San Siro, via libera ai lavori entro il 28 febbraio 2027 oppure salterà tutto

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Di Panorama
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C’è una data limite entro cui devono partire i lavori per il nuovo San Siro, pena lo scioglimento del contratto e il ritorno al punto di partenza. Per sempre. La data segnata nei documenti che accompagnano la delibera con cui la Giunta di Milano ha dato il via libera alla cessione dell’attuale Meazza è quella del 28 febbraio 2027. In caso contrario il contratto che lega Palazzo Marino a Milan e Inter potrà essere sciolto e ci sarà spazio solo per determinare di chi siano le responsabilità per stabilire costi, penali ed eventuale restituzione di quanto speso fino a quel momento.

Una garanzia che i due club e il Comune si sono presi dentro una vicenda iniziata nel 2019 e sviluppatasi in maniera per nulla lineare tra burocrazia, politica e questioni amministrative. Fino all’accelerazione in vista dell’operatività del vincolo della Soprintendenza sul secondo anello nel novembre 2025, altra data limite condizionante per tutta l’operazione.

Nuovo San Siro, cosa succede se non partono i lavori entro il febbraio 2027

Non dovesse essere rispettata la scadenza del 28 febbraio 2027 per l’avvio dei lavori per il nuovo San Siro, cosa succederebbe? Ci sono due ipotesi, legate alla ricerca della responsabilità per l’eventuale mancata posa della prima pietra. La prima porta a cause non imputabili a Milan e Inter. In questo caso i due club, attraverso la società veicolo creata ad hoc per l’acquisto del Meazza e dell’area di San Siro, avranno diritto diritto alla restituzione degli importi versati fino a quel giorno con un massimo di 20 milioni di euro, restituiranno lo stadio e le aree limitrofe al Comune, ma non avranno alcuna pendenza per l’utilizzo dello Stadio Meazza per i primi due anni successivi della convenzione per l’uso.

Se, invece, dalla parte del torto fossero proprio Milan e Inter il quadro cambierebbe: otterrebbero il rimborso del corrispettivo versato, scontato di quanto avrebbero dovuto corrispondere al Comune per l’utilizzo del Meazza, senza però mantenere il diritto ad alcun rimborso spese. E’ prevista anche una penale in favore del Comune da 20 milioni di euro.

San Siro, tutti i passi prima dell’avvio dei cantieri del nuovo stadio

Il passaggio in Giunta e quello successivo nelle commissioni e poi in Consiglio comunale non chiudono l’iter burocratico e amministrativo per la costruzione del nuovo stadio e la conseguente demolizione e rifunzionalizzazione di San Siro. Ci sono altri step con un cronoprogramma serrato da rispettare, anche perché l’out out della Uefa sulla possibile esclusione di Milano dagli Europei del 2032 obbliga a completare i lavori del futuro impianto entro il 2031. Non un minuto dopo.

Ecco, dunque, quali sono i passaggi su cui Milan e Inter si sono cautelati insieme al Comune di Milano ponendo la data del 28 febbraio 2027 come limite per l’avvio dei lavori: step in cui tutte le parti dovranno presentarsi in linea con la documentazione necessaria:

  • approvazione da parte del Comune di Milano della convenzione quadro e della convenzione attuativa per lo sviluppo dell’area di San Siro;
  • approvazione del progetto definitivo di costruzione del nuovo stadio all’interno della GFU San Siro, compresa la parziale conservazione dell’attuale Meazza e la ricollocazione del tunnel Patroclo;
  • il decorso del termine di 120 giorni dall’ultimo giorno di pubblicazione sull’albo pretorio del Comune di Milano della deliberazione che approva la convenzione quadro e il progetto di cui rispettivamente alle precedenti lettere (a) e (b) senza che siano stati promossi ricorsi avverso tale deliberazione e/o i documenti con essa approvati;
  • la circostanza che non sussistano fatti o eventi che possano pregiudicare la realizzabilità del progetto fra i quali: l’imposizione da parte della Soprintendenza o di qualsiasi altra Autorità di un parere, ordine, vincolo, limitazione o simili che impediscano la parziale conservazione dello Stadio Meazza e/o modifiche al PGT che possano incidere sul DOCFAP con un aggravio economico pari o superiore a 5 milioni di euro; la sussistenza di eventuali contenziosi, anche sollevati antecedentemente alla vendita, non risolti in via definitiva alla scadenza del termine della condizione.
Autore
Panorama

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