Reportage dagli States 2025: le giornate a New York e in Texas

  • Postato il 10 ottobre 2025
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  • Di Paese Italia Press
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di Goffredo Palmerini

 
L’AQUILA – Settembre, andiamo, è tempo di migrare! Siamo infatti andati dall’Aquila, da dove iniziava il Tratturo Magno, ma non verso il Tavoliere pugliese dove per secoli hanno migrato i nostri pastori e le loro greggi percorrendo “un erbal fiume silente”, come l’immaginifica creatività di D’Annunzio poetava. Siamo andati invece in America, trasvolando l’oceano, in una migrazione di appena due settimane (dal 10 al 24 settembre), non certo come di quelle sui bastimenti che tanti italiani hanno affrontato nella Grande Emigrazione, ma con un comodo volo di 9 ore da Roma a New York. Undici studenti universitari aquilani e fuori sede, un gruppo simbolico in rappresentanza dei tanti giovani che frequentano la Parrocchia Universitaria “San Giuseppe Artigiano” dell’Aquila, insieme alla loro guida spirituale, il parroco don Federico Palmerini, hanno voluto fare questa esperienza per conoscere direttamente il fenomeno migratorio riguardante una tra le rotte più seguite dalla nostra emigrazione, dopo quelle del Brasile e dell’Argentina, appunto gli Stati Uniti, dove le varie generazioni degli emigrati italiani con gli italo-discendenti costituiscono oggi una cospicua comunità di oltre 18 milioni di oriundi. Una comunità che dopo le sofferenze ed i pregiudizi patiti all’inizio delle due ondate migratorie nei due secoli precedenti ha saputo riscattarsi ed affermarsi in tutti i campi, conquistando stima e prestigio, insieme al rispetto della società americana. Traguardi di successo, costati prove durissime alle generazioni precedenti, che oggi sono talmente evidenti da trovare consacrazione, come tra alcuni giorni accadrà, negli eventi del Columbus Day, in tutti gli States ma soprattutto a New York, nella celebre Parata sulla Quinta Avenue, dove ogni anno si palesa la più grande manifestazione dell’orgoglio italiano in America.
 
La missione negli Stati Uniti del gruppo universitario dell’Aquila si è dispiegata in 6 giorni nella Grande Mela e gli altri 8 in Texas. Gli undici studenti universitari (Matteo, dell’Aquila; Matteo, Mattia, Giuseppe e Corrado di Vasto; ⁠Monica di Montesilvano; ⁠Cornelia di Pordenone; ⁠Mattia, Luca e Margherita di Torino; ⁠Giacomo di Chieti) e il loro parroco don Federico hanno chiesto a chi scrive di accompagnarli, almeno a New York, anche per promuovere e organizzare qualche incontro significativo che li avvicinasse al tema dell’emigrazione. Ho accettato di buon grado, anticipando questa volta a settembre l’annuale visita d’ottobre a New York o in altre città degli States, perché mese celebrativo della cultura italiana. Siamo così partiti ed arrivati quasi alla stessa ora, loro con un volo Delta, chi scrive con ITA. Questo reportage esce alcuni giorni dopo il loro rientro, giusto il tempo di raccogliere appunti del viaggio e le loro emozioni, se possono interessare qualche lettore. La prima settimana a New York la racconto in prima persona, avendola vissuta quasi del tutto insieme al gruppo. Il 15 settembre, mentre loro volavano a Houston, chi scrive rientrava in Italia per un impegno culturale a Gorizia, dove il 19 settembre si sarebbe tenuto il Premio internazionale d’Eccellenza “Città del Galateo”. La settimana in Texas è invece il racconto “de relato”, attraverso le annotazioni e le esperienze vissute dal gruppo, riportate a mo’ di diario di viaggio da don Federico. Ecco dunque, giorno per giorno, il racconto della missione in America.
 
