Ricomincia l’Eziolino Capuano Show

  • Postato il 8 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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Ricomincia l’Eziolino Capuano Show

Dal 24 ottobre la Serie C è tornata a essere la serie C. Perché dopo 9 mesi di silenzio è rientrato il suo principale attore protagonista: Eziolino Capuano. Un personaggio da romanzo sportivo, il vate della Lega pro. Dentro e fuori dal campo. Condottiero in panchina, filosofo in sala stampa, e vichingo negli spogliatoi. Ci era mancato. La sua ultima esperienza al Trapani è durata appena sette partite prima del licenziamento per “irriguardose condotte e gravi offese rivolte al gruppo squadra”. Era il 22 dicembre dell’anno scorso quando si scoprì che alcuni giocatori erano andati a ballare fino alle 3 del mattino prima della partita contro il Foggia. Eziolino andò su tutte le furie. Il presidente Antonini, il Bandecchi dell’isola, fece firmare a tutti i giocatori la richiesta di allontanamento del mister con richiesta risarcimento danni: “Capuano ha creato un danno di immagine senza precedenti”. Eppure Eziolino, da Arezzo a Potenza, a Taranto, a Giugliano, è l’unico capace di far parlare tv e giornali nazionali delle squadre di Serie C. Alessandro Bastoni, difensore dell’Inter e della Nazionale, durante l’ultima intervista ad Alessandro Cattelan (grande fan di Eziolino) ha detto: “Il termine ‘braccetto’ l’ha inventato Capuano. Io guardavo le partite del suo Taranto”. I grandi siti sportivi fanno più visualizzazioni rimandando le sue conferenze stampa che con gli highlights di Serie A.  


Dopo nove mesi Eziolino ha vinto la causa contro il Trapani. Le testimonianze, ha scritto il Collegio nel lodo, erano “predisposte da soggetto della società e fatte sottoscrivere dai giocatori, che le hanno firmate più o meno consapevolmente”. Alcuni dei calciatori ascoltati in udienza hanno poi ridimensionato i fatti, ammettendo, come dimostravano i messaggi, di non essere mai stati insultati. La domanda di risoluzione contrattuale è risultata quindi infondata in fatto e in diritto, e solo dopo la sentenza Eziolino decide di accettare la panchina del Giugliano: “Avevo una causa di dignità con il Trapani, ed ero sicuro di stravincere. È stato un momento vigliacco, mi sono sentito tradito, accusato ingiustamente solo per non pagare un contratto. Non me la prendo con chi non ha voluto pagarmi, ma chi ha firmato quel foglio di carta quando va a dormire con i figli e con la moglie si deve vergognare, non può fare nessun mestiere. Io sono fiero di essere Eziolino Capuano, in 36 anni di carriera mi si può dire di tutto, ma la dignità non l’ho mai barattata, il mio nome non è mai finito in una nefandezza. La prostrazione è la cosa più indegna per un uomo, che tu faccia il calciatore o il bancario. Io non mi sono mai piegato. Per me il calcio significa portare entusiasmo, specialmente ai ragazzi: c’è gente che passa la settimana in base ai risultati della propria squadra la domenica. Uscirò dal calcio quando lo deciderò io e non altri. La vita è ricca per chi ha dignità. Per chi ha vissuto nella povertà, ma ha saputo restare ricco dentro. Il calcio è un trasporto di emozione, commozione e passione. Ora mi sento di nuovo vivo. Rimembrare significa invecchiare, io invece mi sento ancora giovanissimo. Il giorno in cui non avrò più questa verve e dovrò prendere il valium, vuol dire che avrò smesso perché significa che non potrò più regalare emozioni al popolo. Perché io sono per il popolo e lotto per il popolo che vive per la propria squadra. Sono ancora all’alba e non al crepuscolo leopardiano, vivo ancora il sabato del villaggio”.


Ha preso una squadra terzultima in classifica con soli 9 punti e ha vinto le prime due partite: “Nemmeno Gesù Cristo avrebbe potuto fare qualcosa di più”.
Appena è tornato in campo si è riaccesa la “Capuanocam” che registra ogni suo movimento: a petto in fuori e testa alta, si alza, corre da una parte all’altra, scatta, salta, urla, è uno spettacolo. Ma il meglio lo dà nelle conferenze stampa, che sono stracult. Come è arrivato al Giugliano i video su TikTok hanno già centinaia di migliaia di visualizzazioni. I tigrotti del Giuliano grazie a lui sono diventati “i piragni”. Ma riconosce che “l’apoteosi mediatica ha sminuito il mio valore tecnico: dovete guardare nell’intrinseco e non nel semantico, come io guardo l ‘uomo e non il giocatore”.

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Autore
Il Foglio

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