Riforma giustizia: sì del Senato a separazione carriere e nuovi Csm. Ecco cosa cambia

  • Postato il 23 luglio 2025
  • Di Panorama
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Via libera alla riforma della giustizia: due Csm, Alta Corte disciplinare, sorteggio per i membri. Ma è scontro frontale tra maggioranza e opposizioni. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha dato il primo via libera definitivo alla riforma costituzionale della giustizia che introduce la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Un passaggio politico cruciale, accolto con entusiasmo dalla maggioranza di governo, salutato con toni celebrativi da Giorgia Meloni, Forza Italia e Carlo Nordio, ma bollato come un attacco all’autonomia della magistratura da Pd, M5S, Avs e altri gruppi d’opposizione.

Il provvedimento, già approvato dalla Camera, è stato confermato senza modifiche, chiudendo così la prima fase parlamentare. In autunno arriveranno le letture confermative, passaggio necessario per avviare l’iter che porterà al referendum popolare atteso nella primavera del 2026.

Due carriere, due Consigli Superiori, un’Alta Corte

La riforma incide in profondità sull’architettura costituzionale della magistratura. L’attuale articolo 104 della Costituzione viene riscritto per sancire formalmente che la magistratura si divide in due carriere distinte: quella giudicante e quella requirente.

Il nuovo sistema prevede la nascita di due Csm separati, ciascuno competente per uno dei due ordini. Entrambi i Consigli saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e includeranno di diritto le più alte cariche della Corte di Cassazione.

Ma la vera rivoluzione sta nella modalità di selezione dei membri: addio elezioni, i componenti verranno estratti a sorte. Un terzo saranno giuristi laici scelti da elenchi votati dal Parlamento, i restanti due terzi saranno magistrati sorteggiati tra chi possiede i requisiti indicati da una legge ordinaria.

Cambia anche la disciplina: nasce l’Alta Corte

Il potere disciplinare finora affidato al Csm sarà trasferito a un nuovo organo, l’Alta Corte Disciplinare. Sarà composta da 15 membri, con una prevalenza di togati ma guidata da un presidente eletto tra i membri laici. Le sentenze dell’Alta Corte non saranno più impugnabili in Cassazione, ma solo davanti a una sua sezione in diversa composizione. Anche questa novità richiederà leggi attuative entro un anno dall’entrata in vigore della riforma.

Una riforma simbolo per il centrodestra

Per Forza Italia, il voto del Senato ha un significato quasi storico: il disegno della separazione delle carriere fu cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi fin dagli anni ’90. “Un sogno che si realizza”, hanno dichiarato Antonio Tajani e Maurizio Gasparri, mentre l’ex seggio del Cavaliere è stato simbolicamente occupato da Pierantonio Zanettin durante la dichiarazione di voto.

Giorgia Meloni ha esultato parlando di “un passo importante per un sistema più equo e trasparente”. Il ministro Nordio, dal canto suo, ha definito la riforma “un balzo in avanti verso l’attuazione del processo accusatorio voluto da Vassalli”.

Opposizioni in trincea: «Colpo all’equilibrio dei poteri»

Ben diverso il clima tra le opposizioni, che già si preparano a una campagna referendaria di contrasto. In Aula, le proteste di Pd e M5S sono state simboliche ma decise: la Costituzione mostrata capovolta, le foto di Falcone e Borsellino accostate a quelle di Berlusconi e Licio Gelli. Il messaggio è chiaro: la riforma mina le fondamenta dello Stato di diritto.

Giuseppe Conte ha parlato di “disegno di Gelli”, mentre Roberto Scarpinato ha accusato la maggioranza di voler consumare “una vendetta contro la magistratura”. Per Dario Franceschini, il nuovo Csm autonomo dei soli pm rischia di trasformarli in “superpoliziotti”. Il Partito Democratico, pur diviso su altri temi, si è ricompattato su questo fronte.

Anm: «Un attacco alla giurisdizione»

Durissima anche la reazione dell’Associazione Nazionale Magistrati, secondo cui la riforma “addomestica” i giudici e riduce le garanzie per i cittadini. La promessa è di mobilitarsi fino al referendum per difendere l’indipendenza della magistratura.

Referendum all’orizzonte: occasione o boomerang

Il vero banco di prova sarà ora la consultazione popolare. Il centrodestra punta a rafforzare la propria leadership su un tema identitario, ma per l’opposizione potrebbe diventare un’occasione per riaccendere il consenso su valori costituzionali condivisi. Lo stesso Franceschini ha evocato un possibile “effetto Papeete”, paventando un boomerang che potrebbe travolgere la premier se l’opinione pubblica bocciasse la riforma.

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Panorama

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