Salute mentale, a Milano sono nati “gruppi di ascolto e supporto tra pari” per i giovani: “Togliamo lo stigma alla sofferenza emotiva”
- Postato il 2 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Chi meglio può capire una difficoltà se non chi la sta vivendo in prima persona?”. Da questa domanda prende forma +Pari – Pare, il nuovo progetto del Comune di Milano per il benessere psicologico dei giovani adulti. Niente studio, niente diagnosi. Solo confronto tra coetanei.
Si tratta di gruppi di ascolto e supporto tra pari, totalmente gratuiti e attivi in tre spazi strategici della città: BASE Milano, la Biblioteca di Affori e il CAM di Turro. A promuoverli è il Comune di Milano insieme alla cooperativa Coesa, che da oltre vent’anni lavora sul territorio con servizi educativi, assistenziali e psicologici. Il progetto è pensato per una fascia spesso dimenticata: i giovani adulti tra i 18 e i 35 anni. “Non più adolescenti, ma neppure pienamente dentro al mondo adulto. Quelli che stanno chiudendo l’università. O cercano lavoro. O cercano sé stessi. Per loro spesso non c’è spazio nei servizi sociali, né in quelli clinici”, spiega Elisa Sini Bottelli, psicologa di Cooperativa Coesa. +Pari – Pare vuole colmare proprio quel vuoto.
Ogni gruppo è diviso in moduli tematici. Si può partecipare a uno solo o a tutti. “I primi moduli sono già partiti e sono andati sold out in pochissimi giorni”, racconta Sofia Redaelli di Progetto Itaca. I numeri parlano chiaro: 60 posti disponibili, 60 iscritti. Il bisogno di ascolto è evidente. Il primo modulo ha affrontato il tema delle relazioni: familiari, sentimentali, amicali. “Solitudine è la parola che è emersa più spesso. Non quella da isolamento. Ma quella che si prova anche in mezzo agli altri. In aule universitarie. In uffici. A una festa. Una sensazione diffusa, ma taciuta. Finché qualcuno non ha il coraggio di dirla ad alta voce. E allora gli altri si riconoscono. E si sentono meno soli”, continua Redaelli. I partecipanti non sono pazienti. Sono giovani che condividono fatiche, sogni, paure. E che si confrontano tra pari, in uno spazio sicuro. Con la riservatezza garantita, ma senza l’impostazione di una seduta clinica. “L’obiettivo – spiega Elisa Sini Bottelli – è proprio demedicalizzare la sofferenza emotiva. Togliere lo stigma e dire ‘sto male’ senza sentirsi sbagliati”. Una scelta chiara, che mette al centro il valore dell’esperienza condivisa.
L’ultimo modulo si è concluso a luglio, ma in autunno il progetto riparte. La partecipazione è gratuita e ci si può iscrivere direttamente dalla pagina dedicata sul sito del Comune di Milano. In un momento in cui il disagio psicologico è sempre più diffuso ma spesso invisibile, +Pari – Pare prova a offrire uno spazio concreto di ascolto. Non una soluzione, ma un luogo in cui sentirsi meno soli. E confrontarsi con chi sta vivendo qualcosa di simile.
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