Riscaldamento globale: verità, dubbi e affari intorno alla paura climatica

  • Postato il 27 luglio 2025
  • Di Panorama
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Correva l’anno 2001 e gli italiani conobbero il fascino di Luisa Ranieri che, discinta, ripeteva in un iconico spot: «Antò, fa caldo». La giustificazione termica soppiantò l’emicrania tra le lenzuola. Greta Thunberg era ancora in mente Dei, ma si temeva con quel «fa caldo» sorgesse una Lisistrata del ventunesimo secolo – per i riferimenti leggersi Aristofane – perciò si decise di aprire la finestra.
Purtroppo era quella di Overton.

Al Gore, Kyoto e gli investimenti “verdi”

A spalancarla fu Al Gore che, proprio in quell’anno, rimasto disoccupato per fine mandato come vice di Bill Clinton, si cercò un mestiere come difensore della terra oppressa e incendiata dagli uomini brandendo l’accordo di Kyoto – firmato nel 1997 – che non si era filato nessuno.
Al Gore con il green ha fatto i soldi: gestisce la Generation Investment Management che “spaccia” fondi d’investimento verdi – ha fatto un accordo da 600 milioni di dollari con la Octopus Energy, che ha come socio di maggioranza la Hanwha Energy coreana di facciata, ma con sede in Cina – ha incassato milioni di dollari con il suo docufilm Una scomoda verità sul disastro climatico.

Affari da sogno col terrore CO2

L’incubo CO2 per qualcuno – e non è certamente solo Al Gore – è diventato affari da sogno per altri. Tutto parte nel 2001, quando la Cina entra nel Wto grazie a Bill Clinton e a Romano Prodi. Pechino fa leva sul senso di colpa dei Paesi più industrializzati per frenarne l’espansione e mentre spinge al massimo l’acceleratore produttivo – incurante dell’ambiente – l’Occidente si autocensura.

Le emissioni? Questione di prospettiva storica

Il famoso Ipcc – sarebbe il panel di scienziati al 98 per cento d’accordo che il cambiamento climatico è colpa dell’uomo: dei pareri contrari non si fa mai cenno – nel rapporto del 2014 pone il problema del controllo delle emissioni, ma 8 anni più tardi aggiusta il tiro e dice:
«La Cina sta sì emettendo molta CO2, ma quello che conta è la serie storica: a partire dalla rivoluzione industriale, gli Stati Uniti hanno emesso più anidride carbonica tra il 1850 e il 2018, con il 27 per cento delle emissioni cumulate globali di CO2 seguiti dall’Ue col 17, e dalla Cina con l’11 per cento».

Il silenzio sui big inquinatori

Che Pechino spari oggi in atmosfera 12 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno pare brutto dirlo, come non va bene far sapere che i Paesi arabi sono tra i maggiori emettitori: le ultime Cop, i raduni anti-anidride si fanno tutte in Paesi petroliferi perché pagano.
Egualmente dire in Europa che la Germania sparge 700 milioni di tonnellate di anidride carbonica va taciuto sennò Ursula von der Leyen e il suo Green Deal ci restano male.

Il paradosso italiano

I centri di ricerca del mondo sono tutti ai piedi di Xi Jinping. A partire dal 2018 però Pechino ha emesso 590 kg di CO2 equivalente per 1.000 dollari del Pil, rispetto a 370 kg degli Stati Uniti e a 230 kg dell’Ue.
L’Italia è ben sotto la media di emissioni dell’Europa, ma il Green Deal vuole aggredire le nostre case, ferma le nostre auto, blocca le nostre industrie.

La soglia del disastro: il 2025 e il 2030

La massima apertura della finestra di Overton – affermare ossessivamente una cosa per farla inverare – si è avuta con l’ultimo rapporto Ipcc:
«Il 2025 è l’anno decisivo: o diminuiscono le emissioni o si va verso il disastro».
La Global Commission on the Economy and Climate aggiunge che il 2030 sarà l’anno del non ritorno.

La pandemia come modello: manipolare la paura

È l’effetto Covid: aumentare la paura per far passare ciò che non era accettabile. Una dimostrazione sono due report medici assolutamente farlocchi.
Il primo è uno studio scientifico inglese sui morti per caldo: 2.500 passati a miglior vita. Poi si è scoperto che avevano sbagliato tutto.
Il secondo viene nientepopodimenoché dall’Associazione medici per l’ambiente, che avverte che «circa 1.500 dei 2.300 decessi da calore stimati, ovvero il 65 per cento, sono il risultato del cambiamento climatico». E tutto in dieci giorni.

