Respinto da Israele, don Nandino rilancia i “pellegrinaggi di giustizia” contro “l’occupazione e l’apartheid” in Palestina – Video
- Postato il 13 agosto 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Sono stato detenuto sette ore e respinto, ma scrivete dei milioni di persone private della libertà di andare in ospedale, a lavorare, a trovare un parente e dei milioni espulsi dalla propria terra a Gaza e nei territori occupati”. Marghera, parrocchia del quartiere popolare della Cita, il giorno dopo il suo rientro forzato in Italia don Nandino Capovilla parla in conferenza stampa. Al centro c’è la volontà di cogliere questo momento di visibilità per testimoniare ancora una volta “genocidio, apartheid e occupazione”, come fa da oltre 20 anni con la campagna “Ponti non muri” di Pax Christi.
“Le piazze per la pace sono un buon segno, ma non basta. Bisogna chiedere: siete contro l’occupazione e la colonizzazione? È facile oggi essere contro un genocida come il signor Netanyahu, anche in Israele. Ma bisogna distinguere la minoranza di attivisti e ong israeliane contro l’occupazione da richiami generici alla pace. Sogniamo il giorno in cui i due popoli si abbracceranno, ma ora è tempo di togliere lo scarpone del gigante dal capo di chi non ha più fiato per gridare”. Lunedì era atterrato a Tel Aviv con un gruppo di 15 persone, tra cui il vescovo Giovanni Ricchiuti, per un “pellegrinaggio di giustizia” tra Gerusalemme, Betlemme e Cisgiordania. Gli altri sono passati, lui no.
“Mi hanno chiesto di firmare il foglio che mi indicava come pericolo per la sicurezza dello Stato d’Israele. Non l’ho firmato. Ho chiesto le motivazioni, non me le hanno date”. Gli hanno consegnato un foglio con il rifiuto d’ingresso ai sensi della legge israeliana che regola l’accesso al Paese, con riferimento a non meglio precisate “considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all’ordine pubblico”. Sette ore dopo, privato di libertà (e cellulare) e guardato a vista dai militari, imbarco forzato e rientro. “Per un po’ temo di non poter più rientrare in Israele, ma perché non posso andare nel Paese vicino? Se entro dalla Giordania trovo di nuovo i controlli dei militari israeliani e li troviamo anche negli aeroporti italiani, dove controllano illegalmente i viaggiatori. È come se a loro tutto fosse concesso.”
Veneziano, classe 1962, don Nandino Capovilla è assistente del gruppo Agesci di Marghera, gli scout che giustizia e nonviolenza ce l’hanno nel Patto associativo (insieme all’antifascismo): “Oggi a Taybeh avrei consegnato a nome dei nostri ragazzi una bandiera agli scout palestinesi, loro ci hanno scritto nei giorni scorsi per dirci che ci sentono ‘non solo amici, ma compagni di resistenza e speranza’”. Da oltre 20 anni Capovilla guida pellegrinaggi di giustizia nei luoghi elusi dai tour: scuole minacciate di demolizione, campi profughi, Hebron con Youth Against Settlement, Silwan e Al Walaje, il “muro di apartheid” a Betlemme. Ora non è chiaro se e quando verrà ritirato il ban. Da Marghera rilancia comunque l’appello del nuovo Custode di Terra Santa, fra Francesco Ielpo: “Riprendiamo i pellegrinaggi, riempiamo la Palestina con gli occhi ben aperti. Se vediamo i soprusi sui cittadini, prendiamoci l’impegno di non tacere”.
Dal villaggio cristiano di Taybeh, a circa 40 minuti da Gerusalemme, si collega alla conferenza stampa monsignor Ricchiuti: “In questo villaggio pacifico nelle scorse settimane ci sono state minacce e danneggiamenti. La presenza dei patriarchi qui ha detto che non si può più stare in silenzio: tacere significa essere complici. Qualche giorno dopo è stata colpita la chiesa del Sacro Cuore di Gaza. Ieri a Gerusalemme abbiamo incontrato attivisti israeliani contro l’occupazione; oggi una funzionaria dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha). Parafrasando don Peppe Diana, per amore di questi popoli non taceremo”. Per “Ponti non muri” interviene Betta Tusset: “Noi andiamo, accompagniamo gruppi: l’abbiamo fatto per vent’anni e continueremo a farlo con la forza del diritto e incontrando l’umanità in tante persone in quella terra. Siamo di parte, dalla parte del diritto internazionale e umanitario. Riconosciamo una popolazione oppressa nella quotidianità. I nostri pellegrinaggi sono un andare, conoscere, abbracciare, condividere e poi tornare e testimoniare”.
A proposito di “ponti”, don Renato Sacco sposta l’attenzione da quelli costruiti in Palestina a quelli dei governi con Israele: “L’Italia è il terzo Paese che vende armi a Israele. È ipocrita dire, come ha fatto il ministro Crosetto, che Netanyahu stia esagerando se non interrompiamo gli accordi economici e commerciali che ci legano a Israele. Con 72 miliardi di euro nel 2023 l’Unione europea è il più importante investitore in Israele, doppiando gli Usa. Con questi intrecci abbiamo le mani sporche e anche legate.” Per Luisa Morgantini, AssoPace Palestina, l’espulsione “è sintomatica della volontà più generale di isolare completamente il popolo palestinese da ogni relazione con l’esterno. Don Nandino non si fermerà, come non ci fermeremo noi che crediamo nell’umanità e nei valori universali del ‘mai più’ a nessuno. Basta riarmo: questa Europa difenda il diritto internazionale e non lo lasci morire sotto le macerie di Gaza. Non possiamo permetterci la disperazione e l’impotenza. Siamo tanti: dal fiume al mare, tutte e tutti liberi e uguali.”
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