Mercoledì 10 settembre, intorno alle 14 l’arrivo al JFK Airport. Grande fila agli sportelli dell’immigrazione, un’ora e mezza per le pratiche d’ingresso. Il gruppo dei dodici vanno in metro verso il loro alloggio, a East Harlem, presso il convento Our Lady of Mount Carmel, una buona sistemazione, trovata dopo diversi altri tentativi grazie alla segnalazione di don Luigi Portarulo, uno dei sacerdoti della Cattedrale di St. Patrick. Per chi scrive è stato meno agevole l’arrivo al 145W della 55^ Strada, per via dei lavori in corso sull’autostrada d’accesso all’aeroporto, due ore abbondanti di taxi. All’arrivo l’abbraccio di Piero Picozzi, mio ospite e fraterno amico, con il quale condivido l’amicizia affettuosa verso Mario Fratti, il grande drammaturgo d’origine aquilana scomparso due anni fa, ed ora la custodia della sua memoria. Piero mi ha aspettato sulla porta fino al mio arrivo, rinviando un appuntamento di lavoro, segno di premura e di amicizia davvero commendevole che mi commuove. Mi dà le chiavi della casa e va al suo appuntamento. Lascio in casa il mio bagaglio e subito approfitto per una passeggiata rilassante tra il verde e l’ombra del Central Park, animato come sempre di varia umanità. Ristora camminare per il parco, il cuore verde di New York che ti fa subito immergere nell’atmosfera della città e delle sue innumerevoli stimolazioni.

Al Russ-Berrie-Pavilion con il Prof Accili


Giovedì 11 settembre. Nella mattinata il gruppo dei dodici sceglie la suggestiva passeggiata sull’High Line, la vecchia ferrovia di New York diventata un parco lineare sopraelevato che si snoda per circa tre chilometri tra il Meatpacking District, Chelsea e l’Hudson Yards, un’attrazione unica per aree verdi e scorci panoramici sulla città. Nel pomeriggio, alle 14:30, l’incontro con Domenico Accili, medico endocrinologo, professore ordinario della Columbia University. Lo avevo concordato con lui più di due mesi fa, in ragione dei suoi molteplici suoi impegni. Arriviamo con qualche minuto d’anticipo al Centro di ricerca dove ci aspetta. Il prof. Accili, aquilano d’origine – per essere amico di famiglia lo chiamo confidenzialmente Mimmo – ci accoglie con grande cordialità. In una sala riunioni ha fatto preparare per noi un buffet di dolci, caffè e bevande. Poi, chiesto ai giovani città d’origine e le facoltà dove seguono gli studi a L’Aquila, Mimmo ci racconta la sua storia professionale e la sua particolare “emigrazione” negli Stati Uniti. Laureato all’Università Cattolica di Roma, ha seguito presso il Policlinico Gemelli la formazione in Medicina interna. Venuto negli Stati Uniti con una borsa di studio Fogarty presso l’Istituto nazionale del diabete e delle malattie renali digestive di Bethesda, nel Maryland, è diventato direttore della Sezione Genetica e azione ormonale del prestigioso National Institutes of Health. Dal 1999, chiamato dalla Columbia University, insegna presso il College of Physicians & Surgeons e come medico curante presso il Columbia Presbyterian Hospital.
 
