Referendum su Jobs Act e cittadinanza, cosa chiedono i cinque quesiti e quando si vota

  • Postato il 7 maggio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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L’8 e 9 giugno si voterà per cinque quesiti referendari che hanno superato il vaglio della Corte Costituzionale. Quattro si occupano di tematiche sul lavoro, uno ha invece a che vedere con la cittadinanza. Ma come accade ogni volta in questi casi, per far sì che i referendum siano validi bisognerà raggiungere il quorum dei votanti, ossia il 50 per cento degli aventi diritto più uno. In caso contrario, al di là dei “Sì” e dei “No” raccolti, il referendum non sarà valido. Al di là di queste premesse vediamo nello specifico per cosa siamo chiamati a pronunciarci il prossimo 8 e 9 giugno.

Per cosa si vota l’8 e il 9 giugno

Innanzitutto c’è da dire che le forze politiche si stanno esprimendo in queste ore, con il centrodestra che è per un‘astensione “politica” e il centrosinistra con una posizione tendenzialmente per il “Sì” perlomeno su due dei cinque quesiti. C’è anche da segnalare uno scarso interesse da parte dei media tradizionali che è stato anche segnalato dall’Agcom.

A raccogliere le firme per i quattro sul lavoro è stata la Cgil insieme ad altre associazioni. Quello sulla cittadinanza è stato invece proposto da + Europa. Confindustria si è detta contraria spiegando che se passassero quelli che hanno a che fare con il lavoro si tratterebbe di un “salto nel passato”.

Landini e Maggi chiedono di votare al referendum
Referendum su Jobs Act e cittadinanza, cosa chiedono i cinque quesiti e quando si vota (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Tornando ai temi specifici che troveremo sulle schede elettorali, i quesiti su cui bisognerà esprimersi sono questi cinque:

  • Il primo punta all’abrogazione della disciplina sui licenziamenti nel contratto a tutele crescenti introdotto da Matteo Renzi attraverso l’approvazione del Jobs Act. La norma in vigore prevede che i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 nelle imprese con più di 15 dipendenti non abbiano più diritto al reintegro nel proprio posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Il lavoratore potrà ottenere solo un indennizzo economico;
  • Il secondo quesito intende abrogare il tetto all’indennità nei licenziamenti nelle imprese con meno di 16 dipendenti. Se si viene licenziati in modo illegittimo, l’indennità massima non può superare sei mensilità. Al contrario, in caso di vittoria del “Sì”, un giudice potrebbe ordinare indennizzi superiori;
  • Il terzo quesito chiede la cancellazione della riforma Renzi che consente contratti di lavoro a termine fino a 12 mesi senza le “causali”. Ora le aziende non sono obbligate a motivare l’assunzione di dipendenti con un contratto a tempo determinato. Se dovesse vincere il “Sì”, invece torna l’obbligo come era prima;
  • Il quarto quesito chiede di abrogare la norma che in caso di infortunio sul lavoro limita la responsabilità all’azienda appaltatrice o subappaltatrice, escludendo invece l’azienda appaltante. Se vince il “Sì”, la responsabilità sarebbe estesa anche al committente.
  • L’ultimo quesito si occupa di cittadinanza e chiede di dimezzare da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza per un maggiorenne. 

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Autore
Blitz

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