Sala bocciato per mancanza di vegetazione

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Di Panorama
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A Milano solo il 37 per cento dei residenti ha a disposizione un parco o un giardino raggiungibile a piedi e in cinque minuti. Si potrebbe pensare che in una città con un centro così pieno di edifici, cioè con una densità edilizia molto elevata (peraltro storicamente elevata e non per responsabilità imputabile ai sindaci a partire dal Dopoguerra), ebbene, si potrebbe pensare che tutto ciò sia naturale e invece, paradossalmente, c’è più verde in centro che in periferia perché in centro – a parte quello «privato», cioè all’interno degli edifici privati – ci sono anche molti spazi pubblici (parchi, parchetti, giardini e giardinetti) che permettono ai cittadini milanesi di potersi godere il verde in varie parti della zona più ricca del capoluogo.

Lasciamo perdere quest’idea peregrina della giunta Sala sul cosiddetto “sfalcio ridotto”, consistente nel non tagliare l’erba ma farla crescere – con la conseguenza che gli insetti nei luoghi pubblici sono aumentati in modo vertiginoso – con la giustificazione della biodiversità, cioè: per chi non avesse capito, sotto la Madonnina, non tagliando l’erba, aumenta la possibilità che i proprietari di piccoli cani li perdano dentro questa erba alta popolata dagli insetti, così da preservare la biodiversità di questi ultimi ma eliminare la biodiversità degli animali domestici.

Qualcuno, prima o poi, metterà su un piccolo cimitero per animali e sulla porta di ingresso ci sarà scritto: cimitero dedicato allo sfalcio. Ora, io mi chiedo: ma possibile che uno arrivi a pensare di incrementare la biodiversità mondiale con i problemi relativi, ad esempio, alle balene, agli orsi e ad altre specie in via di estinzione, lasciando l’erba meneghina alta e, contemporaneamente, facendo crescere la circonferenza delle sfere umane poste nel basso ventre, con uno sfalcio che fa moltiplicare gli insetti? Cioè, gli insetti che popolano Milano, grazie allo sfalcio light, sono insetti in via di estinzione? Boh.

Torniamo a bomba. In città, secondo i dati della rivista Land e le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms, in inglese World health organization), il parametro di accessibilità alle aree verdi, all’interno degli spazi urbani, è compreso entro una distanza di 300 metri che è, appunto, come abbiamo detto sopra, la distanza percorribile a piedi in cinque minuti.

Ora, è evidente che in una delle città più inquinate d’Europa, e cioè Milano, che ciò sia garantito solo a un cittadino su tre è un dato di una certa gravità.

Tra l’altro, come accennato sopra, questa mancanza riguarda più le zone periferiche, e non solo perché in queste zone manchino giardini e giardinetti, ma perché o non sono manutenuti oppure, ancora peggio, sono i luoghi privilegiati da spacciatori e delinquentelli di vario genere.

Per esempio, in zona San Siro il Comune ha fatto una buona azione, ha finalmente rifatto un parco giochi per bambini, ma la popolazione si è dovuta organizzare in turni di vigilanza perché tutto ciò non sia sfasciato nel giro di poco tempo.

Certamente c’è una carenza di verde in periferia e certamente questo dipende dalla mancata manutenzione e rigenerazione delle periferie stesse. Ma molto sarebbe già conservare e preservare da teppisti vari il verde presente, perché, non solo a Milano, ovviamente, ma in molte altre città, questi spazi collocati nelle zone più marginali delle stesse spesso sono ricettacoli di delinquenza e non vengono curati.

Altro che sfalcio, lì siamo allo sfascio e lo sfascio, notoriamente, non serve alla biodiversità, a meno che essa non comprenda delinquenti, spacciatori e teppisti però, in questo caso, si dovrebbe chiamare bioillegalità.

Secondo il rapporto Mal’Aria di Legambiente, a Milano, nei primi 4 mesi del 2025, si sono già superati i 27 giorni di sforamento dei limiti consentiti per legge di polveri sottili (il PM10).

Nel 2024, sempre secondo Legambiente, i superamenti del limite giornaliero di 50 microgrammi per metrocubo di PM10 sono stati frequenti.

Ora Milano passa per essere una città con un sindaco che definirei multicolore, perché solo verde è riduttivo, è anche un po’ rosso e anche un po’ arancione però, certamente, ha puntato molto sulla questione green.

Lo sfalcio leggero, le piste ciclabili, i monopattini, una quantità di quattrini insostenibile per accedere al centro e non solo, se continua così qualche lavoratore con stipendio medio basso, per entrare a Milano, dovrà fare un mutuo annuale.

Eppure, con tutti questi obblighi e divieti non si è ottenuta una beata mazza. Anche perché o un sindaco fa un atto di coraggio e chiude il centro oppure tutte queste gabelle, tariffe, divieti non servono assolutamente a nulla, e non lo dico per convinzione ideologica, lo dico perché basta verificare i dati degli anni della giunta Sala e i dati sono quelli che abbiamo detto.

Anche perché il problema vero sono le caldaie a gasolio che tuttora riscaldano molti edifici del Comune, oltre che privati. Mi rendo conto che dire questo non fa figo, però questa è la realtà.

Autore
Panorama

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