Ritardarono cure del figlio 14enne malato di cancro, genitori a processo per omicidio volontario

  • Postato il 12 settembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Due genitori saranno processati perché accettarono il rischio di morte del figlio non garantendogli le cure adeguate, a seguito di una diagnosi chiara: tumore. Si chiamava Francesco e aveva 14 anni l’ennesima vittima di adulti che assurdamente credono che il cancro si possa trattare senza farmaci.

Metodo Hamer

Come nel caso “metodo Hamer” basato – come ricorda il sito dell’Airc – “su pseudo-teorie che non sono mai state sottoposte a una sperimentazione scientifica seria. Il presupposto, inconsistente, è che il tumore sia il frutto di un conflitto psichico. Oltre a essere infondati, i principi del metodo negano tutto quello che è stato scientificamente dimostrato sul funzionamento dell’organismo sano e di quello malato. Il metodo Hamer rinnega l’uso dei farmaci, provocando ai pazienti che lo seguono gravi ritardi nell’inizio delle terapie e trasformando così tumori curabili in forme incurabili”. Hamer è morto nel 2017, ma le assurdità che propugnava evidentemente purtroppo no. Nel 2021 è diventata definitiva la sentenza per una dottoressa che trattò una paziente oncologica con tisane e psicoterapia, portandola alla morte.

Il caso di Vicenza

Il processo alla coppia si aprirà il prossimo 21 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Vicenza per omicidio con dolo eventuale. Il caso è stato discusso nel corso dell’udienza preliminare giovedì mattina mattina davanti al giudice per l’udienza preliminare. Cuore dell’ipotesi della procura, sostenuta con il pubblico ministero Paolo Fietta, la scelta dei genitori di ritardare l’assistenza al figlio, studente delle medie, necessarie per la sua sopravvivenza e aver in contemporanea ascoltato i pareri di cinque medici. Un caso arrivato all’attenzione della procura dei minori su segnalazione dei Servizi sociali. Il giovane dopo varie visite in diversi ospedali era arrivato a Vicenza dove è morto all’inizio dello scorso anno.

Le indagini

All’ospedale San Bortolo, dove era stato ricoverato dopo la diagnosi della malattia, l’adolescente era stato sottoposto a una visita da parte di un consulente della magistratura, secondo il quale il giovane paziente non avrebbe ricevuto le terapie necessarie alla cura del tumore. In seguito c’era stato il decesso. Nelle scorse successive la Polizia giudiziaria aveva ascoltato i due genitori, ripercorrendo le tappe della vicenda. In base alle loro dichiarazioni e all’esito della consulenza eseguita al San Bortolo, la Procura aveva così formulato l’ipotesi di reato di omicidio volontario.

I precedenti

Con tutti i distinguo del caso, la vicenda riporta alla memoria il caso di Lino Bottaro e Rita Benini, la coppia padovana condannata definitivamente alla pena di due anni di reclusione – ma per l’imputazione di omicidio colposo – per aver rifiutato che la figlia Eleonora, di 17 anni, malata di leucemia linfoblastica acuta, venisse sottoposta alla chemioterapia. La ragazza, secondo i medici, avrebbe avuto una possibilità di guarigione attorno all’80%, ma su scelta della famiglia venne trattata con il “metodo Hamer” e le fu somministrato cortisone e vitamina C. A inizio anno è diventata definitiva la sentenza nei confronti del medico che trattò l’otite di un bimbo con farmaci omeopatici. Francesco, 7 anni, morì per un’encefalite. L’antibiotico gli avrebbe salvato la vita.

Foto di archivio

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Il Fatto Quotidiano

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