Regno Unito, la “crisi umanitaria” dell’infanzia è da record: 4,5 milioni di bambini vivono sotto la soglia di povertà

  • Postato il 17 ottobre 2025
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La povertà infantile nel Regno Unito ha raggiunto livelli record, con 4,5 milioni di bambini che vivono sotto la soglia di povertà relativa nel periodo fino ad aprile 2024, secondo i dati più recenti pubblicati dalla Children’s Commissioner. Significa che quasi un bambino su tre – il 31% del totale – è esposto a privazioni che ne compromettono lo sviluppo, dall’accesso al cibo sano alla stabilità abitativa. L’aumento di 100.000 casi rispetto all’anno precedente segna un trend allarmante, con oltre 172.000 minori costretti a vivere in alloggi temporanei a fine giugno 2025, un record storico che gli attivisti definiscono una “crisi umanitaria”.

Questi numeri, diffusi da fonti governative e charities come la Joseph Rowntree Foundation e Save the Children, riflettono un peggioramento delle condizioni e delle tutele che ha visto una drammatica accelerazione dopo la pandemia di Covid e l’aumento del costo della vita.

A livello locale, le disparità sono drammatiche: in aree a forte urbanizzazione, come Londra e Manchester, la povertà tocca il 43% dei bambini, mentre in Scozia e Irlanda del Nord si attesta intorno al 25%. “I bambini non parlano di ‘povertà’ come concetto astratto, ma riferiscono di non avere cose basilari: una casa sicura senza muffa o topi, un letto grande abbastanza, cibo ‘di lusso’ come il bacon, un posto per fare i compiti, il riscaldamento, la privacy in bagno”, ha dichiarato Dame Rachel de Souza, Children’s Commissioner per l’Inghilterra, in un rapporto scioccante che evoca scenari “quasi dickensiani”.

La sua analisi, basata su testimonianze dirette, rivela come nell’ultimo anno 800.000 bambini abbiano fatto ricorso alle food banks, le mense per i poveri, e 3 milioni subiscano vari livelli di deprivazione materiale, privi di beni essenziali come vestiti caldi o attività ricreative di base. Oltre 500.000 minori vivono in famiglie indebitate con il governo per prestiti legati all’Universal Credit, il disfunzionale sistema di sussidi pubblici, con un debito cumulativo di 143 milioni di sterline. Questo scenario, aggravato dalla recessione e dall’inflazione persistente, ha portato a un aumento del 700.000 casi di povertà infantile dal 2010/11 al 2022/23, quando erano già 4,3 milioni, secondo il Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni (DWP).

In Inghilterra, 151.630 minori erano senzatetto a marzo 2024, spesso in alloggi precari che ne rendono difficile l’istruzione e ne compromettono la salute. Le ragioni di questa escalation sono complesse, multifattoriali, e radicate in politiche e dinamiche economiche degli ultimi 15 anni. Innanzitutto, la crisi del costo della vita dal 2022 al 2024 ha colpito duramente le famiglie a basso reddito: i prezzi dei beni essenziali come energia (+36%) e cibo (+29%) sono saliti più velocemente dell’inflazione generale (+18%), schiacciando bilanci familiari già fragili. Spesso questi bambini sono affidati solo ad un genitore, ma non mancano i casi in cui, anche se entrambi i genitori sono presenti e lavorano, i loro stipendi a basso reddito non sono sufficienti a garantire una vita dignitosa.

La stagnazione salariale, unita a una crescita economica debole prevista fino al 2030, ha reso impossibile per molti coprire le spese base, con il 28% del reddito mediano speso solo per l’alloggio nel 2022/23. Un fattore chiave è il “two-child benefit cap”, introdotto nel 2017 dai Conservatori, che limita i sussidi per i figli oltre il secondo: questa misura trascina in povertà 109 bambini al giorno e colpisce soprattutto famiglie numerose, etniche minoritarie e con disabili, dove la quota di bambini poveri è passata dal 31% al 43% dal 2010.

Tagli ai benefits, insicurezza lavorativa (il 69% dei bambini poveri vive in famiglie lavoratrici) e barriere all’impiego come responsabilità di cura, disabilità e mancanza di childcare accessibile – completano la desolazione del quadro. Come ha osservato l’ex premier Gordon Brown in un intervento sul Guardian: “Non ero preparato alla povertà infantile che vedo in Gran Bretagna oggi: case senza riscaldamento, camere senza letti, cucine senza utensili. È la totalità delle condizioni in cui vivono i ‘figli dell’austerity’, nati in povertà durante gli anni Tory”.

Brown denuncia anche l’aumento della “povertà assoluta”, con famiglie sotto il 50% del reddito mediano, e l’umiliazione sociale che i bambini subiscono a scuola, dove vengono esclusi per mancanza di scarpe o sapone o affidati alla generosità degli istituti o dei singolo docenti. Il problema è antico e mai risolto strutturalmente, anche se un miglioramento sensibile si era avuto proprio con Gordon Brown nei primi anni del 2000. Il governo laburista di Keir Starmer sta accelerando il proprio piano d’azione, con una strategia decennale annunciata per l’autunno 2025 che mira a invertire il trend entro il mid-2030, focalizzandosi su occupazione e alloggi.

Il documento del DWP, intitolato “Tackling Child Poverty: Developing Our Strategy”, individua quattro pilastri: l’aumento dei redditi familiari attraverso riforme della sicurezza sociale e supporto all’occupazione; la riduzione dei costi essenziali (energia, cibo, affitto, cura dei bambini); il rafforzamento della resilienza finanziaria contro i debiti; il miglioramento dei servizi locali, specialmente per la prima infanzia, con centri di supporto alle famiglie e miglioramento dell’offerta educativa. Azioni concrete già in atto includono l’estensione dei pasti scolastici gratuiti a oltre 500.000 bambini, che solleverà 100.000 dalla povertà, con un risparmio di 500 sterline annue per famiglia; e i breakfast clubs gratuiti, con 2 milioni di pasti serviti finora, che valgono altre 450 sterline di risparmio. Molte famiglie contano sull’offerta scolastica, e le vacanze significano fame.

Al centro del dibattito c’è però l’abolizione del two-child cap: la ministra dell’Istruzione Bridget Phillipson sta spingendo per eliminarlo interamente nel budget di novembre, una mossa che, secondo la Child Poverty Commission, potrebbe sollevare 500.000 bambini dalla povertà relativa a un costo di 3,4 miliardi annui.

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