Sala rifà le piazze scordandosi degli alberi
- Postato il 30 giugno 2025
- Di Panorama
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Sono green. Molto green. Davvero green. Green, green green e poi ancora green. Sono così green, che si sono dimenticati del verde. Succede a Milano, la città più ecoballista d’Italia, guidata dal sindaco verde arcobaleno Beppe Sala. Una metropoli dove ormai entrare in auto è praticamente impossibile, dove le piste ciclabili sono arrivate dappertutto (tra un po’ temo che le renderanno obbligatorie anche tra il bidet e la vasca da bagno delle abitazioni private), e dove il termine sostenibilità si consuma più delle olive all’ora dell’aperitivo. Ebbene in questa città così votata al verde, purtroppo c’è una cosa che manca: il verde. Perché loro, i guru dell’ambiente, i profeti delle piste ciclabili, i santoni dell’ecopass, nel ridisegnare la città si sono semplicemente dimenticati gli alberi.
A dirlo non è un contestatore, un avversario politico o un giornalista cattivo. Macché: è il comitato tecnico scientifico nominato proprio dalla giunta di Milano. Analizzando le nuove piazze appena rifatte, da San Babila a Cordusio, con l’importante opera di «rigenerazione urbana», i luminari si sono accorti che esse sono state trasformate in «spianate roventi», «isole di calore», luoghi insomma del tutto invivibili. La «mancanza di verde» viene definita dal comitato «un errore strategico», cui si raccomanda di rimediare con «l’inserimento di alberi capaci di fare ombra, ridurre le temperature e migliorare il comfort climatico degli spazi pubblici». E l’unica cosa un po’ strana è che sia necessario mobilitare dei professori universitari riuniti in un comitato tecnico scientifico per dire che per fare ombra ci vogliono degli alberi. Beppe Sala non poteva arrivarci da solo? Forse chissà: è stato frenato dall’idea che qualcosa potesse fargli ombra…
Certo che il sindaco green che si dimentica degli alberi è un bel paradosso. O forse no: è anche più di un paradosso. È la dimostrazione lampante di come il green sia una balla ecologicamente compatibile, un marchietto assai trendy usato per farci digerire ciò che piace alla gente che piace. Pensateci: sono ormai riusciti a far passare l’idea che per difendere l’ambiente dobbiamo sradicare ulivi, vigne, campi di mais e campi e risaie per impiantare pannelli fotovoltaici. E sono riusciti anche a far passare l’idea che per difendere l’ambiente dobbiamo piazzare, sulle nostre colline più belle, dei mammozzoni giganti che prendono il nome di pale eoliche. Figurarsi se non pensano di poterci convincere che Milano può diventare la città più green del mondo dimenticandosi gli alberi.
In fondo è chiaro: pensano che siamo tutti cretini. O, in alternativa, gretini. Sono i profeti del green che ci vogliono costringere ad andare con l’auto elettrica a tutti i costi ma poi loro usano il jet privato anche per andare a prendere il caffè. Come Ursula von der Leyen che l’ha usato per trasferirsi da Bruxelles a Lussemburgo, 180 chilometri, all’incirca Milano-Verona. Sono i profeti del green che vogliono farci mangiare la carne sintetica mentre loro mangiano carne prelibata, tagli scelti e costosissimi riservati a clienti super vip. Come Bill Gates e Mark Zuckerberg che sono diventati produttori di carne di allevamento extralusso. Sono i profeti del green, come Beppe Sala, che vogliono farci credere che Milano è diventata la città più verde d’Italia facendo sparire gli alberi. Abracadabra, sim Sala green. E il gioco è fatto.
Del resto non è l’unica magia di sim Sala green. Ha ricordato un (vero) verde come Carlo Monguzzi che anche lo strombazzato piano Forestami, che prometteva di piantare tre milioni di alberi entro il 2030, si sta dimostrando un «pacco clamoroso»: di alberi ne vengono piantati pochi, tutti in periferia, e spesso non durano molto come è successo a Canegrate dove a gennaio si è scoperto che l’80 per cento degli alberi piantati era già morto per colpa di un «lavoro eseguito in maniera approssimativa». Qualche tempo fa, il sempreverde borgomastro di Milano aveva anche lanciato un’altra iniziativa in pompa magna: l’acqua del sindaco. Quasi un milione di euro per inscatolare l’acqua delle fontanelle e distribuirla nelle case. «Ma che ce ne facciamo di un cartone che contiene la stessa acqua che scende dai nostri rubinetti?», gli fecero notare. Un’altra figuraccia. Sim Sala green rinunciò anche a quella verde impresa. Però non ha rinunciato a essere il sindaco più green d’Italia. Per questo emette proclami, rilascia interviste, inventa nuove iniziative.
Qualche tempo fa qualcuno ha scritto anche che era pronto a lanciare il nuovo partito verde d’Italia per diventarne ovviamente il leader. Occorre però, prima che si butti in avventure simili, che qualcuno gli spieghi che per avere più verde non basta piantare chiacchiere. Bisogna piantare alberi. A meno che Beppe Sala non voglia ricoprire le piazze di Milano con delle piante finte. Che, per altro, essendo finte, sarebbero finalmente alla sua altezza.