Fin dal suo arrivo, nel 1998, la Columbia University lo incaricò di creare un Centro di ricerca utilizzando una donazione della Fondazione Russel Berrie. Ed è così che il prof. Accili fece nascere, a cominciare dalla costruzione della struttura, il Russ Berrie Medical Centre, centro di ricerca e cura tra i più prestigiosi al mondo nel campo della diabetologia e della scienza dell’alimentazione, il quale Centro ogni anno continua ad avere il sostegno economico dalla Fondazione per un’entrata pari a un terzo del suo bilancio. Mimmo ha illustrato le qualità e l’eccellenza del Centro che egli stesso fondò 25 anni fa su incarico della Columbia, facendolo diventare un’eccellenza mondiale. Ha poi ricordato i suoi anni a L’Aquila e Roma, poi in Usa a Bethesda. Quindi l’assunzione come professore alla Columbia University e primario nel più grande ospedale policlinico privato di New York. Ha quindi dialogato con gli studenti, rispondendo alle loro domande. Poi ha fatto domande sulla sua città, L’Aquila, e sulla sua ricostruzione. Egli è figlio di un politico, il Sen. Achille Accili, che tanto ha dato alla nostra città e all’Abruzzo, Senatore della Repubblica per ben 5 legislature e Sottosegretario di Stato. Ho ricordato ai giovani universitari che proprio al Sen. Accili si deve la statizzazione dell’Università dell’Aquila, che ha consentito lo sviluppo successivo dell’ateneo portandolo ai 27mila studenti prima del terremoto del 2009. È stato un incontro davvero ricco di informazioni utili e soprattutto di emozioni. Il prof. Accili, con il suo talento il riconosciuto prestigio negli States e nel mondo, onora L’Aquila, l’Abruzzo e l’Italia. Abbiamo concluso l’incontro con un abbraccio e una foto ricordo. Nel resto del pomeriggio tutto il gruppo ha fatto una lunga scarpinata per il Central Park, sulla Quinta Avenue, una visita alla Cattedrale di St. Patrick, al Rockfeller Center e a Times Square. Nel frattempo alcuni hanno gustato a Broadway il musical Harry Potter.
 
Venerdì 12 settembre, mattinata alla Statua della Libertà e visita ad Ellis Island, un’immersione nella storia dell’emigrazione italiana negli States attraverso gli archivi di quello che fu la struttura dove gli immigrati venivano registrati, verificati e tenuti in quarantena, prima di raggiungere le loro destinazioni. Oppure talvolta rispediti al paese d’origine, se giudicati inidonei, fatto che non di rado portava diverse persone al suicidio.

Valentina Fratti – Goffredo Palmerini

Alle ore 16 tutti all’Istituto Italiano di Cultura, in Park Avenue, per l’incontro con Valentina Fratti, nella Sala-museo che l’Istituto ha dedicato a Mario Fratti, il grande drammaturgo aquilano scomparso il 15 aprile 2023, uno dei più grandi autori di teatro al mondo. Abbiamo parlato con la figlia Valentina, autrice e regista teatrale, della drammaturgia del padre, delle tematiche sociali e dell’imprevedibilità delle sue opere, che ne hanno costituito il successo negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Fratti arrivò a New York nel 1963 per assistere alla rappresentazione del suo dramma “Suicidio”, che Lee Strasberg aveva messo in scena. Iniziò da quel fatto la sequela di successi delle sue opere teatrali che lo portarono a vincere ben 7 Tony Award – nel teatro come gli Oscar per il cinema – specie con il famosissimo musical “Nine”. Mario Fratti appena dopo il suo arrivo a New York fu subito chiamato dalla Columbia University ad insegnare Storia del teatro, poi per 27 anni è stato docente dell’Hunter College della City University of New York (Cuny). Mario Fratti amava tanto L’Aquila, dove era nato il 5 luglio 1927. A New York è stato talmente famoso che bastava dire Mario che tutti pensavano a lui o all’altro Mario, Cuomo, anch’egli d’origine italiana, Governatore dello Stato di New York.

Goffredo-Palmerini – Claudio-Pagliara- Valentina-Fratti

Finito l’incontro è arrivato il nuovo direttore dell’Istituto di Cultura, Claudio Pagliara, giornalista RAI e responsabile della sede di corrispondenza per gli Stati Uniti. Le altre ore della sera hanno consentito la visita alla Grand Central Station, artistica stazione cuore delle linee ferroviarie della Grande Mela, insieme alla Pennsylvania Station. Infine una capatina alla Public Library di New York, la più grande biblioteca del mondo.
 
Sabato 13 settembre. Nella mattinata don Federico ha concelebrato Messa nella chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola, su Park Avenue, dove poi il gesuita che ha presieduto la celebrazione – Padre James Casciotti, genitori originari di Carpineto Romano, paese di Leone XIII – e una signora della parrocchia, Gerardina Rizzo, con genitori emigrati napoletani, hanno offerto a tutto il gruppo una gustosa colazione. È seguita la visita al Ground Zero Memorial, che ricorda le 2.750 vittime delle Torri Gemelle, quindi la visita ai Musei d’arte moderna MoMA e Guggenheim.
 
