Russia-Iran-Algeria: il nuovo triangolo militare che preoccupa l’Occidente
- Postato il 10 ottobre 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Documenti trapelati nei giorni scorsi rivelerebbero un accordo di portata strategica tra Russia e Iran per la fornitura di caccia avanzati Sukhoi-35, in un’operazione del valore complessivo di oltre 600 milioni di dollari. La vendita, discussa da tempo ma mai confermata nei dettagli, tornerebbe ora al centro dell’attenzione grazie a una nuova fuga di notizie proveniente dal conglomerato statale russo per la difesa, Rostec. A dare notizia della fuga è stato il sito dell’opposizione russa The Insider, dopo che il collettivo di hacker Black Mirror ha diffuso online la prima serie di file interni. Tra questi, una tabella dei prezzi riservata che dettaglia decine di forniture di armamenti, tra cui appunto i caccia Sukhoi-35 destinati a Teheran.
Secondo quanto riportato dagli hacker, la fuga comprenderebbe oltre 300 documenti classificati, molti dei quali relativi a contratti con Paesi sottoposti a sanzioni occidentali. Le carte descrivono meccanismi di pagamento, clausole di consegna e accordi tariffari per un valore di centinaia di milioni di dollari.Il sito specializzato Army Recognition, dopo aver analizzato i file, ha individuato un codice cliente 364 associato all’Iran. Dietro quel numero si nasconderebbe un contratto per 48 jet Sukhoi-35 equipaggiati con sistemi avionici e di guerra elettronica di ultima generazione, per un importo di circa 589 milioni di euro (635 milioni di dollari). La consegna sarebbe prevista entro il 2028, con un pagamento anticipato del 15%.

Un secondo codice, 012, sarebbe invece collegato all’Algeria e includerebbe due contratti distinti: uno da 176 milioni di dollari per apparecchiature di guerra elettronica destinate ai Sukhoi-34, e un altro da 239 milioni di dollari per l’acquisto di kit avionici completi per i caccia Sukhoi-57, velivoli di quinta generazione considerati tra i più avanzati dell’arsenale russo. Le informazioni, tuttavia, non hanno ancora ricevuto conferma ufficiale da parte di Mosca o dei presunti acquirenti. Gli analisti di Army Recognition sottolineano che, pur coerenti con i precedenti modelli di esportazione di armi russe, i dati potrebbero riferirsi a tabelle di prezzo obsolete o a versioni preliminari dei contratti. Ciononostante, la fuga confermerebbe una tendenza ben nota: il crescente asse militare tra Russia, Iran e Algeria, tre Paesi accomunati da forti interessi nel settore della difesa e da rapporti complessi con l’Occidente.
Nel marzo 2023, l’Iran aveva già annunciato ufficialmente di aver raggiunto un accordo per l’acquisto dei Sukhoi-35. «I velivoli Sukhoi-35 sono tecnicamente compatibili con la nostra Aeronautica e il contratto è stato finalizzato», aveva dichiarato all’epoca la delegazione iraniana alle Nazioni Unite a New York. L’intesa è apparsa fin da subito come parte di uno scambio più ampio: Teheran ha infatti fornito a Mosca centinaia di droni d’attacco Shahed-136, impiegati in Ucraina, ricevendo in cambio tecnologia e supporto militare. Poche settimane prima dell’annuncio, l’Iran aveva inaugurato una base aerea sotterranea progettata per ospitare aerei da combattimento avanzati, considerata il preludio alla consegna dei Sukhoi. Il Sukhoi-35 è un caccia di quarta generazione avanzata, paragonabile per prestazioni agli F-16I israeliani. L’acquisizione rappresenterebbe per Teheran un salto di qualità nella modernizzazione della propria aviazione, ancora in larga parte dipendente da modelli datati come F-14 Tomcat, F-4 Phantom e MiG-29. In parallelo, fonti militari iraniane avrebbero valutato l’acquisto del J-10 cinese, anche se al momento l’opzione russa resta prioritaria. L’Algeria, dal canto suo, punta a consolidare la propria supremazia aerea nel Nord Africa. La presunta fornitura di 12 Sukhoi-57 la renderebbe il primo Paese africano a disporre di caccia di quinta generazione, rafforzando il proprio vantaggio strategico sul Marocco, rivale storico nella regione. Le relazioni militari tra Mosca e Algeri, già strette da decenni, si sarebbero ulteriormente intensificate dopo l’invasione russa dell’Ucraina, in un quadro di isolamento internazionale della Federazione.
Sebbene non sia possibile verificare la piena autenticità dei file diffusi, il contenuto appare coerente con la strategia russa di diversificare i canali di export militare e aggirare le sanzioni occidentali attraverso accordi bilaterali con partner non allineati. Un meccanismo che garantisce liquidità a Mosca e accesso a tecnologie strategiche ai suoi alleati. Sul piano geopolitico, l’accordo potrebbe avere conseguenze rilevanti per la sicurezza regionale. Israele osserva con crescente preoccupazione la prospettiva di un Iran dotato di caccia di nuova generazione in grado di estendere il raggio operativo fino al Mediterraneo orientale. Anche l’Europa e la NATO, impegnata nel contenimento dell’influenza russa nel Nord Africa, osservano con crescente attenzione la cooperazione tra Mosca e Algeri, che rischia di alterare gli equilibri aerei nel quadrante mediterraneo. L’Algeria ha confermato quest’anno di essere destinata a diventare la prima nazione straniera ad acquisire anche il caccia stealth Sukhoi Su-57, simbolo della nuova generazione dell’industria bellica russa. Una mossa che ha destato forte preoccupazione in Marocco, dove il rafforzamento della potenza aerea algerina viene percepito come una minaccia diretta alla stabilità regionale. Rabat teme infatti che il nuovo equilibrio strategico possa compromettere la propria capacità di deterrenza, in particolare lungo il confine conteso del Sahara Occidentale. In risposta, il Regno starebbe valutando l’acquisto di un lotto di F-35, i caccia di quinta generazione prodotti dall’americana Lockheed Martin, nell’ambito di un’intesa strategica con Washington volta a bilanciare l’ascesa militare di Algeri che non fa nulla per non irritare e minacciare Rabat. L’accordo, tuttavia, non è stato ancora annunciato ufficialmente. La triangolazione Russia-Iran-Algeria, se confermata, rappresenterebbe un ulteriore passo verso la formazione di un blocco militare alternativo al sistema occidentale, fondato su interessi convergenti e sull’erosione progressiva del regime delle sanzioni.