Roma, 4 nomi papabili per il nuovo allenatore: Ranieri stuzzicato dall’idea Fabregas
- Postato il 29 aprile 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non si offenda nessuno per l’espressione, ma dire che a Roma sia tempo di Conclave è una frase che più trasversale di così non si può. Perché a Roma, quella calcistica, quella giallorossa, i confronti si stanno intensificando sempre di più per scegliere chi sarà il successore di Claudio Ranieri che, da senior advisor in pectore, avrà un ruolo chiave nella scelta del nuovo allenatore: ne sta discutendo in queste settimane con il ds Ghisolfi e con la proprietà. E la lista sembra essersi di molto ristretta.
Telefonate sempre più fitte
I contatti in questi mesi si sono quasi sprecati, tra candidature spontanee, chiamate perlustrative, richieste di informazioni. La ricerca punta verso un profilo che abbia esperienza (non troppa, per questioni di budget: ecco perché quelli di Ancelotti e Allegri sembravano più suggestivi sogni che piani reali), ma che allo stesso tempo abbia quella voglia di impegnarsi con entusiasmo in un progetto a lungo termine, in cui vincere non sia per forza la prima cosa richiesta. Si procede tra i concetti di certezze e ricostruzioni, con l’intenzione di dare continuità a un calciomercato estivo, quello scorso, che sembrava fallimentare ma che Ranieri in parte è riuscito a raddrizzare. I nomi? Per ora sono quattro e vengono elencati in ordine sparso: Pioli, Farioli, Fabregas e Vieira.
La novità è rappresentata soprattutto dall’attuale allenatore del Como, che con la Roma ha avuto dei primi contatti. Un colloquio cordiale, conoscitivo, per capire se ci potessero essere le basi per proseguire e magari trovare un accordo. La risposta? Né no, né sì: una normale fase valutativa da parte di Fabregas che allo stesso tempo ha ribadito più volte al Como l’intenzione di continuare il progetto insieme, dopo la promozione in A dello scorso anno e la salvezza più che positiva raggiunta in questa stagione. Lo spagnolo lo sa, l’ha sperimentato da calciatore: non serve mai avere fretta per arrivare in alto. E tutto vuole fuorché bruciarsi dopo la sua prima esperienza in Serie A, in cui è riuscito a mettere in mostra un’idea di calcio precisa, dinamica e divertente. Per questo valuta ma non accelera, per quanto a Ranieri piaccia molto: non è casuale che dopo Roma-Como dello scorso marzo i due si siano intrattenuti a lungo negli spogliatoi dell’Olimpico. Non era una trattativa, sia chiaro, ma uno scambio di idee tra chi il calcio lo mastica da anni e chi vuole continuare a imparare.
Dovrebbe imparare meno invece Stefano Pioli, che con l’Al-Nassr di Ronaldo non è riuscito a conquistare il titolo (manca solo la certezza aritmetica) e potrebbe valutare un ritorno in Italia. Soprattutto se gli venisse prospettato un progetto ambizioso come quello giallorosso. Dei contatti ci sono stati e l’interesse è stato reciproco. Ma serve un budget importante per arrivare alle firme (in Arabia Pioli guadagna quasi 10 milioni di euro netti a stagione: cifre non replicabili in nessun caso in Italia), con le aspettative che chiaramente sarebbero diverse e molto più alte.
Più simili a Fabregas sarebbero gli altri due allenatori con filosofie di calcio diverse ma che in qualche modo assomigliano allo spagnolo come tipo di profilo (discreta esperienza ma anche ampi margini di crescita): Farioli e Vieira. Il primo con l’Ajax sta per conquistare lo scudetto, il secondo ha già centrato l’obiettivo per cui era stato chiamato dal Genoa al posto dell’esonerato Gilardino (la salvezza). I liguri hanno tutta l’intenzione di blindarlo e lui al momento non sembra interessato a lasciare la piazza, ma il mercato – anche quello degli allenatori – è sempre molto imprevedibile. Per questo stesso motivo, Farioli ha chiesto in generale di aspettare a intavolare ogni possibile trattativa, prima che la sua squadra non alzi il trofeo in Eredivisie: dopodiché, si siederà a un tavolo per parlare con gli olandesi del futuro e quindi capire meglio che direzione prendere. Ma la candidatura è sul tavolo e Ranieri la valuta attentamente. Come le altre tre. Soppesando costi, benefici e resa potenziale. Questa volta, senza davvero voler (più) sbagliare.
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