa circa otto stipendi netti, contro le 4,7 mensilità necessarie nel 2003. Trovare modelli accessibili sui listini dei costruttori è sempre più difficile: nel 2019 erano disponibili 58 auto nuove sotto i 15 mila euro, mentre nel 2024 si contano sulle dita di una mano.
Diversi fattori contribuiscono a far crescere i prezzi delle vetture: i costruttori devono sviluppare motori sempre più efficienti, elettrificati e costosi per rispettare i limiti alle emissioni inquinanti e di CO2; l’aumento e l’obbligatorietà di numerosi dispositivi di sicurezza incidono sui costi; grandi schermi e sistemi di infotainment più ricchi di funzioni aumentano il valore percepito ma anche il prezzo; la crisi dei semiconduttori e delle catene di fornitura, causate da Covid e guerra in Ucraina, ha spinto le case a proporre versioni più ricche, aumentando i margini di profitto a scapito dei volumi di vendita. Come ha dichiarato Pier Luigi Del Viscovo del Centro studi Fleet&Mobility, «con questo posizionamento voluto dall’industria è una fantasia pensare che possano tornare i volumi pre-Covid: in economia, quando i prezzi salgono i volumi scendono».
Per Vanini di Autotorino, l’Europa starebbe addirittura distruggendo l’industria continentale dell’auto, aprendo la strada ai prodotti cinesi: «Del resto i cittadini hanno diritto alla mobilità e se mettiamo lacci e lacciuoli alle fabbriche europee, i consumatori dovranno rivolgersi ad altri produttori». Non solo comprare un’auto nuova è sempre più impegnativo, ma anche mantenerla. Secondo l’Aci, la spesa degli italiani per manutenzione e riparazione ha superato i 29 miliardi di euro nel 2024, una cifra alimentata anche dall’obbligo dei tagliandi per mantenere la garanzia.
Cresce in modo impressionante l’acquisto di ricambi usati o rigenerati: una ricerca Ipsos per eBay rivela che il 44 per cento degli automobilisti ne ha già acquistato uno, e il 37 per cento lo ha fatto più spesso rispetto all’anno precedente. A causa degli alti costi di manutenzione, sette automobilisti su dieci, secondo la ricerca, hanno dovuto tagliare altre spese. Le rilevazioni dell’Osservatorio Internazionale Findomestic confermano che per il 79 per cento degli italiani possedere un’auto richiede importanti sacrifici economici, una percentuale superiore alla media europea (72 per cento). Ancora più preoccupante è il dato che indica come la metà degli italiani tema di non poter acquistare e mantenere un’auto in futuro. Questo fenomeno sta creando una vera e propria esclusione generazionale dal mercato dell’auto. I giovani tra i 18 e i 29 anni hanno registrato un calo del 3,1 per cento nelle immatricolazioni nel 2024, evidenziando crescenti difficoltà nell’accesso alla mobilità individuale.
Di fronte a questo scenario, i concessionari si stanno adeguando. Autotorino, per esempio, ha creato Bebeep, un marchio specifico per l’usato che offre ai clienti vetture controllate, garantite e con un servizio esclusivo «soddisfatti o rimborsati»: se dopo 15 giorni o 1.500 chilometri la vettura non soddisfa il cliente, questi può restituirla senza alcun obbligo.
Il mercato dell’auto in Italia si trova di fronte a un paradosso evidente: mentre la domanda di mobilità resta alta, la possibilità di accedere a veicoli nuovi e moderni è sempre più preclusa a fasce crescenti della popolazione a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi e dei costi di gestione. Questa tendenza solleva interrogativi cruciali sul futuro della mobilità individuale nel nostro Paese. Sarà necessario un ripensamento complessivo delle politiche fiscali e industriali per garantire che il diritto alla mobilità non diventi un lusso inaccessibile per la maggior parte degli italiani? La risposta a queste domande definirà il panorama automobilistico dei prossimi anni.