Rial svalutato, popolo in miseria e miliardi ai miliziani: l’altra faccia della riforma iraniana
- Postato il 11 ottobre 2025
- Di Panorama
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L’Iran ha deciso di cancellare quattro zeri dalla propria valuta, il rial, una mossa che il governo presenta come il primo passo verso la stabilità economica. In realtà, dietro la riforma monetaria si nasconde l’ennesimo tentativo di mascherare un collasso che affonda le sue radici nella corruzione sistemica, nella gestione fallimentare dello Stato e nell’enorme flusso di denaro destinato al finanziamento delle milizie all’estero.
Il Parlamento di Teheran ha approvato la misura con 144 voti favorevoli, 108 contrari e tre astensioni. Il nuovo qiran, pari a un centesimo di rial, entrerà in circolazione accanto alla vecchia valuta per un periodo di transizione di tre anni. Secondo Shamseddin Hosseini, presidente della Commissione economica del Parlamento, l’obiettivo sarebbe “rendere le banconote più funzionali e semplificare le transazioni finanziarie”, prendendo esempio da Paesi come la Turchia, che ha adottato simili ridenominazioni nel 2003 e nel 2005.
Tuttavia, lo stesso Hosseini ha ammesso che il taglio degli zeri non potrà risolvere i problemi strutturali dell’economia iraniana. Da anni l’inflazione si muove intorno al 40%, il prodotto interno lordo si contrae e la disoccupazione reale supera di gran lunga le cifre ufficiali. Dal 2018, quando le sanzioni statunitensi sono tornate a colpire Teheran, il rial è crollato da 42.000 a oltre 1,1 milioni per dollaro. Una moneta ridotta a simbolo di carta straccia.
Secondo i dati pubblicati dal quotidiano statale Mardomsalari, i salari reali sono diminuiti del 400% in dieci anni: il salario minimo è oggi equivalente a circa 94 dollari, contro i 235 del 2015. Il 30% della popolazione vive ufficialmente sotto la soglia di povertà, ma le stime indipendenti parlano di un tasso compreso tra il 50 e l’80%. In alcune province come Semnan e Hormozgan, l’inflazione ha superato il 41%, e gli esperti prevedono che possa toccare il 60% se il rial continuerà a svalutarsi. Ma mentre le famiglie iraniane faticano a mettere insieme un pasto, miliardi di dollari continuano a defluire verso l’estero per sostenere la macchina militare dell’Iran. Teheran finanzia da anni l’“Asse della Resistenza”, la rete di milizie e organizzazioni terroristiche che operano come braccio armato del regime: Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e le formazioni sciite in Siria e Iraq.
Secondo stime occidentali, l’Iran fornisce ogni anno oltre 700 milioni di dollari a Hezbollah e centinaia di milioni a Hamas, attraverso canali indiretti che eludono le sanzioni. Gli Houthi ricevono missili, droni e carburante a basso costo per condurre attacchi contro navi civili nel Mar Rosso. Le milizie irachene, finanziate attraverso i Pasdaran e la Forza Quds, controllano rotte di traffico e contrabbando che garantiscono a Teheran accesso a valuta estera e materie prime.
Dietro questo sistema si nasconde una gigantesca rete di corruzione. Le società di copertura create dai Guardiani della Rivoluzione, i cosiddetti bonyad, gestiscono settori strategici dell’economia – dall’edilizia al petrolio, fino alle telecomunicazioni – con totale impunità e senza alcun controllo parlamentare. I profitti ufficiali vengono reinvestiti nei programmi militari o nelle operazioni di influenza all’estero, mentre una parte consistente finisce nelle tasche dei vertici militari e religiosi.
La Banca Centrale iraniana, strangolata dalle sanzioni, continua a stampare denaro per coprire il deficit, alimentando un’inflazione che distrugge il potere d’acquisto. Le riserve valutarie sono in caduta libera e la fuga di capitali all’estero ha raggiunto livelli record. Intanto il Fondo Monetario Internazionale prevede per il 2025 una crescita economica prossima allo zero, mentre la disoccupazione giovanile supera il 30%. L’illusione di “tagliare gli zeri” dalla valuta non serve dunque a correggere l’economia, ma a guadagnare tempo e consenso interno. L’Iran è un Paese dove le risorse vengono drenate da un’élite che finanzia guerre e propaganda ideologica invece di investire in sviluppo, infrastrutture o lavoro. Ogni rial sottratto all’economia civile si trasforma in un missile per Hamas, Hezbollah oppure in un drone per gli Houthi.Mentre il governo promette una “nuova era monetaria”, la realtà parla di un popolo impoverito, di una classe dirigente arricchita e di un regime che preferisce esportare il terrorismo anziché salvare la propria economia. Le banconote cambieranno volto e valore, ma la sostanza resterà la stessa: un Paese minato da un sistema politico che alimenta la corruzione interna e la guerra all’esterno. Finché l’Iran continuerà a destinare le proprie risorse alla destabilizzazione regionale, nessuna riforma potrà invertire la rotta. Il rial potrà perdere quattro zeri, ma al bilancio morale e politico del regime se ne dovrebbero aggiungere molti di più.