Domenica 14 settembre. Nella mattinata ci siamo dati appuntamento a Little Italy, alla Old Cathedral St. Patrick. Gran fermento a Mulberry Street, la strada posteriore alla chiesa, lato dell’abside. Già piena di bancarelle di merce italiana, food street con varie preparazioni alimentari e leccornie del Belpaese. La comunità italiana, e quella napoletana in particolare, si prepara a festeggiare San Gennaro, il 19 settembre, anche con questa specie di fiera o mercato rionale che impegna in tutta la sua lunghezza Mulberry Street. La percorriamo tutta, fino a China Town, poi torniamo indietro, abbiamo appuntamento con don Luigi Portarulo alle 11 per un incontro di saluto, poi per la Messa domenicale. La Basilica di St. Patrick, meglio conosciuta come St. Patrick’s Old Cathedral, è una chiesa parrocchiale cattolica, ex cattedrale dell’arcidiocesi di New York, situata nel quartiere di Little Italy a Lower Manhattan. Costruita tra il 1809 e il 1815 su progetto di Joseph-François Mangin in stile neogotico, fu sede dell’arcidiocesi fino all’inaugurazione nel 1879 dell’attuale Cattedrale di San Patrizio sulla Fifth Avenue. Le liturgie vi vengono celebrate in inglese, italiano, spagnolo e cinese. La chiesa, al 260-264 di Mulberry Street, ha l’ingresso principale su Mott Street. Old St. Patrick è stata dichiarata nel 1966 punto di riferimento di New York City e il complesso della cattedrale è stato aggiunto nel 1977 al Registro nazionale dei luoghi storici. È stata elevata a Basilica minore da Papa Benedetto XVI nel giorno di San Patrizio, il 17 marzo 2010.
 
Vicino alla vecchia Cattedrale di St. Patrick c’è la chiesa del Preziosissimo Sangue e le due parrocchie, che si sono fuse in una, condividono sacerdoti e personale amministrativo. La costruzione della chiesa del Preziosissimo Sangue fu completata nel 1904. A partire dalla fine del XIX secolo, gli immigrati italiani in cerca d’i una vita migliore in America iniziarono ad arrivare a New York in gran numero. Le ondate di immigrati che si stabilirono a Lower Manhattan all’inizio del Novecento e formarono il quartiere poi chiamato Little Italy. Non fu affatto facile la vita per gli immigrati nella loro nuova terra. Le famiglie erano stipate in case sovraffollate, squallide, spesso antigeniche. Agli immigrati italiani, evitati dai newyorkesi affermati che li consideravano gente inferiore, non era permesso pregare nelle chiese della città, ma venivano relegati in spazi improvvisati negli scantinati per le celebrazioni religiose. Considerando la precaria situazione di questi immigrati, nel 1888 il Vaticano decretò l’istituzione di una Parrocchia italiana per servire la popolazione in rapida crescita. Un gruppo di Padri Scalabriniani fu incaricato di formare la Parrocchia nazionale italiana del Preziosissimo Sangue. Tre anni dopo, essi acquistarono un terreno a Baxter Street e iniziarono la costruzione della chiesa. Subito dopo l’apertura al culto, vari gruppi chiesero il permesso alle autorità ecclesiastiche di ammettere nella chiesa statue di santi relative alle loro città e paesi italiani. Gli immigrati da Napoli e campani, assai numerosi tra i residenti di Mulberry Street, portarono a New York la loro devozione a San Gennaro, martire romano del terzo secolo e patrono di Napoli, la cui festa canonica è il 19 settembre. I frati Francescani, succeduti agli Scalabriniani, dotarono la chiesa d’una reliquia del sangue essiccato di San Gennaro. Iniziò così la Festa di San Gennaro. Nel corso degli anni l’evento è cresciuto fino ad includere una processione della statua per le strade di Little Italy, seguita da una fiera di strada, che attualmente dura undici giorni.
 
