Riforma sanità, i sindacati in Regione: “Precluso il confronto sul testo”. Bucci: “Aperto a emendamenti”
- Postato il 26 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Resta alta la preoccupazione dei sindacati sulla riforma della sanità regionale che Bucci porterà in consiglio nelle prossime settimane. Obiettivo accorpare tutte le Asl in un’unica azienda regionale e accentrare tutte le procedure amministrative per liberare risorse da investire in servizi ai cittadini.
Oggi il presidente e l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò, assieme al direttore del dipartimento Salute Paolo Bordon e ai tecnici regionali, hanno incontrato una delegazione di Cgil, Cisl e Uil con le rispettive sigle di medici, funzione pubblica e pensionati. L’incontro ha stabilito, come da richiesta delle stesse sigle, la costituzione di tavoli ad hoc in cui verranno approfonditi i vari temi specifici di dettaglio che seguiranno il varo della riforma della sanità, in tempi rapidi.
Dopo un breve confronto sui titoli, il presidente ha spiegato che la riforma nei prossimi giorni passerà in Consiglio con la conseguenza che ai sindacati è stato di fatto precluso ogni possibile confronto preventivo su un testo che a questo punto appare immodificabile – spiegano i sindacati in una nota -. Per questo motivo oggi Cgil, Cisl e Uil hanno sollevato con urgenza la necessità di rispettare il protocollo di relazioni sindacali e la continuità di incontri che al momento non sono stati onorati”.
“È urgente l’attivazione di tavoli specifici che affrontino i nodi principali, tra cui le criticità che potrà provocare l’accorpamento e la centralizzazione delle funzioni e dell’operatività dell’unica Asl prevista e le conseguenze che questo avrà sui territori, soprattutto quelli lontani dai grandi centri urbani, sugli utenti e sulle principali criticità sanitarie come le liste d’attesa e l’emergenza/urgenza da un lato e gli aspetti relativi alla mobilità del personale, al rispetto dei contratti, alla razionalizzazione dei servizi amministrativi e soprattutto alla carenza di personale medico e sanitario che è il vero grande nodo del quale non si parla”, rimarcano le sigle.
“Ci sarà molta discussione invece, perché sulla parte operativa faremo 7-8 diversi tavoli di lavoro. Questo non ha nulla a che vedere con la parte amministrativa e organizzativa, che è quella che va in discussione – spiega Bucci -. Si tratta poi di vedere come fare le cose. Non faremo decreti attuativi, ma dovremo lavorare come se fossero decreti attuativi e quello sarà fatto nei prossimi due mesi”.
Ma cosa potrà cambiare di fatto nel testo? “C’è l’emendamento dei sindaci che ho visto stamattina, mi sembra molto valido”, ricorda Bucci. A chiedere più spazio erano stati infatti i Comuni, riuniti sotto la regia di Anci Liguria e rappresentati da Claudio Scajola. “Ho già visto 7-8 emendamenti che vanno tutti bene, ma sono dettagli, non vanno a cambiare l’impostazione della della riforma”.
Ancora in stallo il dialogo con l’opposizione, chiamata in causa per “scrivere insieme” la riforma, ma al momento costretta a constatare le impostazioni radicalmente diverse tra le due proposte di riforma. Bucci però non chiude le porte: “Ho avuto il loro scritto, assolutamente condivisibile su tutto, però non ci sono emendamenti. Adesso ho chiesto loro di preparare emendamenti, se rispettano quello che è scritto nel documento va benissimo”.
Nel frattempo interviene Roberto Arboscello del Pd: “La riforma della sanità non può prescindere dal piano sociale integrato. La richiesta dei Comuni liguri e dei sindaci è chiara: non si può scindere il sociale dalla sanità e non si può creare una norma con regole frammentate. Dare la possibilità di scelta a singole porzioni di territorio su come gestire una parte dei servizi di competenza comunale significa rinunciare a un modello regionale di welfare. Avere una situazione a macchia di leopardo, che mette in una condizione marginale le politiche sociali, oltre a indebolire un sistema vitale, crea anarchia e disordine. Serve un modello unico, non si può lasciare alla scelta di singole porzioni di territorio come gestire una parte dei servizi di competenza comunale”.
“Bisogna proseguire con l’applicazione del piano sociale integrato approvato nel 2024 – prosegue Arboscello -. I Comuni, anche se con fatica, sono riusciti ad adeguarsi a quel modello e oggi non possono trovarsi di fronte nuove regole che fra l’altro né semplificano né aiutano gli amministratori a integrare salute e sociale. Da qui deve passare la nuova organizzazione territoriale della sanità. Servono accordi tra il servizio sanitario regionale e gli ambiti territoriali sociali che fanno capo ai Comuni per facilitare l’accesso dei cittadini attraverso i punti unici di accesso all’interno delle case di comunità con il supporto del terzo settore, anche mediante gli strumenti di programmazione e progettazione partecipata. Nella nostra controriforma l’integrazione sociosanitaria è uno dei punti prioritari che ci distacca in modo netto da quanto presentato da Bucci. La nostra proposta è chiara, come sono chiare le richieste dei sindaci che Bucci non può non ascoltare“.