Riscatto della laurea: un investimento che ti cambia la pensione? Ecco quando conviene davvero
- Postato il 24 settembre 2025
- Economia
- Di Blitz
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Riscattare la laurea è per molti in investimento che migliora le aspettative pensionistiche, ma è davvero così per tutti?
C’è chi lo vede come un’opportunità da sfruttare, chi come un azzardo esagerato e chi ancora come un investimento da valutare con estrema attenzione. Negli ultimi anni si è parlato molto della possibilità di trasformare gli anni trascorsi all’università in contributi utili per migliorare il proprio piano pensionistico.
Un meccanismo pensato per non “perdere” quel tempo speso in formazione e per farlo pesare più concretamente sulla carriera lavorativa e previdenziale. Ma non sempre si tratta di un percorso lineare, perché i costi possono essere elevati e le convenienze variare da caso a caso.
Riscatto laurea, vale davvero?
Il riscatto della laurea, infatti, non è uguale per tutti e oggi il dibattito politico si concentra su proposte che mirano a renderla più accessibile. Esiste infatti una modalità ordinaria, che si basa sulla retribuzione percepita al momento della domanda e una formula agevolata che consente di ridurre la spesa.

Il riscatto non riguarda soltanto lauree triennali e magistrali, ma anche i vecchi diplomi universitari, i dottorati di ricerca e perfino i titoli conseguiti all’estero. L’accesso è possibile per dipendenti, sia autonomi e iscritti alla Gestione separata, con regole che variano in base al tipo di contribuzione versata.
La parte più delicata resta il costo, per i periodi precedenti al 1996 si utilizza un calcolo attuariale che può portare a cifre altissime. Dopo il 1996, invece, il metodo diventa più semplice e si basa sull’ultima retribuzione imponibile, con l’aliquota ordinaria che arriva al 33%.
Per chi non lavora, il calcolo si effettua sul reddito minimo di artigiani e commercianti, pagando poco più di 6.000 euro per ogni anno riscattato. Un corso di cinque anni supera i 30.000 euro, che rendono evidente come il momento in cui si presenta la domanda sia fondamentale.
La convenienza, dunque, dipende dalle esigenze personali e può essere un vantaggio per chi vuole andare in pensione prima, raggiungendo prima i requisiti richiesti. Può rivelarsi invece, poco utile per chi è ormai vicino all’età pensionabile, visto che il tempo per recuperare l’investimento rischia di non essere sufficiente.
A riaccendere il dibattito è arrivata una nuova proposta, abbattere i costi del riscatto a circa 900 euro per anno “studiato”, contro i 6.000 attuali. Una rivoluzione che renderebbe l’operazione sostenibile per una platea molto più ampia, soprattutto nel mondo della scuola, dove la misura è stata pensata con maggiore urgenza.
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