Raoul Bova, Monzino ammette: «Audio venduti a Corona per 1000 euro e il numero di uno spacciatore»

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Di Panorama
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Lo ha ammesso lui stesso, davanti agli investigatori: Federico Monzino ha consegnato gli audio e le chat private tra Raoul Bova e Martina Ceretti a Fabrizio Corona in cambio di mille euro in contanti e del numero di un presunto spacciatore. Una rivelazione che smentisce le sue numerose dichiarazioni pubbliche, in cui aveva sempre negato ogni coinvolgimento nella vicenda.

L’inchiesta, inizialmente centrata sulla diffusione illecita di materiale privato, ora si allarga anche a un possibile giro di spaccio di droga, con il contatto del pusher finito sotto indagine. Gli inquirenti della polizia postale stanno infatti cercando di chiarire se quel numero ceduto da Corona a Monzino rappresentasse un credito in stupefacenti, anziché un semplice favore tra conoscenti. Più certo appare invece lo scambio di denaro: i mille euro sarebbero stati consegnati durante un incontro diretto tra i due, su cui sono in corso verifiche.

Le indagini e le denunce

Nel frattempo, Fabrizio Corona — autore della discussa rubrica online Falsissimo — dovrà rispondere delle querele per diffamazione presentate da Raoul Bova e dall’avvocata Annamaria Bernardini De Pace, con l’ipotesi che possano emergere anche altri reati.

Bova, da parte sua, si è rivolto al Garante della Privacy, chiedendo la rimozione dal web degli audio “spaccanti” che lo coinvolgono. Monzino, in alcune interviste, aveva raccontato di aver avuto con Ceretti un rapporto che andava oltre l’amicizia, ma ha anche ammesso che oggi l’influencer avrebbe tagliato i ponti con lui. Alla domanda su come abbia reagito la sua famiglia, ha preferito non rispondere.

Secondo quanto riportato da la Repubblica, Monzino avrebbe però detto agli investigatori una versione diversa da quella raccontata alla stampa: Martina Ceretti gli avrebbe girato i messaggi da inoltrare a Corona, per poi cercare in un secondo momento di bloccare tutto. Un dietrofront tardivo, visto che il materiale è stato comunque pubblicato su Falsissimo il 21 luglio. Ma tutto sarebbe iniziato già tra l’11 e il 12 luglio.

Il ricatto via WhatsApp

Sono infatti quelle le date in cui Raoul Bova riceve un messaggio su WhatsApp in spagnolo, dal contenuto inequivocabile: «Questo è materiale pesante, è nelle mani di Fabrizio. Se non collabori va online». Da qui è partita l’indagine per tentata estorsione, affidata alla PM Eliana Dolce.

Al momento, nessuno dei tre coinvolti — Monzino, Corona, Ceretti — risulta formalmente indagato. Corona, intanto, prende le distanze da ogni accusa: «Il consenso me lo hanno dato loro. Il ricatto? Mai saputo nulla».

Autore
Panorama

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