Sampdoria, dal sogno Serie A alla retrocessione in Serie C: quanti errori tra campo e scrivania

  • Postato il 13 maggio 2025
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  • Di Genova24
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Sampdoria in Serie C

Sampdoria in Serie C. L’arrivo al punto più basso della storia blucerchiata, che non aveva mai visto la Serie C, è la storia di una discesa verso gli inferi iniziata guardando alla vetta della Serie A. Un dramma sportivo consumatosi lentamente. E concretizzatasi a piccoli passi ma costantemente, come una marea che sale piano piano ma da cui è impossibile scappare una volta che ci si rende conto. Scelte sbagliate a livello dirigenziale e tecnico, ma anche un gruppo di giocatori che avrebbe potuto e dovuto dare di più. Eppure con quattro allenatori non hanno reso. L’attaccamento alla maglia si crea nel tempo e la rivoluzione estiva con tanti prestiti non ha aiutato di certo.

Una serie di errori ha condotto la Samp nel baratro. I pieni poteri a Pietro Accardi in primis, che sbaglia la scelta degli allenatori, i tempi degli esoneri, alcuni giocatori  (Sekulov,Vulikic, Abiuso), non fa colpi alla Leoni/Pedrola e non prende un centrocampista a gennaio, oltre al caos portieri (la Samp ne ha alternati quattro nel ruolo di titolare). In generale, l’insegnamento, se così si può definire, da trarre da questa stagione è che i giocatori per fare almeno i playoff ci sono sempre stati, ma che senza il resto (gioco, coerenza gestionale e tattica, attaccamento) non si va lontano. E parlando di attaccamento basta vedere che quasi tutti il 30 giugno potrebbero avere la Sampdoria nel cassetto dei ricordi. Esonero di Pirlo dopo sole tre giornate, poi, l’illusione del muscolare Sottil, che dal “giocherà chi ha il sangue agli occhi” post sconfitta di Cosenza è passato da tigre ad agnello con la difesa in conferenza stampa di prestazioni e risultati via via sempre più negativi. Dopodiché arriva l’anestesia di Leonardo Semplici: prestazioni a metà, tanti pareggi e qualche segnale prima e dopo il mercato invernale. Ma l’impressione che fosse tutto un abbaglio si faceva sempre più chiara leggendo settimanalmente la classifica in cui la Serie C si stagliava sempre di più come un’ombra lunga. Dopo la sconfitta contro lo Spezia, Manfredi si gioca l’ultima carta, ma nemmeno Evani e Lombardo con Mancini alle loro spalle riescono a portare in acque sicure un nave che ormai aveva imbarcato troppa acqua. Neanche gli eroi della “bella stagione” salvano dalla grande umiliazione.

Mercato promosso a pieni voti, ma non c’è feeling tra allenatore e direttore

Riavvolgendo il nastro della tragedia sportiva blucerchiata, in estate l’umore era alto. Il mercato dà in dote ad Andrea Pirlo due giocatori del calibro di Coda e Tutino, più una serie di calciatori esperti e con un buon curriculum per la categoria. Nelle prime tre partite, la Sampdoria ottiene un punto. Si vedono i limiti della squadra dell’anno precedente in fase difensiva ma anche sprazzi del gioco cercato dall’allenatore. Pesano molto gli errori dei singoli (Vismara a Salerno e Vieira contro la Reggiana) ma la voglia del plenipotenziario Accardi di firmare anche la scelta dell’allenatore prevale. Via Pirlo, ecco Andrea Sottil.

L’illusione del muscolare Sottil, il derby e il primo esonero in ritardo

Sottil inizia a stento con uno 0 a 0 contro il Bari e con una brutta sconfitta a Cosenza. Sampdoria ultima in classifica ma inizia l’unico momento davvero positivo della stagione. Sembra la svolta,  caratteriale soprattutto. La Samp batte 1 a 0 il Sudtirol. Vince il derby ai rigori contro il Genoa dominando la partita, sembra che arrivi anche il gioco. L’onda del derby dura quattro partite, tre vittorie e poi la sconfitta contro la Juve Stabia. Ecco l’involuzione sintomo probabilmente di un ambiente poco sereno all’interno. Il 5 a 1 contro il Sassuolo è il de profundis della gestione Sottil. Accardi sembra faticare a correggere una sua scelta e dopo la cacciata in fretta e furia di Pirlo ci mette una settimana, sprecando metà della sosta nazionali, a sollevare l’allenatore dall’incarico e chiamare Leonardo Semplici.