Torniamo ora alla visita di oggi 14 settembre alla Old Cathedral St. Patrick del gruppo degli universitari dell’Aquila con don Federico. Alle 11:30 vi incontriamo don Luigi Portarulo, inviato due anni fa dal Vaticano, dove prestava il suo servizio pastorale, per rafforzare la Parrocchia italiana di New York. Don Luigi ci dice che molta della sua attività è dedicata ai giovani, con ottimi risultati, anche per la sua giovane età. Il sacerdote è nato a Bernalda, città in provincia di Matera che è gemellata con L’Aquila. È molto lietamente sorpreso quando chi scrive, per molti anni amministratore e vicesindaco dell’Aquila, gli dice di aver contribuito a far nascere nel 1981 il gemellaggio tra le due città ed essere stato più volte a Bernalda nella festa del patrono San Bernardino, che è anche compatrono dell’Aquila. Poi don Federico gli parla dell’attività della Parrocchia Universitaria, invitandolo a visitare L’Aquila, magari in agosto nei giorni della Perdonanza celestiniana, il giubileo istituito da Celestino V nel 1294 quando fu incoronato papa a L’Aquila. Alle 12 tutti ci rechiamo in Cattedrale per la Messa. La celebrazione è presieduta da don Luigi, concelebranti don Federico e P. Enzo Del Brocco, passionista di origini ciociare, attualmente Rettore di un Istituto teologico a Chicago, dove si formò papa Leone XIV. Nell’omelia, P. Enzo ha richiamato il piacere dell’incontro con don Federico, pronipote di P. Umberto Palmerini, per molti anni Segretario Generale della Congregazione dei Passionisti a Roma, che è stato uno dei suoi maestri. Quante casualità talvolta s’incrociano, dico a P. Enzo salutandolo dopo la celebrazione. Come pure singolare è l’incontro del tutto casuale, in chiesa, con Marzia Bortolin, già funzionaria dell’ENIT a New York e amica cara, con la quale finita la Messa scambio parole di sorpresa e di cordialità.
 
È l’una passata, chiamo Maria Fosco per avvisarla che arriveremo con mezz’ora di ritardo al club Orsogna MAS, dove siamo attesi per le 2 pomeridiane. Dirigente del Queens College e vicepresidente de IAM (Italian American Museum), Maria è soprattutto un’esponente di punta della comunità italiana di New York. Nata negli States e figlia di emigrati abruzzesi, conserva ed alimenta le radici culturali della famiglia originaria di Orsogna, bel borgo in provincia di Chieti. Non esiste a New York un’associazione degli Abruzzesi, troppo dispersiva è la metropoli. Esistono invece due associazioni di Orsognesi entrambe situate nel quartiere di Astoria, nel distretto di Queens. A cavallo del 1943 ed i primi anni del dopoguerra molti emigrati lasciarono Orsogna, distrutta dai bombardamenti durante la terribile battaglia di Ortona tra Alleati e Tedeschi, sulla linea Gustav che spaccava in due l’Abruzzo arrivando fino al Tirreno, sotto Gaeta. Avendo le case distrutte, una marea di Orsognesi venne a New York, dove nel quartiere di Astoria già esisteva l’associazione di mutuo soccorso Orsogna Mutual Aid Society. Attualmente in Astoria si stimano oltre diecimila Orsognesi di varie generazioni, quando Orsogna in Abruzzo ne conta 4.161.
 
