Report Ue: “Dall’Italia progressi limitati su conflitti di interessi e lobby”. Libertà di stampa: richiami su caso Paragon ed emendamento Costa

  • Postato il 8 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Gli attacchi alla magistratura, la durata dei processi, la percezione della corruzione. Ma anche la carenza di regole su lobbismo e finanziamenti ai partiti, il bavaglio all’informazione giudiziaria, la libertà di stampa, l’abuso dei decreti legge. Come ogni estate, il Rapporto sullo Stato di diritto pubblicato dalla Commissione europea passa in rassegna gli indicatori dello stato di salute della democrazia nel nostro Paese e negli altri Stati membri dell’Unione. Nella versione 2025 si afferma che l’Italia ha compiuto progressi “limitati, ridotti o nulli” sugli aspetti oggetto delle raccomandazioni formulate lo scorso anno: l’approvazione di norme per regolare il conflitto d’interesse e le lobby, compresa l’istituzione del registro nazionale dei lobbisti, e l’adozione di una normativa sui finanziamenti ai partiti per affrontare la “pratica di convogliare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche”.

Male anche la protezione per i giornalisti: non vi sono progressi “nel proseguimento dell’iter legislativo relativo al progetto di riforma in materia di diffamazione e tutela del segreto professionale“, si legge nello schema iniziale dedicato all’esito delle raccomandazioni. Più nel dettaglio, il rapporto sottolinea che i cronisti italiani “continuano a incontrare ostacoli nell’esercizio della loro professione” e cita il caso del software-spia dell’azienda israeliana Paragon, usato per sorvegliare giornalisti critici con il governo come il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il fondatore di Dagospia Roberto D’Agostino. Il caso “ha sollevato preoccupazioni tra gli addetti ai lavori, che hanno sottolineato come l’uso di uno spyware contro giornalisti fosse un fatto senza precedenti in Italia e violasse il segreto professionale e importanti norme nazionali”, si legge nel documento.

La Commissione dedica un paragrafo anche all’accesso all’informazione giudiziaria, che “rimane una fonte di preoccupazione per i giornalisti”. Si citano la riforma Cartabia del 2021, che ha attribuito al solo procuratore capo la facoltà di fornire notizie sulle indagini in casi limitati, e l’emendamento-bavaglio del deputato di Forza Italia Enrico Costa, in base al quale, dallo scorso dicembre, è diventato proibito citare tra virgolette le ordinanze di arresto. “Secondo il governo, queste misure assicurano un equo bilanciamento tra la protezione della presunzione d’innocenza e la libertà d’informazione. Alcuni portatori d’interesse, però, hanno sostenuto che l’emendamento Costa potrebbe avere effetto deterrente sui giornalisti, i quali potrebbero essere più esposti al rischio di cause per diffamazione in caso di riassunti o parafrasi imprecise“, scrivono gli esperti della Commissione.

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Il Fatto Quotidiano

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