Regionali vicine, Meloni e Schlein in campo, Marche come Gaza, parole invece di missili
- Postato il 18 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Ci siamo: si vota per le Regionali fra meno di dieci giorni e le Marche diventano la cartina di tornasole di questo appuntamento a cui si dà, giustamente, una grande importanza.
Lo dimostra il fatto che ieri fra Ancona e Pesaro Giorgia Meloni ed Elly Schlein hanno messo sul piatto le loro carte.
La premier ha detto che in cinque anni in cui ha governato il “suo” Francesco Acquaroli, la regione ha fatto un notevole salto di qualità tanto da essere considerato un territorio “extra moenia” che si è imposto pure in Europa.
La segretaria Pd ha elencato le “grandi pecche” di cui si è macchiata la maggioranza, in primo piano la salute. Da una parte il privato che si espande, dall’altro il pubblico che indietreggia.
Che la posta in palio alle Regionali sia notevole è un fatto indubitabile: Giorgia era accompagnata da Taiani e Salvini; Elly dal candidato Matteo Ricci (un deputato europeo che vuol tornare a casa) e dal presidente del partito Stefano Bonaccini.
La campagna per le Regionali nelle Marche

Nemmeno a distanza, si è usato il politically correct. Anzi, la premier ha parlato di una sinistra “creatrice di odio”, mentre la Schlein ha ribattuto dicendo che la maggioranza si serve solo di un linguaggio in cui risalta una vuota retorica.
Non sono mancati i colpi bassi, le foto che dimostrano la grande unione dei due gruppi, mentre la realtà offre un panorama ben diverso.
Tra Salvini e Taiani, le differenze sono molteplici, ogni giorno se ne affaccia una; il Pd di Schlein presenta una infinità di facce che mandano spesso in tilt la segretaria.
Una Salis all’orizzonte
Con nuove stelle che si affacciano all’orizzonte, in primis l’onnipresente sindaco di Genova Silvia Salis, che in un futuro non lontano potrebbe essere la prima inquilina di largo del Nazareno.
Le frecciate piene di veleno sono sempre presenti nonostante l’opinione pubblica le respinga rifiutando questa politica e disertando le urne con l’assenteismo che cresce a dismisura.
Però l’odio di cui si è parlato spesso nella settimana in corso non accenna a diminuire. Eccola la prova provata: a Genova un consigliere del pd, tale Claudio Chiarotti, rivolgendosi ad un’avversaria di Fratelli d’Italia, Alessandra Bianchi, la ziittisce con queste parole: “Non dire stupidaggini (eufemismo), vi abbiamo già appeso per i piedi una volta”. Perchè tanto baccano? Per un minuto di silenzio richiesto per la morte di Charlie Kirk, non concesso.
Tutto avviene in un paese che avrebbe bisogno di solidarietà per uscire da un periodo difficile e puntare a crescere. Al contrario, siamo alle battute che non hanno nulla a che fare con l’educazione che dovrebbe essere la base di chi ci rappresenta.
Si pensa, invece, a come mettere al tappeto chi la pensa in modo contrario: un nemico, non un avversario. Dimenticando che quel sostantivo ha fatto nascere due guerre che stanno sconvolgendo il mondo.
In Ucraina, i bombardamenti portano morte e distruzione; a Gaza decine di migliaia di persone fuggono verso sud nella speranza di trovare uno spicchio di terra dove possano mangiare un pezzo di pane e dormire sotto un tetto.
Di fronte a tanto orrore e a tanta sofferenza, c’è chi pensa – inorridite -solo al suo futuro e magari alla sua ricchezza. È il caso del ministro israeliano Bezalel Smotrich, il quale getta la maschera e afferma con gioia: “Gaza è una miniera d’oro, abbiamo già avviato i negoziati con gli Stati Uniti. la ricostruzione si potrebbe ripagare da sola”.
La speranza è che si tratti di una convinzione personale che non abbia seguito. Altrimenti, potremmo solo rimanere di ghiaccio dinanzi a tale ignominia.
È da poco iniziato l’anno scolastico che presenta tante novità sulle quali le critiche sono state molteplici. In classe si andrà senza il telefonino (era ora), non si potranno indossare mini pantaloncini, così i top ed altri indumenti succinti.
“Si vuole andare contro la libertà”, sostiene qualcuno. Certo, essere liberi vuol dire per costoro discorrere al telefono mentre un professore spiega una lezione o anche picchiarlo se è di avviso contrario. “Si sta andando indietro nel tempo”, afferma un ultras del progressismo. Senza contare che a volte retrocedere vuol dire fare quattro passi avanti.
Non c’è dubbio che chi vuole andare certamente avanti è un giovanotto di 20 anni che ha vinto la medaglia d’oro nel salto in lungo. Si chiama Mattia Furlani è volato per sei metri e trentanove centimetri, un record che lo ha riempito d’orgoglio.
Un balzo talmente scioccante vorremmo consigliarlo anche a chi siede in Parlamento o dintorni. Chissà se in questo modo non si riusciranno ad evitare ostacoli burocratici e liti da cortile.
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