Roma, il palazzo di 5 piani nel Pigneto di Pasolini. I residenti: “Volumetrie esplose, Comune e giudici accertino irregolarità”

  • Postato il 17 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Era la borgata romana amata da Pierpaolo Pasolini, il Pigneto, “con le casupole basse, i muretti screpolati, di una granulosa grandiosità nella sua estrema piccolezza”. Ma ora altro che “casupole”: un palazzo di 5 piani s’erge all’angolo di via Riccio da Parma con via del Pigneto, nel rione dei “villini” dove le dimore di solito non superano i tre piani.

L’accesso agli atti – Molti residenti hanno accolto la nuova costruzione come un pugno in un occhio. Una ventina di abitanti ha fondato un comitato e si è rivolta alle aule di giustizia. Prima i “dissidenti” hanno raccolto una montagna di carte chiedendo accesso agli atti del Comune: pratiche urbanistiche, permessi di costruzione, planimetrie, atti del catasto, Scia e l’intero catalogo documentale. Poi hanno studiato il fascicolo con alcuni esperti. Il loro responso è chiaro, ma tutto da verificare: il palazzone non sarebbe a norma perché le cubature sarebbero esplose.

Esposti in tribunale – Il comitato del Pigneto ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio a luglio 2024. Un mese dopo, il 27 agosto 2024, l’esposto penale alla procura della Repubblica della Capitale. Il primo atto è stato bocciato il 16 dicembre scorso dai giudici amministrativi per motivi formali. Senza giudicare il merito delle contestazioni, il ricorso è stato respinto perché alcuni dei sottoscrittori non risiedevano nel quartiere. Gli abitanti tuttavia si sono appellati al consiglio di Stato e sono fiduciosi nelle verifiche della giustizia penale e dei funzionari comunali.

Il dubbio sulle cubature – Secondo loro, sul terreno di via del Pigneto sarebbe potuta sorgere una costruzione di 4 piani, da 2.862,35 metri cubi e 676,35 metri quadri. Invece è spuntato un piano in più con l’aggiunta del quinto. L’immobile sarebbe cresciuto non tanto in verticale. Spulciando gli atti pubblici, il comitato di quartiere ha tirato le conclusioni negli esposti per la magistratura: secondo i residenti cubature e metri quadri sono quasi raddoppiati. Il Fatto Quotidiano ha chiesto lumi ad esperti indipendenti. Gli architetti preferiscono non esporsi: solo una perizia ordinata dalla procura potrà verificare i numeri delle volumetrie. Ma alcuni professionisti ritengono fondate e legittime le critiche del comitato.

Il rogito d’acquisto: le “unità collabenti” fantasma e lo sconto da decine di migliaia di euro – In ogni caso ormai è tardi. Il cantiere ha aperto i battenti a ottobre 2023 e i lavori sono agli sgoccioli con appartamenti già venduti. Negli annunci immobiliari troviamo le “ultime disponibilità”: un appartamento da 90 metri quadri in vendita a 490mila euro. L’intero terreno è stato acquistato a 650mila euro.

Torniamo all’inizio della storia. L’area dove sorge l’immobile è stata comprata dalla società Printo srl con due rogiti datati 4 marzo 2022. La proprietà del terreno infatti era divisa tra due privati cittadini. Prima della nuova costruzione, su quel lembo del Pigneto non c’era nulla, solo erbacce e sterpaglie. Eppure, leggendo i rogiti d’acquisto, la descrizione è diversa. Gli atti notarili citano “unità collabenti con annesso terreno di pertinenza esclusiva”. Il testo sembra alludere alla presenza di ruderi da tirare giù. Del resto il permesso del Comune (rilasciato il 25 marzo 2021) – leggiamo nel rogito – è per “ricostruzione ed abbattimento”. Peccato non ci sia nulla da abbattere: le due “unità collabenti” risalgono al 1943, distrutte 82 anni fa dai bombardamenti nazisti durante la seconda guerra mondiale. Come mai, allora, il rogito descrive “due unità collabenti”? I residenti, nella denuncia depositata in procura, hanno esposto la loro ipotesi: Printo srl avrebbe ottenuto “benefici fiscali” in virtù del cosiddetto decreto Crescita, convertito dal Parlamento nella legge numero 58 del 2019. E’ scritto nero su bianco nel rogito notarile: all’articolo 7 si invoca l’applicazione della norma per “il pagamento dell imposte in misura fissa trattandosi di acquisto di interi fabbricati ai fini di ricostruzione e ristrutturazione”. Dunque salta l’aliquota del 9 per cento sui terreni edificabili: circa 60mila euro sul costo totale di 650mila. Mentre l’imposta fissa è di poche centinaia di euro. Un corposo risparmio da oltre 50mila euro.

Il notaio sospeso per 5 anni – I due rogiti sono firmati dal notaio Enzo Becchetti di Roma. Non ha un curriculum senza macchia: è stato sospeso per 5 anni, con una sanzione del Consiglio notarile decisa il 12 dicembre 2024. Il Fatto Quotidiano ha provato a parlare con i rappresentanti della Printo srl, ma la società non ha un sito web. Abbiamo inviato un’email, nessuna risposta. Gli unici desiderosi di parlare sono i residenti del Comitato. Gerardo Ghiura è uno di loro e rispolvera un fotogramma dell’Accattone pasoliniano: “In una scena si vede il terreno dove sorge il palazzo e già allora non c’era nulla, altro che unità collabenti”.

Rischio speculazione immobiliare nella Capitale – Correva l’anno 1961, quando l’intellettuale delle periferie scelse le sgarrupate vie del Pigneto come scenografia del film. Al tempo il rione dei diseredati cingeva la periferia di Roma. Oggi è un prolungamento del centro. Ospita giornalisti, artisti, professionisti: è la gentrificazione, bellezza. Musica per gli immobiliaristi a caccia di affari. Dopo Milano, anche sulla capitale incombe la minaccia della speculazione. In gioco ci sono le compensazioni urbanistiche: diverse aziende vantano diritti edificatori, in base al Piano Regolatore del 2008, ma non hanno mai potuto costruire per via dei vincoli imposti dal Comune. Ora sulla Capitale possono atterrare circa un milione di metri quadri di nuove edifici. Altrimenti, il rischio è la stangata paventata dall’assessore Maurizio Veloccia a Roma Today: contenziosi giudiziari per 1,5 miliardi di euro.

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Il Fatto Quotidiano

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