Ho scelto di programmare con Maria Fosco e con il presidente del club Orsogna MAS, Tony Ferrari, un incontro con la delegazione di studenti universitari dall’Aquila per consentire loro di conoscere l’emigrazione abruzzese dal vivo di una comunità. Il club ha approntato una conviviale per accoglierci. Arriviamo quasi alle 3 al club, ci stanno aspettando il presidente Ferrari e una cinquantina di soci. Ci vengono subito incontro Maria Fosco e il compagno Sante Auriti, che è stato uno dei migliori ebanisti della fabbrica di pianoforti Steinway & Sons, con sede nel quartiere di Astoria. Tony Carlucci, past president del club, ha preparato il pranzo insieme a tre collaboratori. La struttura è di proprietà del club, molto ampia con diversi locali, tra cui un bar e una vasta sala da 200 posti a sedere. C’è un grande cortile, con un campo da bocce e un pergolato dal quale pendono grappoli d’uva bianca matura. È una giornata calda, hanno preparato i tavoli sotto all’ombra della veranda. Il presidente Ferrari ci dà il suo saluto di accoglienza, don Federico recita una preghiera di benedizione, Maria scatta foto di continuo, il pranzo viene servito. Un’agape davvero fraterna, nel corso della quale si raccontano storie di vita. Prima del brindisi porto il mio saluto ai nostri corregionali, molte volte sono stato in visita da loro. Parole di ringraziamento, non solo per l’ospitalità affettuosa, quanto soprattutto per l’onore che hanno reso e rendono all’Abruzzo e all’Italia nei vari campi di attività dove si sono conquistati rispetto e stima. Finito il pranzo c’è la finale di bocce tra due coppie di gioco, miste uomo-donna. Gara molto tirata ed appassionante, che si conclude con l’ovazione alla coppia vincitrice. Alcuni giovani universitari giocano poi con i soci del club, con gli anziani, molto curiosi di conoscere dettagli dei loro studi e delle loro provenienze ma anche di raccontarsi. Il gruppo pensava di poter stare nel club un paio d’ore, invece sono le 8 di sera quando salutiamo i nostri ospiti con un abbraccio. Nel lungo pomeriggio numerosi i canti abruzzesi elevati al cielo dai giovani, con un sorprendente Tony Ferrari tenore che si cimenta in “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini, insieme a Corrado e persino a chi scrive. È stata per tutti un’esperienza davvero emozionante, documentata dalle foto e dai video che Maria con grande perizia ha realizzato. Mentre prendo la metro per tornare a casa, il gruppo di giovani vuole invece godersi tutti gli scampoli della serata sul ponte di Brooklyn. In notturna c’è una magnifica vista del profilo di Manhattan con i suoi grattacieli svettanti, che fa da pendant con il panorama dall’alto ammirato ieri dalla balconata dell’Empire State Building.

New York Columbus Circle


Lunedì 15 settembre. Questa sera riparto dal JFK Airport per rientrare in Italia e a L’Aquila. Non poteva però mancare il mio omaggio a Cristoforo Colombo, come quasi tutti gli anni faccio venendo al monumento dedicato al grande navigatore genovese, all’angolo sud-ovest del Central Park, per la cerimonia di Proclamation del Columbus Day. Quest’anno sono venuto a New York un mese prima del 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America, ma non voglio mancare l’omaggio in forma strettamente personale e non istituzionale come succede invece in ottobre. Columbus Circle oggi si presenta splendente, in una bella giornata di sole con un cielo terso senza l’ombra d’una nuvola, come d’altronde è stato in tutti e 6 i giorni passati qui nella Grande Mela. Oggi don Federico con il gruppo degli 11 universitari parte per Houston, per completare in Texas la loro missione negli States. Auguro loro un’altra bella esperienza, come lo sarà certamente, diversa da quella vissuta intensamente e con grandi emozioni qui a New York, che è un universo singolare e del tutto speciale, in termini culturali, politici e sociali. New York è New York, l’America è un’altra cosa. Ringrazio tutte le straordinarie persone che abbiamo incontrato, a partire dal prof. Domenico Accili, l’amico e concittadino Mimmo, la carissima Valentina Fratti, Maria Fosco e Tony Ferrari e gli amici abruzzesi dell’Orsogna MAS, don Luigi, Padre Enzo passionista, don Claudio che ha una parrocchia a Brooklyn, Josephine Maietta con il suo programma “Sabato italiano” a Radio Hofstra, infine il caro e fraterno amico Piero Picozzi con cui ho passato sei giorni d’amicizia fraterna, nel ricordo, attraverso aneddoti e storie vissute insieme, del nostro indimenticabile amico Mario Fratti. Ringrazio Piero anche per la sua cucina prelibata e per i suoi eccellenti vini italiani, egli sommelier e rappresentante dell’eccellenza vinicola italiana a New York. C’è infine da riferire sulla missione in Texas, de relato, attraverso la cronistoria di viaggio dal 15 al 24 settembre, che don Federico ha preparato dopo il rientro del gruppo a L’Aquila.
 
