Riarmo e pace, Sinner dal Papa: cosa gli ha detto e la cauta risposta
- Postato il 15 maggio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Riarmo europeo: senza dubbio quella di ieri non deve essere stata una giornata piacevole per i 5Stelle.
Il capo dello Stato, parlando in Portogallo, ha detto chiaro e tondo che “una difesa europea è quanto mai urgente. Nessun dorma”, ha aggiunto ricordando la Turandot di Puccini.
Pure Mario Draghi, da convinto europeo, ha ripetuto gli stessi concetti. In breve: Giuseppe Conte ne è uscito con le ossa rotte se pensiamo che da settimane, se non da mesi, sta insultando coloro che ritengono il riarmo necessario se il vecchio continente vuole difendersi in caso di un’aggressione come quella che la Russia ha fatto in Ucraina.
Riarmo, giornata no per Conte

Chi ha dimenticato le invettive contro Ursula von der Leyen per gli 800 miliardi di spesa che vuole fare per riarmare l’Europa? E quelle contro la nostra premier incalzandola di buttare soldi dalla finestra mentre l’Italia piange per i mille problemi che l’affliggono: la sanità, la scuola, la disoccupazione, il salario minimo, la fuga dei giovani all’estero in cerca di fortuna.
Sarà dura per l’avvocato del popolo avere contro il parere di Sergio Mattarella. Forse, da oggi in poi, è un argomento su cui non tornerà più per non prendere altri schiaffoni.
Ma il leader dei pentastellati non arretra, cambia la marcia della sua macchina e si presenta in Parlamento quando Giorgia Meloni deve rispondere al premier time. Si alza in piedi, invita tutti i parlamentari a compiere lo stesso gesto per ricordare le tante vittime della strage di Gaza.
Un lenzuolo per un fantasma
Un colpo da teatro che non ha un gran seguito, come non la ha quella stravagante idea di Riccardo Magi, leader di + Europa che si presenta in aula coperto da un lenzuolo. Perchè mai? Da fantasma vuole criticare il governo per aver messo il silenziatore ai referendum di giugno. Se ne parla poco e allora inventa la sua gag che dura qualche secondo, il tempo di dar seguito ad un ordine del presidente di accompagnarlo fuori. Soltanto qualche risatina, nulla più. Ecco quale è stato il risultato di quell’atto che molti hanno considerato inqualificabile.
Comunque sia, non è stata una giornata da ricordare quella di ieri. Voci concitate, la parola vergogna ripetuta più volte da Angelo Bonelli, seguito a ruota da Elly Schlein. Parole infuocate, nessun rispetto per gli avversari. Non siamo al cospetto di persone che hanno idee diverse su cui si può discutere anche animatamente. Ma lo spettacolo offerto ieri nell’aula di Montecitorio è meglio metterlo subito in archivio.
Nell’occhio del ciclone era naturalmente Giorgia Meloni che sul “genocidio di Israele” continua a fare silenzio. “Nemmeno la conta dei morti le fa ribrezzo” ha gridato il leader dei Verdi.
Al linciaggio ha partecipato anche Elena Boschi che da tempo l’informazione ha dimenticato. Quale migliore occasione per strappare un titolo (anche piccolo) sui giornali?
Perdere le staffe sarebbe stato comprensibile: la Meloni ha preferito mantenere un aplomb diverso: più cauto, evitando di scatenare la bagarre. Con due eccezioni: quando ha parlato la Schlein sulla sanità e Giuseppe Conte contrario al riarmo in Europa ed alla spesa folle che si vorrebbe impiegare per l’acquisto di armi. Alla segretaria del Pd ha ricordato l’inerzia della sinistra durante i dieci anni in cui ha governato; al leader dei pentastellati che fu proprio lui a firmare per primo il riarmo all’epoca in cui sedeva a Palazzo Chigi.
Perchè mai la premier non ha mai pronunciato la parola condanna contro i crimini di Netanyahu? Un’altra accusa su cui molti deputati della sinistra si sono soffermati. Imbarazzo? Non nascondiamolo, non è stato un momento facile per la Meloni.
Dice: “Più volte ho ripetuto che a Gaza la situazione è drammatica e ingiustificabile; però bisogna rammentare anche il fatto che fu Hamas a compiere i primi atroci misfatti”. L’opposizione incalza: a lei interessa solo comprare e vendere le armi. Nessuna replica da parte della premier se non un sorriso come a dire: non vi pare di essere esagerati?
Se si parla di una brutta giornata non ci si deve scandalizzare. Chi legge o vede la tv ne ha vissute di altre e ne continuerà a vedere se non cambia il “politically correct” dei nostri parlamentari.
Meglio allora voltare pagina e applaudire all’incontro che Jannik Sinner ha avuto con Leone XIV, un papa patito di tennis. Sorrisi, strette di mano, emozioni, il regalo di una racchetta che il numero uno del mondo fa al pontefice che ringrazia.
Per nulla intimorito, il nostro campione gli chiede sommessamente: “Vogliamo fare due palle?”. Leone si guarda intorno, osserva lampadari e cristalli, replica: “Meglio di no”. Una bella parentesi che chi ci rappresenta dovrebbe imparare a memoria.
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