(Ri)scoperta la formula del blu egizio

  • Postato il 8 giugno 2025
  • Di Focus.it
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Gli Egizi, a partire dal 2600 a.C., furono i primi a creare un pigmento sintetico: il "blu egizio" (un silicato di rame e calcio). Lungo le rive del Nilo questo prezioso colore (associato al cielo, quindi divino) veniva usato per dipingere templi, statue, papiri e sarcofagi, considerandolo un'alternativa più economica alle tinte derivate dalla lavorazione dei lapislazzuli e della pietra turchese che ridotti in polvere davano il blu e l'azzurro.. La formula. Il segreto della composizione del blu egizio andò perduto nel tempo: i Romani ne fecero un uso sporadico, ma già in epoca medievale andò in disuso. Oggi, una ricerca pubblicata su Sciencedaily spiega come è stata riscoperta la formula del blu egizio, grazie a una collaborazione tra la Washington State University, il Carnegie Museum of Natural History e lo Smithsonian.. Dodici ricette per un colore. I ricercatori hanno ricreato il pigmento sperimentando 12 diverse formulazioni, combinando silice, rame, calcio e carbonato di sodio, e cuocendo il tutto a circa 1.000 °C fino a 11 ore. I risultati? Il pigmento ottenuto variava dal blu intenso al grigio-verde, e bastava solo il 50% di componenti "attivi" per ottenere il colore desiderato. «È un materiale molto eterogeneo», spiega il professor John McCloy, «anche piccole variazioni nel processo produttivo portano a risultati diversi».. Dai musei ai laboratori. Ma perché tanto interesse per un colore antico? Un pigmento nato per decorare templi potrebbe contribuire allo sviluppo di dispositivi di sicurezza utili in ambito forense. Emana luce nel vicino infrarosso, invisibile all'occhio umano ma utilissima per tecnologie come la rilevazione delle impronte digitali o gli inchiostri anticlonazione (non visibili a occhio nudo, ma che si rivelano attraverso l'utilizzo di una fonte di luce ultravioletta). Inoltre, ha una struttura chimica simile ai materiali superconduttori per alte temperature..
Autore
Focus.it

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