Regionali Calabria, Vito Pitaro, unico vibonese eletto in Consiglio regionale
- Postato il 8 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Regionali Calabria, Vito Pitaro, unico vibonese eletto in Consiglio regionale
L’avvocato Vito Pitaro è l’unico vibonese che entra in Consiglio all’esito del voto per le elezioni regionali in Calabria. Ha preso più di un terzo dei voti totali della lista Noi Moderati consentendo alla stessa di raggiungere il quorum e addirittura far eleggere un secondo consigliere.
VIBO VALENTIA – Ci accoglie davanti al suo studio. Immancabile sigaro acceso e cellulare attaccato all’orecchio, quasi un’estensione del suo corpo. Squillerà una dozzina di volte durante i 15 minuti dell’intervista. Entriamo nel suo studio dove svetta un ritratto di lui con tutta la famiglia. Il volto è stanco ma la soddisfazione è massima. È l’unico vibonese ad avercela fatta, tra l’altro con una affermazione eclatante, non solo trascinando il partito fino al superamento del quorum, seppur di un soffio, ma addirittura di far eleggere un secondo consigliere.
Vito Pitaro, avvocato vibonese, torna a Palazzo Campanella per “Noi Moderati”, forte di 12mila preferenze e riprende da dove aveva lasciato, 4 anni fa, dopo la sua mancata ricandidatura alle elezioni regionali in Calabria. È l’unico vibonese ad avercela fatta, E in questa intervista esclusiva al Quotidiano del Sud, racconta la sua campagna per le elezioni regionali in Calabria.
Avvocato Pitaro, innanzitutto una battuta: le piace il titolo “mister 12.000 voti”?
«No (sorride, ndr). Chiunque mi conosce sa che non mi piace enfatizzare i risultati politici perché non sono personali ma di un gruppo, politico e non, fatto di tante persone, tanti amici che in questi anni mi hanno seguito credendo in un progetto che oggi ha preso le forme di “Noi moderati” ma che solo ieri era un progetto civico che abbiamo portato avanti sempre insieme. E il risultato odierno viene fuori da un lavoro di presenza sul territorio, sui problemi e di attenzione alle problematiche delle persone, perché ho sempre sostenuto che non per forza bisogna essere nelle istituzioni per fare politica. Possono essere un veicolo più veloce per arrivare a un obiettivo ma anche in assenza di esse se ci si mette d’impegno al traguardo si può arrivare ugualmente».
Diciamo che su questo veicolo più veloce ci è appena (ri)salito. Tra l’altro, dopo la delusione della mancata ricandidatura del 2021, dove si è comunque messo a disposizione di un’altra persona (Michele Comito), è riuscito contestualmente a ricostruire tutta la sua rete, consolidarla e ampliarla.
«Questo fa parte di quel ragionamento politico che ho cercato sempre di trasmettere alle persone con cui faccio un percorso e in particolar modo ai giovani. I progetti non sono mai personali e quando manca qualcuno ci deve essere sempre l’altro a sostituirlo. Ho detto ai miei che in una situazione del genere che una reazione di pancia sarebbe stata una cosa sbagliata. Era una situazione molto complicata anche da capire, perché ero certo della ricandidatura e vederla sfumare, poi in quel modo, quasi diventando un capro espiatorio regionale di situazioni di cui poi non sei neanche conoscenza, ma che ti vengono costruite di sopra tua insaputa, si poteva cadere nell’errore».
Lei avrebbe potuto far cadere l’allora amministrazione Limardo, ma non lo ha fatto. Perché?
«Ho voluto dimostrare, lo stesso giorno in cui ho fatto un passo indietro, che il progetto continuava e avevo invitato i miei amici a votare per Michele Comito, proprio perché era necessario far capire ai più giovani che vogliono fare politica che ci sono alcuni momenti in cui si deve rinunciare a qualcosa, rimanere comunque nel progetto, e lavorare come se si fosse ancora direttamente coinvolti in prima persona perché c’è sempre una seconda chance. La politica è pazienza, lavoro continuo, lucidità, razionalità e passione».
ELEZIONI REGIONALI IN CALABRIA: INTERVISTA A VITO PITARO
Tra l’altro, un dato importante, comunque inaspettato, è che siete passati dalla paura di non superare il quorum ad eleggere addirittura due rappresentanti.