Anestesia da pareggi, Kasami saluta e Borini fuori rosa. Neanche il mercato di dicembre svolta

Semplici eredita una squadra senza vittorie da sei partite. L’allenatore toscano allunga a 13 le gare senza i tre punti fino alle vittorie per 1 a 0 in casa contro Cosenza e Modena, quest’ultima l’unica partita giocata bene per 90 minuti dai blucerchiati nella sua gestione. Dopodiché altre sette partite senza vittorie. Il bilancio parla di 16 partite con 2 vittorie, 9 pareggi e 5 sconfitte. Neanche la rivoluzione di gennaio dà impulso alla squadra, che fatica a trovare identità di gioco e a segnare. Nonostante gli arrivi di Niang, Sibilli, Oudin e Abiuso in attacco e al restyling della difesa con gli innesti di Altare, Curto e Beruatto e del portiere Cragno. L’errore grave è stato non essere intervenuti a centrocampo, reparto nevralgico che non ha mai trovato un’identità precisa. Nel frattempo, Borini viene messo fuori rosa, Kasami lascia con una lettera in cui non cità né l’allenatore né il direttore sportivo.

Secondo esonero in ritardo, poi Manfredi prende in mano la situazione: tornano gli ex

La sconfitta per 3 a 0 in casa contro il Frosinone pareva la lampante fine del ciclo Semplici, caratterizzato da un’assenza di gioco offensivo preoccupante. Dopo un lungo colloquio nella pancia dello stadio, Accardi si presenta in conferenza stampa e ancora una volta ritarda l’esonero prolungando la fiducia a mister Semplici. Il lunedì è un rincorrersi di voci che riportavano Manfredi intenzionato a ribaltare la decisione del direttore. Iachini, Andreazzoli, il ritorno di Pirlo tra le opzioni circolate. Una settimana dopo la sconfitta contro lo Spezia spinge Manfredi a esonerare l’allenatore e il direttore sportivo. Il 7 aprile è una giornata frenetica con le notizie che si susseguono senza sosta. Torna davvero Roberto Mancini? Arrivano i suoi uomini: Alberico Evani e Attilio Lombardo, torna il figlio Andrea Mancini come direttore sportivo. Con le spalle al muro e con pochi allenatori che avrebbero preso in carico un’impresa con tutto da perdere, Manfredi si gioca la carta dei grandi ex per riaccendere entusiasmo e voglia di lottare nei giocatori. Viene reintegrato anche Borini.

L’entusiasmo sbatte sul marmo

Inizia bene l’avventura di Evani, che in un Ferraris gremito, con un’aria di festa incurante della classifica, supera grazie a Sibilli per 1 a 0 il Cittadella. Ma i segnali positivi durano pochissimo con la sconfitta di Carrara maturata al termine di una prestazione molle, come se la squadra non si rendesse conto, nemmeno agli sgoccioli del campionato, del chiaro rischio retrocessione. I pareggi contro la Cremonese e il Catanzaro raddrizzano la nave, ma non abbastanza. La vittoria contro la Salernitana, trascinata da 30 mila persone al Ferraris, è lo scatto d’orgoglio per non affondare davanti al proprio pubblico. Ma smaltito l’entusiasmo di una grande prova d’orgoglio più che di gioco durano il tempo di rendersi conto dei molteplici incastri di classifica in caso di non vittoria contro la Juve Stabia. Sampdoria quindi a Castellammare con l’obbligo di vincere ancora. La cosa che è riuscita solo otto volte in stagione ai blucerchiati. Una partita sporca e con pochi sussulti. L’errore di Niang all’82’ che da due passi piazza il pallone invece di scaraventarlo in porta spiega bene la stagione blucerchiata che si chiude con la prima storica retrocessione in Serie C.

Autore
Genova24

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