Rinascita dei piccoli aeroporti italiani: investimenti, turismo e nuove opportunità
- Postato il 11 maggio 2025
- Di Panorama
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Punteggiano il nostro Paese anche se spesso si trovano al centro solo di scarse attenzioni. Sono i piccoli aeroporti italiani, che negli ultimi anni hanno conquistato un crescente interesse da parte di investitori privati, non di rado stranieri, con l’obiettivo di sostenere hospitality di lusso e logistiche personali facilitate. A scorrere la cartina dell’Italia fra campi di volo dismessi, piste private e aeroporti minori si scopre una ricchezza inaspettata, alimentata negli anni dalla passione di piloti amatoriali e adesso al centro di un interesse commerciale. Lo sa bene l’Ente nazionale per l’Aviazione civile (Enac), che rivolge un nuovo interesse verso queste realtà.
«Molti piccoli aeroporti» spiega Pierluigi Umberto Di Palma, presidente dell’Enac «sono stati da noi raggruppati in una rete che comprende snodi in importanti centri urbani come Roma Urbe, al centro di una rivalutazione molto significativa, ma anche siti più periferici, come quelli di Arezzo o di Foligno». O come quello di Fano, che negli anni è stato al centro di una serie di sfide, dalla messa all’asta di alcune quote a una serie di beghe legate agli ettari su cui si sviluppa, in parte di proprietà del Comune e in parte del demanio. Oggi lo scalo marchigiano – complice la sua posizione strategica, che permette di raggiungere con facilità la Riviera adriatica, ma anche zone interne spesso sofferenti come Urbino – punta alla rinascita con la costruzione di una pista in cemento e un potenziamento legato a un investimento di quattro milioni di euro.
«Il processo di privatizzazione degli aeroporti nel nostro Paese è iniziato oramai oltre 25 anni fa e ha prodotto risultati significativi in termini di performance. I risultati che si sono avuti a Napoli-Capodichino o a Roma, per quanto riguarda Fiumicino e Ciampino, raccontano di sviluppi notevoli che hanno interessato tutto il territorio circostante» ragiona sempre Di Palma. Il sistema con cui sono gestiti gli scali principali è piuttosto complesso, ma si tratta di un segmento strategico per il nostro Paese: gli ultimi dati di Assaeroporti evidenziano il transito lungo le piste italiane di oltre 220 milioni di passeggeri per un settore che vale – considerando impatto diretto, indiretto e intero indotto – quasi il 4 per cento del Pil nazionale, con oltre un milione di posti di lavoro. Una recente analisi di Nomisma evidenzia anche come per ogni milione di unità trasportate (passeggeri e merci) in più, si stimino 552 nuovi lavoratori in ambito aeroportuale e 6.105 nuovi occupati a livello nazionale. Insomma, un business che ha delle importanti ricadute a livello nazionale. E che proprio per questo sta aprendo adesso opzioni del tutto inaspettate per quanto riguarda gli scali minori.
Esiste infatti un altro mercato, difficilmente inquadrato dai dati e dalle indagini, che riguarda terreni un tempo utilizzati per l’aviazione leggera o l’agricoltura che vengono trasformati – ovviamente in modo del tutto legittimo – per scopi personali o commerciali. «La conversione di campi di volo in strutture private» spiega un pilota privato dall’esperienza ventennale «consente agli investitori di valorizzare terreni spesso sottoutilizzati, creando infrastrutture esclusive che aumentano il valore della proprietà. E crea per noi piloti nuove opportunità». In questo modo le zone a più alta vocazione turistica si trovano al centro di insperati interessi. Un esempio? Il Campo di Volo Apricena Fly situato ad Apricena, in provincia di Foggia. Destinato principalmente all’aviazione ultraleggera, sarebbe al centro di un interesse da parte di imprenditori internazionali per creare una logistica di lusso. Ma c’è anche molto altro. Non manca chi intorno al piccolo aeroporto ha costruito una comunità. Come per l’aviosuperficie Dominio di Bagnoli a Bagnoli Di Sopra, Padova, dove l’associazione Ali promuove e realizza manifestazioni culturali, ricreative ed eventi aeronautici, e si è dotata di una club house.
O come quello che accade all’Aviosuperficie Corte di Melpignano, a pochi passi da Lecce, che grazie all’attenzione di privati è stata rilanciata dal punto di vista turistico e ha avuto un ampliamento delle infrastrutture. Naturalmente, non mancano le situazioni complicate. Emblematico quanto sta accadendo all’aeroporto di Ampugnano, a Siena, che da anni è al centro di una polemica: fondamentale secondo la politica locale per sostenere il turismo di qualità – ovvero quel flusso di visitatori che porti ricchezza, e che ha sempre più fame di infrastrutture funzionali e all’avanguardia -, versa in condizioni disagiate, tanto che in molti lo hanno definito come una «cattedrale nel deserto». Enac per la sua rinascita ha stanziato un milione e 850 mila euro e il progetto-pilota dovrebbe restituire linfa a questa struttura deputata a divenire snodo non solo per manager di grandi aziende e imprenditori, ma anche per persone che si muovono esclusivamente in aereo. «Il problema» spiega una fonte di Panorama «è che l’investimento non può prescindere dai privati. Per ripristinare questo “gioiello” servono almeno 20 milioni di euro». Tutta colpa delle condizioni di abbandono, che spesso si rivelano un minimo comune denominatore.
«Questi aeroporti per anni sono stati lasciati a loro stessi, in alcuni casi del tutto dismessi», continua Di Palma. «Adesso stiamo ristrutturando lo scalo di Roma Urbe con l’idea di una nuova organizzazione turistica. Oggi è fondamentale riflettere sull’integrazione aerea, permettendo un decongestionamento degli aeroporti principali a favore di realtà con dimensioni più contenute». Un interesse che ha riscontrato anche il placet di Confindustria, e che potrebbe essere sintetizzato con il provocatorio mantra: delocalizzare (il turismo) è bello. Le ricadute positive sono molteplici. Riguardano il mondo della produzione di veivoli compatibili con tali infrastrutture, quali aerei non pressurizzati molto performanti, ma anche la mobilità delle merci. «Potremo riuscire attraverso l’aria a dare una risposta alternativa agli spostamenti via ferro o gomma. E in parte» conclude di Palma «questo anticipa ciò che già vediamo in alcune situazioni, ovvero il trasporto con droni. Nel nostro caso, miriamo ad affermare che con mezzi tradizionali anticipiamo il futuro». Di piccolo aeroporto, in piccolo aeroporto. n
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