Referendum, che flop
- Postato il 10 giugno 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 3 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Referendum, che flop
Referendum, il quorum si ferma al 30,6%. Resa dei conti nel Pd. Landini ammette la sconfitta ma non lascia la Cgil. Schlein: «14 milioni di voti, più della Meloni alle politiche»
Il referendum – questo – ha perso: non è stato raggiunto il quorum (ha votato il 30,6%) e i quesiti tornano nei cassetti da dove erano stati tirati fuori. Ma quindici milioni di italiani sono andati a votare per chiedere condizioni di lavoro migliori, maggiore sicurezza e un diritto alla cittadinanza per chi vive in questo Paese da cinque anni rispettando le leggi. Sono andati a votare, anche, per contarsi e contare l’opposizione al governo Meloni. Perché anche questo referendum, come altri nel passato, è stato politicizzato «svuotando il significando dei quesiti» (l’accusa che fa il segretario della Cgil Maurizio Landini, il primo dei promotori).
REFERENDUM POLITICIZZATO
Solo tenendo insieme questi elementi è possibile inquadrare il significato del voto di questo fine settimana. Dove, come spesso succede, nessuno vince e nessuno perde. E però arrivano molti indizi alla politica.
La destra ha gioco facile nel dire che «il campo largo è definitivamente morto perché hanno tentato di trasformare il referendum in una vicenda interna di partito facendo spendere soldi agli italiani». La sinistra, lato suo, non può neppure attaccarsi al dato dei 13 milioni di Sì che «sono più voti di quelli che nel ’22 portarono Meloni a palazzo Chigi». Non si conta così il consenso. Sono letture sbagliate. Viziate dall’ideologia da una parte e dall’altra. Non c’è dubbio che la delusione a sinistra sia tanta perchè, specialmente negli ultimi giorni, più d’uno dalla segreteria del Nazareno s’era fatto l’idea che il quorum potesse essere a portata di mano caricando il voto di una valenza politica.
CONTARE E MISURARE L’OPPOSIZIONE
Un modo per contare e misurare l’opposizione. In realtà questo voto è stato un piccolo “congresso” che dovrebbe però spingere la segretaria Schlein a prendere atto del fatto che la sinistra da sola non potrà mai diventare maggioranza di governo. Come hanno fatto notare l’eurodeputata e vicepresidente del gruppo a Bruxelles Pina Picierno: «Abbiamo fatto un favore a Meloni». Elisabetta Gualmini, anche per lei secondo mandato a Bruxelles nel Pd: È stato un errore cavalcare politicamente il referendum, così è stata indebolita la segretaria Schlein».
REFERENDUM, SCHLEIN
La quale non replica di persona ma via comunicato: «Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla. Tanto che – riferendosi ai ballottaggi delle amministrative – oggi la destra ha perso, dopo Genova, Assisi e Ravenna, anche Taranto».
Un voto carico di indizi. A saperli leggere. I dati finali con 61.591 sezioni scrutinate dicono che l’affluenza media nazionale è stata del 30,6%. Piemonte, regione guidata dal centrodestra, Toscana ed Emilia Romagna (a guida centrosinistra) le regioni con maggiore affluenza. Risultati molto bassi nel sud, territorio di “competenza”- diciamo così – del Movimento 5 Stelle che a quanto pare non è riuscito a chiamare alle urne i propri elettori. Anche questo è un elemento che dovrà essere valutato nelle futura eventuale coalizione.
IL VOTO DEI GIOVANI E GIOVANISSIMI
E poi tanti, tantissimi, giovani. Grande successo, ad esempio, del voto tra i 10 mila studenti fuorisede a Milano: nei quattro seggi allestiti all’Università Cattolica sono andati a votare il 90 per cento degli aventi diritto. La Cgil e Maurizio Landini che sono stati i promotori di quattro quesiti (il quinto, sulla cittadinanza era Pd e +Europa) fissano un punto: «Abbiamo portato a votare il 30 per cento degli italiani. Di più non si poteva fare». In un paese dove l’astensionismo è una piaga, la si può vedere anche così.
UNA STRADA LUNGA, MA GIUSTA DIREZIONE
Pd, 5 Stelle e Sinistra e Verdi prendono il dato dei 14 milioni di votanti e ne fanno la propria bandiera: quorum a parte, a votare sono stati più elettori di quelli che hanno consentito a Giorgia Meloni di andare a palazzo Chigi nel 2022. Una strada lunga, quindi, ma la direzione è giusta. Igor Taruffi, uomo cui Schlein ha affidato l’organizzazione del partito, uno dei pochi del Nazareno che ieri, lunedì 9 giugno, è andato in tv, ha detto di «voler partire dal fatto che la somma dei consensi di Pd, M5s e Avs è assai vicina alla somma dei voti di Fdi, Fi e Lega».
MATTEO RENZI: «BATTAGLIE IDENTITARIE FANNO VINCERE CONGRESSI E PERDERE ELEZIONI»
Parole che sanno tanto di congresso interno, in effetti. E rispetto alle quali Matteo Renzi avvisa: «Ingaggiare battaglie identitarie fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni». Elly Schlein ha firmato un lungo comunicato: «Quei 14 milioni sono già un buon viatico per costruire un’alternativa. La destra ha fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma ha ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022».
REFERENDUM, CONTE: «LEGGO ESULTANZA SGUAIATA»
La domanda è se questo sia il modo di analizzare quella che è, a tutti gli effetti, una sconfitta visto che il voto era stato indicato come un «possibile avviso di sfratto al governo». Giuseppe Conte non sembra fare autocritica, anzi. «Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei tifosi della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro». Per Bonelli e Fratoianni questi 15 milioni tra cui 13 milioni di Sì sono «il punto di partenza per l’alternativa. E alle prossime elezioni politiche non ci sarà un quorum a salvare Giorgia Meloni».
Renzi ribadisce che tutto questo non basterà per vincere e indica alle opposizioni la strada dell’allargamento al centro e ai riformisti. «Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato. Se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo».
CALENDA INSISTE SUL CENTRO
Calenda sembra insistere sul centro, «dove noi siamo sempre stati: E’ tempo che i riformisti di qualsiasi schieramento prendano atto che occorre costruire un’area liberale lontano dal campo largo e dalla destra sovranista, Basta con le battaglie ideologiche di Landini, Conte, Fratoianni e Bonelli». Non indica Elly Schlein.
E insomma, se non doveva essere un “congresso” interno al Pd e al centrosinistra, alla fine lo è diventato. Nessuna analisi della sconfitta. Secondo la “migliore” tradizione. Ma anche questo può diventare oggi un ottimo indizio da cui ripartire per Elly Schlein.