Salento, dove andare per una vacanza all’insegna del lusso e dell’autenticità

Il Salento non è solo mare. C’è tutto un entroterra meraviglioso, ricco di storia e di tradizioni da scoprire che consiglio di visitare sicuramente in bassa stagione, quando in spiaggia non si può andare, ma soprattutto in alta stagione, proprio per allontanarsi dalle orde di bagnati che affollano le spiagge. Per chi cerca esperienze esclusive, non tanto per i costi quanto perché poco note, vi suggerisco alcuni luoghi da vedere per conoscere alcuni aspetti unici, originali e, perché no, anche esclusivi, di questo meraviglioso territorio che fa sognare tanti turisti, italiani e sempre più stranieri.

Salento, terra tra i due mari

Il Salento, terra tra due mari, da sempre è vocata all’agricoltura e, in particolare, alla viticoltura. Ed è proprio grazie allo sviluppo del commercio verso Roma che questa regione ha da secoli favorito la viabilità. La direttrice Manduria-Oria-Brindisi divenne un tratto della Via Appia Traiana, percorsa da mercanti ed eserciti. La via del mare portava, invece, alla sponda opposta, da cui partiva la Via Egnazia che giungeva fino a Costantinopoli. Elementi questi dei quali, qualche secolo dopo, avrebbe beneficiato Federico II di Svevia. Il “Puer Apuliae”, così come fu definito l’imperatore del Sacro Romano Impero per la sua predilezione per questa terra, promosse proprio l’agricoltura di questa regione fertile, costruendo numerose fortificazioni, tutt’oggi patrimonio turistico da scoprire.

Oria e il Castello di Federico II

Arroccato su una collina nel bel mezzo del Salento, perfettamente equidistante dal Mar Ionio e dal Mare Adriatico, e da Brindisi e Taranto, Oria è un luogo che merita assolutamente di essere visitato. Fu un discendente di Federico II a innamorarsene e a ordinare la costruzione di una fortificazione sopra una torre normanna. Ancora oggi, il Castello di Federico II o Castello Svevo, con i suoi merli e le sue imponenti torri, domina la città dalla cima del colle del Vaglio. Secondo una leggenda, ci sarebbero dei passaggi sotterranei che arrivano addirittura fino a Brindisi che dista 35 chilometri. Anche sull’architettura ci sarebbe riflettere: il castello, infatti, ha la forma di un triangolo isoscele e in cima c’è la torre “Dello Sperone”, che è simile alla prua di una nave.

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Il Castello Svevo di Oria

Si visita solo su prenotazione, in quanto il Castello Svevo oggi è di proprietà privata, mentre apre sempre in occasione del corteo storico e del Palio dei rioni di metà agosto, un evento voluto dallo stesso Federico II per allietare gli abitanti del borgo tramandato fino ai giorni nostri. In futuro sono previste maggiori aperture, ma anche la creazione di un museo archeologico, di un bookshop e una caffetteria.

La cittadina di Oria è ricca di storia. Secondo Erodoto, fu fondata da un gruppo di cretesi fuggiti dall’isola nel 1200 a.C. che le diedero il nome di Hyria. Fu un importante avamposto romano proprio per via della vicinanza alla Via Appia, ma fu anche dominata da greci, longobardi e bizantini. Passeggiare tra gli stretti vicoli bianchi del ghetto ebraico, uno dei più antichi d’Europa, che s’avvitano fino su al castello, attraversando deliziose piazzette e sbirciando dentro i cortili, è come fare un salto indietro nel tempo.

Esperienza autentica in masseria

Nell’entroterra del Salento, nell’Agro del territorio di Torre Santa Susanna e di Oria, a metà strada tra il Mar Ionio e il Mar Adriatico, si trova una delle masserie più antiche della zona che risale al 1600, Masseria Altemura, che produce vino e olio extra vergine. Oltre 270 sono gli ettari totali che caratterizzano la tenuta, di cui 130 lavorati a vigneto e 40 a oliveto. Restaurata nel rispetto dell’ambiente e dell’architettura originaria, comprende una cantina moderna, studiata secondo i principi più attuali della bioarchitettura. Di proprietà del Gruppo Zonin 1821, produce vini eccellenti.

La tenuta si trova all’interno del territorio di produzione della DOC Primitivo di Manduria, un terroir tra i più vocati in Italia alla vitivinicoltura di qualità. Oltre al Primitivo, nei vigneti della Masseria Altemura vengono prodotte anche altre varietà autoctone come il Fiano, antico vitigno il cui successo viene fatto risalire ai tempi di Federico II di Svevia, il Negroamaro e l’Aglianico. La posizione geografica della masseria permette alle coltivazioni di beneficiare sia delle correnti dello Ionio sia della salinità tipica dell’Adriatico.

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@SiViaggia - Ilaria Santi
La Masseria Altemura del XVII secolo

Vengono organizzate visite guidate delle vigne e della cantina, spesso accompagnate dal direttore Antonio Cavallo, che si concludono con degustazioni e pairing di prodotti tipici locali, dalle mozzarelle di bufala ai tarallini fatti in casa, ma anche corsi di cucina salentina. Nel calendario degli eventi che si svolgono in masseria ci sono anche reading e star gazing per ammirare le stelle, vista l’assenza di inquinamento luminoso per chilometri. Ma la masseria merita una visita anche solo per la sua rilevanza storica. Di proprietà di Federico II (allora si chiamava La palombara), è appartenuta anche a San Carlo Borromeo. Particolare cura è stata riservata al recupero dei due edifici storicamente significativi per il territorio: la massiccia torre, che sarà trasformata in una residenza di pregio per gli ospiti della tenuta, e una cappella privata con affreschi risalenti al XVI secolo.

Il frantoio ipogeo a Torre Santa Susanna

Anche questo luogo è una vera chicca, nota davvero a pochi e dista soltanto una decina di chilometri dalla masseria. Si tratta dell’unico frantoio ipogeo visitabile. Qui venivano spremute le olive per la produzione dell’olio lampante ovvero quello che serviva per l’illuminazione e non per la cucina, che era una fonte di sostentamento per l’intero Comune di Torre Santa Susanna, in provincia di Brindisi, tanto che veniva per la maggior parte esportato all’estero (i lampioni di Parigi, la prima città al mondo a dotarsi di illuminazione pubblica a olio durante il regno di Luigi XIV nel 1667, erano alimentati con l’olio di Torre Santa Susanna). Fino agli Anni ’50, sottoterra ci vivevano ancora tutto l’anno coloro che si occupavano del frantoio.

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@SiViaggia - Ilaria Santi
Il frantoio ipogeo di Torre Santa Susanna

La zona più antica del frantoio risale addirittura al 1100 e visitare questo luogo aperto solo nel 2000 racconta una pagina importantissima del Salento. Le visite sono gratuite, ma solo su prenotazione e condotte da guide volontarie. Un’esperienza davvero esclusiva. Del frantoio fa parte anche il Museo dell’olio “Molo” nel quale i visitatori possono rivivere il ciclo di produzione dell’olio attraverso un percorso fatto di sale multimediali.

Istituire il museo proprio a Torre Santa Susanna non è stato casuale. Il Comune è da secoli un luogo simbolo della lavorazione dell’oro verde. Nei suoi frantoi, infatti, veniva lavorato oltre il 60% delle olive di tutta la regione. E Torre Santa Susanna divenne famosa sin dal XVI secolo proprio per i suoi frantoi ipogei, costruiti nella roccia, come questo. Se cercate esperienze insolite in una terra già molto sfruttata dal punto di vista turistico, queste lo sono di certo.

Autore
SiViaggia.it

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