Saluto romano a Genova per Venturini: primi identificati dalla digos, al vaglio i video della scientifica e le targhe delle auto
- Postato il 5 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. La digos di Genova è al lavoro per identificare i 150 militanti di ultradestra che ieri, domenica 4 maggio, ai giardini di Brignole hanno fatto il saluto romano durante la commemorazione di Ugo Venturini. Alcuni di loro, genovesi, sono già noti alla Questura perché fondatori e militanti assidui delle due sedi di estrema destra in città, La Risoluta (Casapound) e La Superba (Lealtà Azione).
Ma il lavoro degli investigatori, guidati dalla dirigente Simona Truppo, è appena cominciato. Al vaglio ci sono i filmati girati dalla polizia scientifica e quelli diffusi dai media. Ma per risalire ai nomi dei partecipanti saranno verificate anche tutte le auto arrivate da fuori Genova le cui targhe sono state annotate per risalire ai proprietari.
Dei 150 partecipanti circa un’ottantina erano genovesi, gli altri sono arrivati da fuori. Dalla Lombardia, in particolare da Milano, dalla Spezia ma anche da Piacenza e Reggio Emilia.

La maggior parte dei partecipanti fa riferimento a Casapound e Lealtà Azione, in numero molto minore a Fronte Veneto Skinheads. Non è certo che tutti e 150 abbiano fatto il saluto romano: alcuni rispondendo ‘presente’ si sarebbero limitati al cosiddetto ‘saluto del legionario’ che consiste nell’appoggiare il pugno al petto.
E, in effetti, fino all’anno scorso nelle commemorazioni genovesi, il saluto romano non veniva fatto. Probabilmente la sentenza dell’anno scorso delle sezione unite della Cassazione, che ha ‘sdoganato’ il saluto fascista a scopo commemorativo, ha dato forza all’estrema destra oppure potrebbe essere stata la componente di militanti arrivata dalle altre città a spingere ad alzare il livello di provocazione.
Dal punto di vista investigativo le indagini procedono e la Digos farà, come avviene anche in altre città, la ‘comunicazione di notizia di reato’ alla Procura per violazione delle leggi Scelba e Mancino. Poi saranno i magistrati a decidere se aprire un fascicolo oppure no.
Alcuni accertamenti sono in corso anche per i partecipanti alla contro-manifestazione (non preventivamente comunicata alla Questura, al contrario della commemorazione dell’ultradestra) organizzata da Genova antifascista che solo poche ore prima (nel pomeriggio del 3 maggio) aveva scoperto grazie a un post della Risoluta della commemorazione per Venturini. Per questo alla contromanifestazione erano presenti solo poche decine di persone. Tra le due fazioni non ci sono stati scontri grazie all’ampio dispositivo di ordine pubblico messo in campo dalla Questura. L’unico ipotetico reato potrebbe essere il danneggiamento della corona al “camerata” Venturini, distrutta dagli antifascisti subito dopo la commemorazione, ma nel caso sarebbe comunque necessaria la querela di parte.
Dongo, Milano, Acca Larentia: in migliaia col braccio teso in Italia
La manifestazione di ieri a Genova è solo l’ultima di molte altre che si susseguono ogni anno soprattutto nel caso di commemorazioni per militanti di estrema destra uccisi che si ripetono uguali a se stesse. Plotoni schierati, teste rasate, giubbotti neri e saluti fascisti. E’ successo a gennaio a Roma per il ricordo della strage di Acca Larentia. Erano milletrecento quest’anno. Sempre a Roma per la commemorazione di un anno fa, la Procura ha chiesto – qualche giorno fa – il rinvio a giudizio di 31 persone, tutte appartenenti a CasaPound. I pm contestano le violazioni delle leggi Scelba e Mancino che sanzionano frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.
Pochi giorni fa a Milano nella manifestazione in ricordo di Sergio Ramelli, studente milanese militante del Fronte della Gioventù, ucciso nel 1975 erano stati in duemila con il braccio teso. Anche in questo caso si procederà con le identificazioni.
Stessa scena il 27 aprile a Dongo in provincia di Como, dove un centinaio di neofascisti hanno risposto al presente con il saluto romano nella commemorazione per Benito Mussolini. A poca distanza la contromanifestazione dell’Anpi, con i due gruppi tenuti separati da cordoni di poliziotti e camionette. Per tutte queste manifestazioni la digos procede alla identificazioni, ma la recente sentenza della Suprema Corte potrebbe renderle vane.
Legge Scelba e legge Mancino: cosa dice la Cassazione
Un anno fa le Sezioni unite della Corte di Cassazione, su ricorso di alcuni imputati che erano stati condannati in appello per aver fatto il saluto romano a Milano nel corso di una commemorazione per Ramelli, hanno depositato una sentenza in cui si afferma il principio secondo il quale “la condotta, tenuta nel corso di una pubblica riunione, consistente nella risposta alla ‘chiamata del presente’ e nel cosiddetto ‘saluto romano’ integra il delitto previsto dall’art. 5 legge 20 giugno 1952, n. 645” (legge Scelba, ndr) “ove, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idonea ad attingere il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista” vietata dalla Costituzione.
Secondo la Cassazione quindi le manifestazioni del pensiero e dell’ideologia fascista in sé non possono essere penalmente punite sulla base della legge Scelba (sarebbero una libera manifestazione del pensiero): sono penalmente rilevanti solo quando possano determinare il pericolo concreto della ricostituzione del partito fascista, da verificarsi con riguardo al momento, all’ambiente e al contesto in cui sono compiute.
L’articolo 5 della legge Scelba dice che “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista” potrà essere punito con la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 516 euro, unitamente alla perdita dei diritti politici e l’interdizione dai pubblici uffici.
Anche legge Mancino (legge 205 del 1993) viene utilizzata spesso dalle procure per pure questo tipo di manifestazioni neofasciste. La legge è nata per recepire quanto inserito nella convenzione di New York a proposito della soppressione di tutte le forme di discriminazione razziale. Nel dettaglio l’articolo 2 vieta, “il compimento di manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Ma la Cassazione dice che anche in questo caso devono essere comprovati “programmi concreti ed attuali di discriminazione razziale o violenza razziale”.