Atterrati nel tardo pomeriggio a Houston – come annota don Federico Palmerini nel diario di viaggio – si sono diretti verso College Station dove si trova una tra le più grandi università americane: la Texas A&M, attualmente con circa 80.000 studenti e un Campus che si estende per circa 22 km2. Accanto al campus sorge la Parrocchia di St. Mary (che fa parte della diocesi di Austin), con il relativo Student Center cattolico, all’interno della quale operano con il loro apostolato le Apostole della Vita Interiore, consacrate che collaborano anche con la Parrocchia Universitaria dell’Aquila. Don Federico è ospite nella canonica della Parrocchia, dove vivono il parroco father Will Straten, ed il viceparroco father Fernando Ricaud, presbiteri diocesani. Gli 11 ragazzi del gruppo sono ospiti di tre famiglie della parrocchia.

La nuova Chiesa di St. Mary a College Station

Martedì 16 settembre – Visita al Campus universitario, guidati da studenti locali, e al Centro cattolico per gli studenti, il St. Mary’s, che quotidianamente accoglie centinaia di giovani universitari con sale studio, spazi di socialità e ricreativi, occasioni di crescita umana e spirituale, luoghi e momenti di preghiera. Alle 17:30 la Messa feriale a St. Mary’s, nella nuova chiesa costruita due anni fa, che attualmente dispone di circa 1600 posti a sedere (mediamente ogni giorno partecipano alla Messa feriale circa 300-400 ragazzi). Nella chiesa antica di St. Mary’s, vicino alla nuova, si tiene ogni giorno l’adorazione eucaristica da mattina a sera, con giovani che si alternano nella preghiera, con un turno settimanale di un’ora di adorazione. Alle 19:00 il gruppo aquilano partecipa ad uno degli incontri del percorso OCIA, cioè il percorso di catecumenato per giovani non battezzati o non cattolici che chiedono di ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana (se non cristiani) o di completarla (se di altre confessioni cristiane, soprattutto di matrice protestante). In questi ultimi anni, ogni anno almeno un centinaio di giovani chiede di entrare a far parte della Chiesa cattolica.
 
Mercoledì 17 settembre – Giornata ad Austin, capitale del Texas, in visita all’University of Texas, guidati da studenti locali, e poi visita dell’University Catholic Center, con Messa e pranzo con gli studenti del Centro. Nel pomeriggio, visita in città, al Capitol Building e, successivamente, alla stupenda realtà del Community First Village, villaggio in cui, ai senza tetto che lo desiderano, dopo un cammino di accompagnamento, è data la possibilità di trovare una casa, un lavoro e vivere in comunità.
Giovedì 18 settembre – I nostri giovani universitari dell’Aquila vivono un “Day-in- the- life paired up with American students”, cioè sono abbinati ciascuno con uno studente della Texas A&M, in base al proprio corso di studi, frequentando le lezioni e visitando laboratori e dipartimenti affini al proprio percorso accademico. Nella serata i nostri giovani, ognuno nelle proprie famiglie ospitanti, ha preparato una cena italiana.
Venerdì 19 settembre – Giornata a Houston: il gruppo dell’Aquila visita il centro spaziale NASA.

Sabato 20 settembre – Alle 11:00 la Messa celebrata da don Federico nella Parrocchia italiana di St. Anthony’s a Bryan, città accanto a College Station. La gran parte dei parrocchiani sono di origine siciliana, ma non parlano più l’italiano. Dopo la Messa il pranzo preparato dalla Parrocchia e dal diacono permanente Bill, architetto di origini palermitane, a base di sfincione palermitano, corleonese e cannoli siciliani. Nel pomeriggio, benedizione di don Federico al Festival Italiano che annualmente si tiene a Bryan (https://www.destinationbryan.com/festa-italiana/). In serata, presso la casa delle Apostole, evento di “Italian Cooking” con studenti da St. Mary’s che, guidati dai nostri giovani, hanno preparato e consumato insieme cibi italiani, e poi trascorso la serata cantando musica italiana e americana.

