Russia-Ucraina, tutti gli ostacoli che frenano la pace dopo il summit di Washington
- Postato il 19 agosto 2025
- Di Panorama
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All’indomani del summit di Washington, in cui il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei hanno discusso con Donald Trump riguardo alla possibile risoluzione del conflitto in Ucraina, sulla strada della pace rimangono ancora numerosi dubbi e ostacoli.
Armi, garanzie e territori: i punti di scontro fra Mosca e Kiev
Sulla questione delle forniture militari, nel summit di ieri Zelensky ha illustrato una proposta alla controparte americana, ovvero l’acquisto di armamenti statunitensi per un ammontare di circa 100 miliardi di dollari, finanziato dall’Europa. In aggiunta, si prevede un accordo da 50 miliardi di dollari per la produzione congiunta di droni tra aziende ucraine e statunitensi.
Questa proposta punta a creare una rete di supporto industriale e difensivo strettamente legata agli interessi occidentali, un fatto che certamente non andrà a genio alla Russia, che ha sempre dichiarato la “neutralizzazione” dell’Ucraina come uno degli obiettivi fondanti dell’invasione militare.
Ecco quindi un altro punto critico delle prossime trattative russo-ucraine: quello delle garanzie di sicurezza. Zelensky ha evidenziato che l’Ucraina aspira a disporre di un esercito robusto, equipaggiato con armi occidentali, accompagnato da una missione di peacekeeping europea sotto coordinamento degli Stati Uniti e da garanzie di sicurezza simili a quelle dell’articolo 5 della Nato (quello relativo alla difesa collettiva).
In un’intervista mattutina rilasciata a Fox News, Donald Trump ha dichiarato oggi che gli Stati Uniti non intendono schierare truppe in Ucraina, limitandosi a fornire un eventuale supporto aereo, ma che Germania, Francia e Regno Unito desiderano invece inviare contingenti militari in Ucraina.
Per Mosca questa è sempre stata una linea rossa invalicabile. Anche ieri, la portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che «la presenza di contingenti Nato in Ucraina è inaccettabile e rappresenta una minaccia di escalation incontrollata». Mandare truppe occidentali in Ucraina, fornendo al contempo garanzie di sicurezza uguali a quelle dei partner della Nato equivarrebbe di fatto all’entrata di Kiev nell’Alleanza, difficile pensare che Mosca accetti tali termini.
C’è poi il tema del controllo dei territori. Zelensky ha confermato che “l’Ucraina non accetterà cessioni di terra che compromettano l’integrità nazionale“, richiamando l’articolo 73 della costituzione che impone un referendum per qualsiasi modifica dei confini. Dopo il summit di ieri, però, il Presidente ucraino sembra aver ammorbidito la sua posizione e accettato il fatto che uno scambio di territori ci sarà, ma ha affermato che dovrà essere «proporzionale».
La situazione sul campo di battaglia in Ucraina
Delle quattro regioni annesse illegalmente dalla Russia nel settembre del 2022, Mosca controlla pressoché l’intera regione di Luhansk, dove le truppe russe hanno il controllo di più del 99% del territorio. Nell’oblast di Donetsk, dove si è maggiormente combattuto negli ultimi mesi, l’esercito russo è arrivato a controllare circa il 75% della regione.
Per quanto riguarda Kherson e Zaporizhia, anche qui Mosca controlla all’incirca il 75% dei territori, le Forze armate russe hanno inoltre occupato piccole aree di confine nelle regioni di Sumy e Kharkov (circa 400 chilometri quadrati), oltre a qualche villaggio nella regione di Dnipropetrovsk. Complessivamente, circa il 20% del territorio ucraino è ora occupato da Mosca, Crimea inclusa.
Mentre le trattative vanno avanti, la guerra continua, nella notte le Forze Aerospaziali russe hanno colpito una delle principali raffinerie ucraine nella città di Kremenchug, distruggendola, mentre lungo la linea di contatto di oltre mille chilometri la guerra di posizione continua a mietere vittime.