Restituire il tatto a chi è paralizzato: c’è una speranza
- Postato il 11 maggio 2025
- Di Panorama
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Tornare ad “accarezzare” un gatto, o a percepire al tatto la consistenza di una mela, o di un mazzo di chiavi. Una sensazione finora impensabile, per chi è affetto da tetraplegia, ma che adesso invece potrebbe diventare realtà. Sono infatti questi gli straordinari risultati ottenuti da un progetto portato avanti dai ricercatori della University of Pittsburgh School of Medicine che hanno sviluppato un’interfaccia cervello-computer (BCI – Brain-Computer Interface) capace di “restituire” il senso del tatto a persone con tetraplegia. Pubblicato sulla rivista Nature Communications, lo studio è frutto della collaborazione tra l’Università di Pittsburgh e l’Università di Chicago. L’interfaccia cervello-computer è un sistema che riesce a tradurre l’attività del cervello in segnali in grado di migliorare o sostituire le funzioni solitamente controllate dal cervello, come per esempio i movimenti muscolari: può però essere usata anche per “aggiustare” i segnali di senso interrotti e quindi restituire al paziente le percezioni perdute, andando a stimolare direttamente il cervello. La ricerca è stata improntata come una specie di gioco del tipo “caldo/freddo”, in una stanza buia piena di infinite possibilità tattili. Ai partecipanti, tutti pazienti che avevano riportato una lesione midollare , è stato chiesto di “individuare una combinazione di parametri di stimolazione che riproducesse la sensazione di accarezzare un gatto o toccare una mela, una chiave, un asciugamano o una fetta di pane tostato – tutto attraverso oggetti presentati in forma digitale.Tutti e tre i partecipanti hanno descritto le sensazioni in termini vividi e coerenti, ma anche soggettivi e unici: per uno, il gatto era “caldo e ticchettante”; per un altro, “liscio e setoso”.
«Il tatto è una componente fondamentale della comunicazione sociale non verbale; è una sensazione personale, ricca di significato», ha spiegato la prima autrice dello studio, la Dott.ssa Ceci Verbaarschot, professore associato di neurochirurgia e ingegneria biomedica presso la University of Texas-Southwestern, ed ex borsista post-dottorato presso i Rehab Neural Engineering Labs dell’Università di Pittsburgh. «Permettere agli utenti della BCI di progettare le proprie sensazioni li aiuta a rendere l’interazione con gli oggetti più realistica e significativa, avvicinandoci sempre di più alla creazione di una neuroprotesi intuitiva e gradevole da usare». I partecipanti, durante gli esperimenti nei quali esploravano oggetti digitali tramite qppunto un tatto ricreato artificialmente hanno descritto la pelliccia di un gatto che fa le fusa, la superficie rigida di un mazzo di chiavi e la rotodnità della mela. Già precedentemente i ricercatori avevano provato, con diversi esperimenti, a “restituire” il tatto ai pazienti, ma senza troppo successo: le sensazioni trasmesse da questa sorta di tatto artificiale venivano infatti spesso descritte solo come sensazioni vaghe di formicolio, che si rivelavano uguali per qualsiasi oggetto digitale venisse usato. dando invece ai pazienti stessi la possibilità di controllare direttamente in prima persona i parametri della stimolazione elettrica -evitando quindi di impostarli preventivamente, in modo predefinito- ha consentito di ricreare sensazioni personalizzate. «Abbiamo impostato questo studio con l’ambizione di arrivare sulla luna, e siamo almeno entrati in orbita», ha dichiarato l’autore senior dello studio, il Dott. Robert Gaunt, professore associato di medicina fisica e riabilitativa presso l’Università di Pittsburgh. «Ai partecipanti è stato chiesto di svolgere un compito davvero difficile: distinguere tra oggetti diversi solo attraverso la sensazione tattile. E, nonostante la difficoltà, ci sono riusciti». La ricerca è un importantissimo passo avanti verso la creazione accurata della percezione tattile su una mano paralizzata, e quindi lo sviluppo di un arto artificiale che possa riuscire a integrarsi in modo naturale nell’universo sensoriale di ogni paziente.