Rifiuti, la Rete dei comitati incontra l’assessora Pericu: “Fermate la privatizzazione di Amiu: peggiora il servizio e crescono i costi”
- Postato il 29 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il giorno 24 luglio una delegazione della Rete Genovese dei Comitati e Associazioni ha incontrato l’assessora all’ambiente del Comune di Genova, Silvia Pericu per un confronto sul ciclo dei rifiuti.
Secondo quanto riportato dal comunicato stampa della Rete “L’assessora si è preliminarmente dichiarata disponibile alla nostra richiesta di istituire un tavolo permanente di discussione sul tema rifiuti con modalità da definire, mentre sulla richiesta di poter interloquire direttamente con AMIU, come in passato prima dell’era Bucci, non ci è stata data risposta. Entrando nel merito abbiamo chiarito che per noi AMIU debba restare una azienda pubblica che gestisca tutte le fasi della raccolta e del trattamento dei rifiuti, compresa la parte impiantistica necessaria. In particolare che vada ripreso quanto previsto dal piano della città metropolitana del 2016 e del piano industriale di AMIU di pari data che prevedevano una raccolta differenziata spinta, il raddoppio dell’impianto di via Sardorella (di valorizzazione della frazione plastica e carta della raccolta differenziata), la realizzazione di un TMB per il recupero di materia presente nell’indifferenziato e di un impianto di digestione anaerobica della frazione umida per la produzione di biometano, escludendo il ricorso ad un termovalorizzatore. Abbiamo stigmatizzato il fatto che tali impianti a 10 anni dalla loro previsione non sono ancora stati realizzati”.
Secondo quanto riportato dalla rete: “L’assessora ha replicato dicendosi d’accorso con noi, ma che a causa della situazione economica disastrosa di AMIU, anche per colpa della mancanza di cultura industriale della stessa AMIU, è necessaria l’individuazione di un partner privato che porti tale cultura in AMIU, oltre alla solidità economica per affrontare i costi necessari per la realizzazione degli impianti, e che per tale motivo si intende procedere a rispondere entro settembre al bando della Regione per un impianto di trattamento finale (inceneritore?, gassificatore?) da 300.000 t. Non abbiamo che potuto ribadire che gli alti costi della TARI sono dovuti al fatto che la mancata realizzazione degli impianti comporta la necessità di esportare i rifiuti fuori regione con i relativi extracosti, e che la soluzione non poteva essere la realizzazione di impianto di termotrattamento sovradimensionato, estremamente costoso ed inquinante. Inoltre che tale impianto si colloca al di fuori dell’economia circolare (quindi anche fuori dal programma elettorale della sindaca Salis) e che come tale non può usufruire di finanziamenti europei e che inoltre potrà essere tassato dal 2028 per le sue emissioni in atmosfera, come già richiesto dal parlamento europeo”.
“Compito della politica è quello di nominare un consiglio di amministrazione ed un top management in grado di traghettare AMIU da azienda di servizi ad azienda di produzione di materie prime seconde contenendo i costi della TARI una volta arrivati a regime. Non concordiamo neppure che AMIU debba avere un partner privato perché l’interesse dei privati non è rendere un servizio alla cittadinanza, ma massimizzare i profitti degli azionisti – conclude il comunicato stampa – D’altronde le privatizzazioni a Genova hanno portato pessimi risultati, basti pensare al crollo del ponte Morandi. In questi anni inoltre è stata appaltata la raccolta differenziata, quella in grado di generare un’economia circolare virtuosa e di produrre utili da reinvestire in un’azienda a cui sono rimasti solo i costi. Occorre pianificare un percorso di reinternalizzazione e seguire esempi virtuosi di altre città (Amsterdam, Glasgow, San Francisco…). E’ già domani se si inizia ad invertire una tendenza alla privatizzazione che di fatto ha prodotto danni all’Azienda Pubblica, peggioramento del servizio e aumento delle tariffe. La strada del partener privato e del Project Financing è in perfetta continuità con le scelte passate non certo un domani, piuttosto ieri e l’altro ieri”.