Quest’azienda dell’industria ceramica unisce design sostenibile, bellezza e responsabilità sociale

  • Postato il 28 agosto 2025
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Se oggi il termine ‘sostenibilità’ rischia sempre più spesso di dissolversi nella nebbia della retorica aziendale, esistono realtà che ne recuperano il significato autentico, restituendolo alla sua dimensione più concreta e quantificabile. Non uno slogan, né un obbligo, ma una risposta coerente a un sistema di valori che è motore di trasformazione socio-culturale. Tra queste c’è Florim, gruppo di Fiorano Modenese che, da oltre 60 anni, produce superfici ceramiche per l’edilizia, l’architettura e l’interior design. Guidata da Claudio Lucchese, con il supporto di Beatrice, rispettivamente figlio e nipote del fondatore Giovanni Lucchese, l’azienda – che ha chiuso il 2024 con 416 milioni di euro di fatturato – porta avanti una visione che coniuga rigore industriale, ricerca estetica e responsabilità sociale e ambientale. 

Dalla crisi del 2008 alla certificazione B Corp: il percorso pionieristico nella sostenibilità

“Oggi il termine sostenibilità è spesso abusato, ridotto a concetti astratti”, spiega Beatrice Lucchese, cco e project director dell’azienda. “Per noi l’unico modo di intendere la sostenibilità è la concretezza: deve essere qualcosa di misurabile, trasparente e traducibile in azioni e risultati tangibili”. Una dichiarazione che trova riscontro in un percorso iniziato ben prima che la sostenibilità diventasse un imperativo narrativo e normativo. Nel 2008, mentre la crisi finanziaria globale metteva in ginocchio il comparto manifatturiero, Florim si muoveva controcorrente, pubblicando il suo primo bilancio di sostenibilità. Una mossa non cosmetica ma culturale, che rifletteva un’identità aziendale già orientata alla responsabilità. 

Da allora l’azienda ha inanellato una serie di primati che ne fanno un caso di studio a livello internazionale: nel 2010 è stata la prima impresa ceramica italiana a ottenere la certificazione per la salute e la sicurezza dei lavoratori (oggi Iso 45001); nel 2013 la prima al mondo nel settore a certificarsi secondo la Iso 50001 per la gestione dell’energia; infine, nel 2020, la prima industria ceramica globale a ottenere il riconoscimento B Corp. “Siamo anche società benefit e abbiamo formalizzato nel nostro statuto la volontà di operare non solo per il profitto, ma anche per generare valore per l’ambiente, le persone e il territorio”.

Dall’autosufficienza energetica alla circolarità industriale

La conquista di sigilli certificativi è stata accompagnata da azioni nel campo della transizione energetica: a partire dal 2011, Florim ha investito 74 milioni di euro in progetti legati all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale. Non iniziative estemporanee, ma un ridisegno strutturale degli impianti produttivi, divenuti veri hub di energia pulita. Con 127mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, sistemi di cogenerazione e recupero termico, l’azienda ha raggiunto l’autosufficienza energetica: “Oggi siamo in grado di autoprodurre fino al 100% dell’elettricità necessaria al funzionamento degli impianti produttivi e delle sedi in Italia”. Tra il 2012 e il 2024 sono state evitate emissioni per oltre 164mila tonnellate di CO2. “Nel 2022 siamo stati tra le prime aziende italiane ad aderire a CO2alizione, dichiarando il nostro impegno verso le zero emissioni nette, e abbiamo creato CarbonZero, un progetto di superfici carbon neutral, sostenendo progetti certificati per la produzione di energia pulita nei paesi in via di sviluppo”.

Florim ha compiuto un passo avanti anche nell’adozione di un’economia circolare autentica. Qui la circolarità non è ridotta a una gestione più efficiente degli scarti, ma si configura cecoome un ripensamento dell’intero ciclo produttivo. “L’economia circolare per Florim è un approccio concreto e integrato nel modo in cui progettiamo e produciamo un materiale nobile e durevole come il gres porcellanato”, prosegue Beatrice Lucchese. Il 100% delle acque reflue e degli scarti crudi viene recuperato e reintegrato nel processo, mentre nuovi investimenti – come le vasche di raccolta delle precipitazioni – hanno consentito nel solo 2024 il riutilizzo di oltre 20 milioni di litri di acqua piovana. Oggi si pensa anche a filiere virtuose sul territorio. La collaborazione con il distretto ceramico di Civita Castellana è un esempio di sinergia industriale: qui Florim recupera oltre 15mila tonnellate all’anno di scarti cotti della ceramica sanitaria, trasformandoli in materia prima per le proprie superfici. Un processo certificato Iso 14021 che riduce il ricorso a risorse vergini e previene l’invio in discarica, mostrando come l’economia circolare possa diventare linguaggio condiviso e opportunità di rigenerazione collettiva.

La visione di Florim tra innovazione estetica e impegno per le persone

Parallelamente, Florim ha ridefinito l’immaginario estetico della ceramica, emancipando il gres porcellanato dalla sua funzione meramente tecnica. “Negli ultimi 20 anni abbiamo cambiato profondamente il modo in cui interpretiamo e lavoriamo la materia”. Grazie a investimenti in ricerca e innovazione, la piastrella è stata trasformata in superficie sensibile, materia architettonica, dispositivo narrativo. “Abbiamo trasformato quella che veniva considerata una semplice piastrella in un elemento di design, capace di dialogare con l’architettura, di interpretare linguaggi contemporanei e di contribuire alla definizione degli spazi con valori legati alla bellezza, all’innovazione e alla sostenibilità”.

Un’estetica etica che si accompagna a una visione della responsabilità sociale come componente imprescindibile del fare impresa. “Crediamo che non possa esserci vera sostenibilità ambientale senza un solido impegno sociale”, prosegue Beatrice Lucchese. L’azienda investe nelle persone – dipendenti, comunità, territorio – attraverso un sistema di welfare, formazione continua, ambienti di lavoro inclusivi e sicuri. Ne è testimonianza la Fondazione Ing. Giovanni Lucchese, che dal 2014 promuove iniziative sociali e culturali sul territorio modenese. Il Centro Salute e Formazione, nato in collaborazione con l’ospedale di Sassuolo e certificato dall’American Heart Association, ha formato in 11 anni oltre 6.500 persone nei campi della medicina d’urgenza, della simulazione e della ricerca clinica.

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