«Sì, e questo fa parte di questa legge di difficile interpretazione. Sfido chiunque, salvo il mio amico Maurizio Lento, a capire effettivamente l’elasticità di questa normativa. È un sistema complicatissimo per cui paradossalmente si rischia con 200 o 300 voti in più di prendere due consiglieri o di non prendere neanche uno, e con il doppio dei voti poter prendere sempre lo stesso numero di consiglieri regionali. Io dico sempre che salvo i più votati, nei partiti più grandi, tutti gli altri devono aspettare il ministero per capire se effettivamente sono entrati o meno in consiglio, perché non dipende dal numero di voti personale o della lista, ma dipende da una serie di calcoli».
E proprio di calcoli, si dice di lei che sia molto bravo coi numeri. Ma è vero che una volta capito che Noi Moderati avrebbe superato il 4% ha un po’ allentato la campagna elettorale? Chiaramente è una battuta, ma avete comunque rischiato molto.
«(Sorride, ndr) Abbiamo dovuto attendere fino a notte fonda, quasi l’alba ma alla fine è andata bene. Io posso dire di aver dato tutto me stesso. Ho fatto una selezione del patrimonio politico da cui potevo attingere, non sono andato dappertutto, ho rispettato le scelte di alcune amministrazioni, nonostante quando sono stato consigliere regionale sia stato molto vicino ad esse. Ho deciso di non farlo perché poi l’amministratore rappresenta il cittadino e deve essere consapevole nel momento in cui decide di dare un sostegno a un candidato o a un altro».
Prima lei parlava dell’appoggio a Comito. Si può dire la forza di Vito Pitaro in questa elezione si è vista non solo dalle sue 12mila preferenze ma anche nell’affermazione al di sotto delle aspettative di Comito?
“Allora, voglio chiarire che Michele Comito non ha avuto un risultato deludente. Si fa un paragone con i voti precedenti e si dice prima ne ha presi 12 mila, ora ne ha presi 6 mila e rotti. In realtà, la situazione va contestualizzata e peraltro ogni elezione a distanza di 4-5 anni è a sé stante nel senso che ci sono equilibri totalmente diversi. Io penso, invece, che abbia ottenuto un risultato lusinghiero che lo stava portando alla riconferma non avvenuta per soli 400 voti”.
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Torna a Palazzo Campanella 4 anni dopo. Da dove ricomincia?
«In realtà non ho mai interrotto il mio lavoro intrapreso nel 2020 a favore della Calabria, dei nostri territori, delle nostre comunità facendolo sempre in modo fattivo. Mi sono ripromesso però di cambiare un po’ l’approccio che ho avuto in quegli anni, diretto a portare dei finanziamenti ai comuni. Ho capito che oggi rischiamo di fare doppioni di opere pubbliche. Allora prima di fare una piazza devi contestualizzare la situazione e capire che quella piazza se la fai nuova significa che ci sono dei giovani, delle persone che ci vanno. Voglio dire che oggi, più che mirare a dare un finanziamento, che è giusto ma deve essere contestualizzato alla situazione, bisogna spostare l’attenzione dedicandola a costruire qualcosa per i giovani, quindi occasioni di lavoro, di studio per consentire loro di rimanere qui in Calabria».
Deve ancora entrare in Consiglio e sta già proponendo una legge?
«Dico che il nostro primo lavoro sarà quello di mettere in atto subito delle proposte e concretizzare le normative mirate ai giovani. La proposta di Occhiuto di un sostentamento per i giovani universitari è ottima. Io cercherò di far ridurre eventualmente la parte del merito a un punteggio più basso, perché per quanto è importante il risultato esso non è dovuto solo alla preparazione ma anche a uno stato d’animo, per cui vedremo anche di fare alcuni correttivi. È questa la mia battaglia, oggi».
Maurizio Lupi l’ha chiamata?
“Sì, mi ha fatto le congratulazioni e gli auguri di buon lavoro ma è stato presente in tutta la campagna elettorale e io ringrazio lui e Pino Galati e “Noi Moderati” per avermi dato la possibilità di riprendere un cammino politico in un partito in cui oggi mi posso rispecchiare e che può essere anche arricchito da una cultura politica che deriva da un altro tipo di matrice consentendo di allargare il consenso, puntando su problemi e questioni che oggi sono state poco attenzionate e che appartengono alla mia storia politica”.
Lei è l’unico consigliere regionale del Vibonese, quindi oneri e onori. Forse bisognerà ricucire un po’ il rapporto con Occhiuto.
«Guardi, io con Roberto Occhiuto non ho mai avuto di fatto alcun problema. Avevamo due visioni differenti nel 2021. La sua da qualche settimana è cambiata, la mia è rimasta sempre la stessa».
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Regionali Calabria, Vito Pitaro, unico vibonese eletto in Consiglio regionale