Bryan Messa con italo–americani ParrocchiaS.Antonio Padova

Domenica 21 settembre – Alle 8:45 Messa a St. Mary’s. Alla prima Messa domenicale sono presenti circa 2000 persone, come ogni domenica. Poi la partenza per San Antonio, dove il gruppo aquilano è rimasto fino al 23 mattina, anche lì ospiti di famiglie della Parrocchia della Santissima Trinità, di cui è originaria una delle Apostole. Quindi la visita al downtown di San Antonio, con i resti della fortezza di Alamo ed il Riverwalk.


Martedì 23 settembre – Partenza da San Antonio per Caldwell, dove il gruppo degli universitari aquilani trascorre la giornata presso il ranch di una famiglia messicana, Jorge e Beatriz Zermeno. Un ranch di circa 1600 ettari, dove annualmente vengono allevati a pascolo circa 1000 vitelli da carne. Il gruppo è ospitato, con pranzo messicano, in un salone nuovo di zecca, realizzato per eventi e cerimonie. Là nel salone è stata celebrata la Messa con la famiglia ospitante. Al rientro, momento di condivisione dei giovani italiani sull’esperienza vissuta. Dalle riflessioni condivise dai giovani universitari del gruppo dell’Aquila ecco un significativo sintetico florilegio.
 
“In questi giorni abbiamo alternato le migliori risate alle riflessioni più serie ed impegnative”.
“Mi sono sentito a casa a migliaia di chilometri di distanza dalla mia famiglia, in particolare grazie agli italoamericani di origine abruzzese”.
“Chi ci ha ospitato vedeva in noi non solo persone da accogliere, perché era mosso da un amore trascendente, non ordinario”.
“Sono stato provocato positivamente nella mia fede, soprattutto dal senso di comunità respirato al St. Mary’s Centre e dalla gratuità dell’amore ricevuto”.
“Ho visto la realtà superare le mie aspettative, perché ho potuto confrontarmi con modi diversi di vivere la fede, la famiglia, l’università”.
“Le porte e i cuori che in molti ci hanno aperto sono frutto di una fede vissuta ‘carnalmente’ “.
“Partendo, sono andato oltre le mie paure, e oggi mi accorgo che ne è valsa davvero la pena, perché questa esperienza lascerà ricordi indelebili in me”.
“Il nostro viaggio, anche in mezzo a qualche disavventura, ha avuto una svolta dalla capacità di aiutarsi reciprocamente, ciascuno con ciò che poteva e sapeva fare”.
“Le premesse di questo viaggio erano tutte negative, ma ho ricevuto man mano tutto ciò di cui avevo davvero bisogno”.
“Mi sono sorpreso di come, nonostante le difficoltà dovute alla lingua, sono riuscito a comunicare in modo bello con le persone con cui sono stato in contatto in questi giorni”.
“Rispetto ad una precedente esperienza fatta negli USA, ho potuto cogliere il cammino di crescita che il Signore mi ha fatto fare in questi anni, e anche quanto di bello il Signore ci ha donato attraverso questo popolo che ci ha accolto”.
“Sono stato provocato fortemente dalla intensa vita di preghiera dei giovani di St. Mary, che scandiscono la loro quotidianità attraverso una profonda cura della relazione con il Signore”. 
 
Mercoledì 24 settembre – Alle 8:30 don Federico celebra Messa nella cappella della Casa delle Apostole, con loro, i nostri giovani e le famiglie ospitanti. Ringraziamenti e saluti, non senza forti emozioni e commozione per l’esperienza vissuta in Texas davvero in fraternità. Alle 15:30 la partenza del volo Delta da Houston ad Amsterdam e quindi per Roma Fiumicino. Tutto bene il viaggio, le giornate e il rientro a L’Aquila. Deo gratias!
 

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