Dubbi scientifici e meteorologi in rivolta

Ma forse non va proprio così. Il tema non è se sale il termometro, ma perché sale. Se la causa non è la CO2, ma come indicano Carlo Rubbia, Antonino Zichichi, Franco Prodi – il più autorevole studioso delle nuvole – e altri 1.500 scienziati è da ricercarsi nel sole, nel vapore acqueo, negli andamenti ciclici del clima, non conta nulla.

L’intelligenza artificiale e l’orwelliano consenso forzato

Per sapere che il global warming è una realtà manipolata, basta interrogare l’intelligenza artificiale. Questa è la risposta, e la riprova che l’Ia è al servizio del mainstream e l’inverarsi delle profezie di George Orwell in 1984, che si ha se si chiede quanti scienziati non sono convinti che il riscaldamento globale abbia cause antropiche.
La risposta:
«Non esiste un numero preciso di scienziati che negano il riscaldamento globale, ma il consenso scientifico sulla sua origine antropica è molto ampio, con percentuali che superano il 99 per cento…».

Franco Prodi e il mistero del caldo su Marte

Peccato che Franco Prodi continui la sua scomoda battaglia e sostenga – da ultimo in una intervista a La Verità:
«Il cambiamento climatico è connaturato con il nostro pianeta, tutti si occupano della CO2 ma bisognerebbe occuparsi del vapore acqueo. Riguardo alle temperature: stanno aumentando anche su Marte, non risulta che lì ci siano uomini».


L’ossessione del caldo e il gelo che non fa notizia

In Rete però la sfida è al calor bianco. Se si cita che il giugno 2025 è stato comunque meno caldo del 2003 si dice che è un errore perché comunque deve fare più caldo.
Se emerge un vecchio articolo dell’Unità che spiega come nel luglio 1964 a Milano si superarono i 40 gradi, la risposta è: i picchi non significano nulla, conta la tendenza.
Se si scopre che forse questa è un’estate “normale” ecco i profeti insorgere.
Come Luca Mercalli che profetizza: «Non scambiate il meteo col clima, lo zero termico sta sopra i 5.500 metri».
Il giorno dopo allo Stelvio ci sono 15 centimetri di neve fresca.

Sottocorona: “La temperatura percepita è un falso”

È talmente assurda la rincorsa al catastrofismo climatico che un meteorologo da tivvù come Paolo Sottocorona – ha rubrica fissa da decenni su La7 – non certo un negazionista del clima – sbotta:
«I 40 gradi in Italia non ci sono, il grande caldo sull’Europa riguarda solo una parte del continente, la parte settentrionale ha massime tra i 18 e i 20 gradi: è al freddo. La temperatura percepita è un falso e andrebbe perseguita per legge perché è procurato allarme».

Le contraddizioni dell’allarme globale

L’inferno può attendere? Sì, a dare retta alle temperature del 12 luglio in Appennino:
Campo Felice -4,1°C, Piani di Pezza -3,1°C, per dirne due.
Oppure a chi, come Copernicus, sostiene che il giugno trascorso è il terzo più caldo dal 1940, ma:
«Il mese presenta un’anomalia pari a più 1,30 gradi rispetto ai valori preindustriali (1850-1900) ed è inferiore ai due anni precedenti: l’anomalia è in fase recessiva ormai da sette mesi».

Bistecche stampate e centraline al sole

Una vera disdetta per chi come Fao e Oms fa un report per dire che il mondo chiede sempre più carne; ma gli allevamenti inquinano e bisogna stampare le bistecche in laboratorio.
Che questo sia un favore fatto a Bill Gates, o alla brasiliana JBS, o a chi ha scommesso sugli Egs alimentari, è un effetto collaterale non considerato.

CO2, alberi e “termometri al calorifero”

Insomma la paura della CO2 salva il pianeta, ma anche qualche bilancio come quello di chi – ingenuamente – lancia una raccolta fondi per piantare un milione di Paulonie in città. Sono alberi che assorbono molta anidride e fanno ombra.
Ah, sia detto per inciso: molte delle centraline disseminate nelle città che misurano la temperatura stanno al sole e in mezzo al cemento e non a due metri d’altezza e all’ombra come d’obbligo.
È un po’ come quando per non andare a scuola si accusava febbre improvvisa mettendo il termometro sul calorifero.
L’allarme CO2 una giustificazione deve pur averla!

Autore
Panorama

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