Rivolta nel carcere di Genova: detenuti sul tetto, feriti due agenti. “Disordini partiti da un tentativo di stupro”

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una rivolta di notevoli dimensioni è scoppiata mercoledì pomeriggio nel carcere maschile di Marassi, a Genova. Decine e decine di detenuti sono usciti dalle celle e hanno preso possesso della seconda sezione del penitenziario: alcuni di loro sono saliti sul tetto dell’istituto. Due agenti di custodia sono rimasti feriti (in modo non grave) sono stati trasportati in codice giallo all’ospedale Galliera del capoluogo ligure. Secondo Gennarino De Fazio, segretario del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria intervenuto sulla tv locale Primocanale, la rivolta è stata provocata da un tentativo di stupro e le persone coinvolte sono circa duecento. Il personale amministrativo e sanitario è stato messo in sicurezza in locali non raggiungibili dai detenuti, mentre alcune insegnanti provenienti dall’esterno sono state fatte uscire. Intorno alle 16 De Fazio ha reso noto che la sollevazione è rientrata “grazie all’intervento di oltre cento agenti della Polizia penitenziaria, molti dei quali provenienti da altre carceri liguri”.

All’esterno dell’edificio è stato formato un cordone di sicurezza da parte di uomini dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di finanza in tenuta antisommossa. “Abbiamo avviato immediatamente un canale diretto con Prefettura, Questura e le altre autorità competenti”, ha informato la neo-sindaca di Genova Silvia Salis. “Gli agenti della polizia locale, insieme alle altre forze dell’ordine, sono impegnati nella messa in sicurezza della zona circostante il carcere di Marassi, e nella chiusura di alcune strade limitrofe, a presidio della cittadinanza e del territorio. Ringrazio per l’impegno e per l’intervento immediato le donne e gli uomini del nostro corpo della Polizia locale e di tutte le forze dell’ordine, desidero esprimere totale solidarietà agli agenti della Polizia penitenziaria e al personale coinvolto”.

Il decreto Sicurezza del governo, entrato in vigore a inizio aprile, ha introdotto il nuovo reato di “Rivolta all’interno di un istituto penitenziario, con pene fino a sei anni per i partecipanti e fino a dieci per i promotori. La norma prevede che possano costituire “rivolta” anche “le condotte di resistenza passiva. Proprio nel giorno della sollevazione, il provvedimento è diventato legge con la conversione da parte del Senato. Secondo il segretario Uilpa De Fazio, la vicenda “è il segno tangibile dello stato di degrado delle carceri, che non può essere affrontato con interventi meramente repressivi, come l’introduzione del reato “impossibile” di rivolta, ma agendo soprattutto sulla prevenzione attraverso l’umanizzazione delle condizioni di lavoro degli operatori e della detenzione”.

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