Raid di Israele su Isfahan, Putin si schiera con l’Iran

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Di Panorama
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Israele ha colpito il sito nucleare di Isfahan nella notte, ma al momento non risultano né vittime né danni significativi. A comunicarlo è stato il vicegovernatore della provincia iraniana, come riportato dall’agenzia Fars, legata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica. Secondo quanto dichiarato, le difese aeree iraniane hanno risposto prontamente all’attacco e la maggior parte delle esplosioni sarebbe riconducibile al fuoco di risposta. Durante l’operazione, l’Aeronautica militare israeliana ha colpito ed eliminato Amin For Judaki, comandante della seconda unità di droni delle forze aeree delle Guardie Rivoluzionarie, utilizzando aerei da combattimento. Lo ha comunicato la stessa Aeronautica israeliana tramite un messaggio pubblicato sulla piattaforma X. Secondo la nota, Judaki, «nel contesto del suo ruolo», avrebbe promosso «centinaia di lanci di droni verso il territorio israeliano dalla zona di Ahvaz, nell’Iran sud-occidentale».

Nella notte anche la Marina militare israeliana ha condotto un’operazione, colpendo un «sito infrastrutturale terroristico» appartenente alla Forza Radwan, branca del gruppo filo-iraniano Hezbollah, situato nei pressi di Naqoura, nel sud del Libano. L’esercito israeliano ha diffuso la notizia tramite il suo canale ufficiale su Telegram, spiegando che l’infrastruttura presa di mira era stata impiegata dalla Forza Radwan per «organizzare attacchi terroristici contro civili israeliani» e rappresentava una «chiara violazione degli accordi tra Israele e Libano».

In un ulteriore attacco, le forze israeliane hanno colpito un appartamento nella città iraniana di Qom, uccidendo Saeed Izadi, comandante della divisione palestinese della Forza Quds, un’unità d’élite del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica. A confermarlo è stato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, spiegando che Izadi avrebbe «finanziato e fornito armamenti ad Hamas prima dell’attacco del 7 ottobre». Katz ha definito l’operazione come un «risultato significativo per l’intelligence e per l’Aeronautica militare israeliana» e ha aggiunto: «Giustizia per le vittime del 7 ottobre e per gli ostaggi. Il lungo braccio di Israele raggiungerà tutti i suoi nemici».

Nel frattempo, il presidente russo Vladimir Putin ha espresso il proprio sostegno al diritto dell’Iran a sviluppare un programma nucleare a scopi civili. In un’intervista concessa a «Sky News Arabia» e riportata dall’agenzia Tass, Putin ha affermato: «L’Iran ha il diritto di utilizzare la tecnologia nucleare per fini pacifici». Ha inoltre dichiarato che la Russia è pronta a fornire all’Iran, «come avvenuto in passato, l’assistenza e il supporto necessari allo sviluppo dell’energia nucleare per scopi civili».

Putin ha sottolineato che, a suo avviso, sia l’Iran che Israele dovrebbero partecipare a un processo negoziale volto a regolamentare il programma nucleare iraniano. Ha anche sostenuto che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) non possiederebbe prove che Teheran stia cercando di dotarsi di armi nucleari. «L’Iran ha più volte dichiarato di non avere intenzione di costruire testate nucleari. L’AIEA non ha trovato alcun elemento che confermi l’esistenza di un tale intento», ha aggiunto Putin, sempre nell’intervista a «Sky News Arabia» citata dalla Tass. Tuttavia, tali affermazioni sono smentite dai fatti. Il 12 giugno scorso, l’AIEA – agenzia delle Nazioni Unite – ha adottato una risoluzione ufficiale con cui accusa formalmente l’Iran di aver violato gli impegni presi in materia di non proliferazione nucleare. Si tratta della prima denuncia ufficiale di questo tipo da oltre vent’anni. Il documento è stato approvato da 19 dei 35 membri del Consiglio dei governatori dell’AIEA, mentre Russia, Cina e Burkina Faso hanno votato contro e 11 Paesi si sono astenuti.

La risoluzione è stata adottata dopo che gli ispettori dell’AIEA hanno raccolto prove scientifiche ritenute conclusive in merito all’esistenza di un programma militare segreto sviluppato dall’Iran fino ai primi anni Duemila. Anche se tale programma risulta oggi sospeso, secondo gli esperti internazionali Teheran disporrebbe attualmente di scorte di uranio arricchito sufficienti per realizzare almeno una decina di ordigni nucleari, qualora decidesse di riattivare il progetto. L’iniziativa è stata appoggiata da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania – gli stessi firmatari dell’accordo nucleare del 2015 – e potrebbe rappresentare un passo verso il ripristino delle sanzioni internazionali nei confronti della Repubblica Islamica.

Venerdì, il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato di non voler chiedere a Israele di fermare gli attacchi contro l’Iran, nonostante il ministro degli Esteri iraniano abbia annunciato che non ci sarà alcun negoziato sul nucleare con Washington finché le operazioni militari israeliane proseguiranno sul suolo iraniano. «Credo che sia molto difficile avanzare una simile richiesta in questo momento», ha dichiarato Trump ai giornalisti. «Se una parte è in vantaggio, è difficile interromperla. Ma siamo pronti, disponibili e capaci di intervenire, e abbiamo avviato contatti con l’Iran». Il presidente ha aggiunto: «Israele si sta comportando bene dal punto di vista militare, l’Iran decisamente meno. È difficile chiedere a qualcuno di fermarsi quando è in posizione favorevole». Trump, che fino a poco tempo fa sembrava intenzionato ad avviare un’azione militare diretta contro Teheran, si ritrova ora a metà tra negoziati che non producono risultati concreti e una guerra che appare sempre più incombente ma alla quale vorrebbe sottrarsi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il presidente starebbe temporeggiando nella speranza che Israele riesca, attraverso i suoi raid, a costringere Teheran a scendere a patti. L’obiettivo sarebbe quello di ottenere la cessazione definitiva dell’arricchimento di uranio da parte dell’Iran. Tuttavia, il rischio – sottolinea il quotidiano statunitense – è che la leadership iraniana interpreti l’atteggiamento di Trump come un bluff, decida di assorbire gli attacchi israeliani e continui a insistere sul proprio diritto all’arricchimento. A quel punto, il presidente americano potrebbe trovarsi costretto ad autorizzare un’azione militare, pur avendo cercato finora di evitarla. Trump ha ribadito sin dall’inizio del suo secondo mandato che l’Iran non deve in alcun modo ottenere la capacità tecnica per arricchire l’uranio – capacità che Teheran insiste essere destinata solo a scopi civili, ma che rappresenta un passaggio essenziale per la realizzazione di un’arma nucleare. Nel contempo, lo stesso Trump si è mostrato riluttante ad avviare un nuovo conflitto in Medio Oriente, temendo che un coinvolgimento diretto possa trascinare gli Stati Uniti in una guerra lunga e potenzialmente fuori controllo, anche a fronte dei danni significativi che potrebbero essere inflitti ai siti nucleari iraniani da parte israeliana.

Autore
Panorama

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